di
Stefano Olivari

Da martedì sera, per la sfida con il Real Madrid, e per quindici partite, l’Allianz Cloud ospiterà le gare dell’Olimpia: lo spostamento dal Forum per fare spazio ai Giochi. Il Palalido non fu il primo campo dell’Olimpia, ma la sua prima casa dopo gli inizi pionieristici

Palalido vuole dire casa, per tanti milanesi e anche per i tifosi dell’Olimpia che martedì sera ci torneranno per inaugurare con il Real Madrid i tre mesi di emigrazione forzata causa Olimpiadi, 15 partite in totale. La squadra di Peppe Poeta si presenta a questo appuntamento di Eurolega dopo un trittico perfetto al Forum contro Trieste, Panathinaikos e Virtus Bologna, ma al di là dei risultati il protagonista nell’odierno Allianz Cloud sarà quello che per tutti è rimasto il Palalido.

Casa della pallacanestro milanese da giovedì 8 dicembre 1960, quando alle 16 si giocò All’Onestà-Sant’Albino Monza, per la Serie B, antipasto del partitone di A fra il Simmenthal e l’Ignis: nell’occasione vinsero i varesini trascinati da Guido Carlo Gatti, futuro idolo lì in maglia All’Onestà, ma l’Olimpia avrebbe avuto tante altre occasioni per scrivere la storia in piazza Stuparich. In tante sfide con la Virtus, con Cantù, con Varese e anche la All’Onestà, cioè la Pallacanestro Milano poi negli Settanta targata Mobilquattro e Xerox, condividendo il palazzetto. Il Palalido non fu il primo campo dell’Olimpia, ma fu la sua prima casa dopo gli inizi pionieristici (si giocava all’aperto, come tutti) in via Costanza, il dispersivo Palazzo della Fiera in piazza VI Febbraio, cioè il Palazzo delle Scintille, e varie soluzioni provvisorie. 



















































Dal 1960 fino a metà degli anni Settanta, con la costruzione del Palazzone di San Siro, sarebbe rimasta anche l’unica, con sei degli scudetti dell’era di Cesare Rubini vinti lì. Dopo qualche anno di coesistenza, giocando a San Siro soltanto le partite più importanti, il trasferimento che si pensava definitivo ma che definitivo non fu. Perché la nevicata del 1985, o per meglio dire l’incompetenza con cui si cercò di togliere la neve dal tetto, scrisse la fine di quell’impianto e impose alla Simac di Dan Peterson il ritorno al Palalido, con i playoff giocati in un tendone a Lampugnano, a poche centinaia di metri da dove l’anno dopo sarebbe sorto il Palatrussardi. E così una delle più grandi squadre italiane di sempre (prima stagione di D’Antoni italianizzato, Joe Barry Carroll, Meneghin, Schoene, Premier, eccetera) si trovò di fatto senza un campo. Nella stagione seguente, in attesa del Palatrussardi, la scelta fu di puntare soltanto sul caro vecchio Palalido. 

Lì l’Olimpia sempre sponsorizzata Simac festeggiò il suo ventiduesimo scudetto, il settimo e ultimo al Palalido, dopo «gara3» contro la Caserta allenata da Boscia Tanjevic, che aveva in campo Nando Gentile e Oscar. Carroll era tornato nella NBA e al suo posto c’era tutt’altro tipo di giocatore, Cedric Henderson, ma lo spirito di quella squadra era rimasto nell’aria e nel cuore: il Palalido può raccontare le notti contro il Cibona di Drazen Petrovic e lo Zalgiris di Sabonis, in un ambiente caldissimo in cui la capienza ufficiale di 4.000 (oggi è 5.200) non raccontava di quanti spettatori ci fossero davvero. La stagione successiva il trasferimento al Patrussardi, poi dal 1990 il Forum, con ritorni al Palalido sporadici e forse anche per questo rimasti nella memoria. Come dimenticare il canestro della vittoria di Katelynas nei playoff contro Teramo, nel 2009? Poeta se lo ricorda di sicuro, visto che era in campo insieme a Moss e Cerella nella Teramo allenata da Capobianco. Poi ancora qualche anno di allenamenti nella mitica Secondaria, prima del trasloco definitivo al Forum nel 2016. Senza romanticismi si potrebbe dire che l’Allianz Cloud sia inadeguato per il pubblico dell’Olimpia di oggi, quasi il doppio della sua capienza, ma saranno comunque tre mesi bellissimi.


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16 dicembre 2025 ( modifica il 16 dicembre 2025 | 11:40)