Quando si parla di longevità, spesso si pensa a un patrimonio genetico favorevole, a una sorta di lotteria biologica che decide in anticipo quanto e come vivremo. La scienza, però, ci racconta una storia molto diversa: il nostro DNA non è un destino immutabile. “Solo il 20 percento del nostro stato di salute è determinato dalla genetica”, spiega Laura Di Renzo, direttrice della Sezione di Scienza dell’Alimentazione, Nutrizione Clinica e Farmaco, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. «Il restante 80% dipende dalle scelte che compiamo ogni giorno: cosa mangiamo, quanto ci muoviamo, come viviamo e in quale ambiente siamo immersi». L’alimentazione rappresenta uno degli strumenti più potenti: influenza i processi infiammatori, il metabolismo e persino l’espressione dei nostri geni.
I RISCHI «Oggi sappiamo che molte delle principali patologie cronico-degenerative non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2, l’obesità, alcuni tumori e diverse patologie neurodegenerative, hanno una base infiammatoria e sono definite multifattoriali. Avere, quindi, una storia familiare di rischio cardiovascolare o metabolico non equivale a una condanna: attraverso un’alimentazione consapevole e un’adeguata attività fisica è possibile ridurre quel rischio», spiega la professoressa. «Alcuni cibi possono spegnere alcuni meccanismi genetici, contribuendo alla prevenzione di molte malattie».
Altri, invece, sono un po’ più predisponenti verso malattie serie. «Si parte da un eccesso di zuccheri raffinati, perché aumentano i processi infiammatori. Così come l’eccessivo consumo di cibi ultra-processati. Altri dati inquietanti arrivano dalle bevande piene di zuccheri. Così nascono i focolai infiammatori». Il cibo, invece, può aiutarci a fare corretta prevenzione, addirittura sostenere l’organismo nella cura. «La colazione, il più possibile naturale e con frutta fresca, non va mai saltata. Iniziare sempre i pasti principali con un’abbondanza di verdure fresche o cotte, ricche di fibre: si riduce l’assorbimento di grassi e zuccheri delle altre pietanze. Invertire, quindi, l’ordine dei piatti, portando in tavola la verdura come prima portata, fa la differenza. Non solo: aumenta il senso di sazietà e si mangia meno. Dovremmo consumare la maggior parte della razione calorica durante le ore di sole e andare a letto senza una cena troppo pesante. Questo aiuta non solo i processi digestivi, ma anche la capacità metabolica dell’organismo”, dice la professoressa. La dieta mediterranea vince sempre sulla salute. «Legumi, cereali, vegetali crudi e cotti sono veri alleati del benessere. Tra gli alimenti di origine animale prediligiamo il pesce, consumiamo con moderazione la carne, soprattutto quella rossa». LA DEPURAZIONE Esiste il termine superfood? «No, però ci sono alimenti che possiamo considerare tali. Le verdure amare e spontanee favoriscono la depurazione dell’organismo. Sì all’olio extravergine di oliva. Non far mancare tre volte a settimana una porzione di 200-300 grammi di broccoli e cavoli: sono potenti antitumorali. Mai bolliti, vanno cotti direttamente in padella o consumati crudi». Un altro consiglio in cucina? «Riscopriamo il soffritto, preparato con olio evo senza farlo bruciare. L’olio è una matrice grassa che estrae bene antiossidanti, molecole e vitamine come la A e la E, più resistenti alle temperature. Aiuta a liberare i principi attivi dall’aglio schiacciato, dalla cipolla a fettine sottili, dalla carota a dadini e dalle erbe aromatiche. Puntiamo poi sui cibi di colore rosso o blu: mirtilli, bacche, melanzane (mai sbucciarla): contengono preziosi antiossidanti. Sì alle cicorie, ai carciofi e ancora al pomodoro: questo va consumato anche cotto, ma con la buccia perché contiene licopene, importante antitumorale. Infine, la moderazione vince sempre», conclude Laura Di Renzo.
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