di
Luigi Ferrarella

Oggi responsabile della Sicurezza, dal 2016 al 2021 era invece alla guida del settore Mobilità. Assolti anche i tecnici di Palazzo Marino, patteggiamento e processo per i due autisti

Marco Granelli, oggi assessore alla Sicurezza e alle Opere Pubbliche del Comune di Milano nella giunta del sindaco Beppe Sala e responsabile invece della Mobilità tra il 2016 e il 2021, è stato assolto dal giudice dell’udienza preliminare Alberto Carboni «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di «concorso nell’omicidio colposo» di due cicliste di 39 anni investite da automezzi che stavano svoltando all’incrocio di piste ciclabili: Cristina Scozia, travolta da una betoniera il 20 aprile 2023 tra via Francesco Sforza e corso di Porta Vittoria all’angolo con la biblioteca Sormani (sentenza in rito abbreviato), e Francesca Veronica D’Incà, schiacciata da un camion il 23 giugno 2023 in piazza Francesco Durante tra piazzale Loreto e via Andrea Doria (proscioglimento in udienza preliminare).

Il giudice ha assolto anche i due coimputati tecnici comunali, il direttore dell’area pianificazione e programmazione mobilità Stefano Fabrizio Riazzola (da entrambi gli incidenti) e il capo della direzione mobilità e trasporti Carlo Nicola Casati (da quello di via Sforza). Ha patteggiato 2 anni Carlo Nicola Francesco Citterio, l’autotrasportatore dell’incidente di via Sforza, mentre l’autista dell’altro incidente, Jury Morganti, è stato rinviato a giudizio.



















































L’accusa

I pm Mauro Clerici e Barbara Benzi, che con il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano durante le indagini avevano acquisito in Comune tutta la posta elettronica dell’assessore (poi esaminata con parole chiave attinenti al tema) per risalire a chi e con quale successione tempistica avesse fatto mettere i vari segnali e cartelli, in udienza avevano chiesto rispettivamente 16 mesi e 12 mesi di condanna, contestando a Granelli non tanto l’istituzione in sé delle corsie ciclabili «leggere» in via Francesco Sforza, quanto la segnaletica «contraddittoria, atta a creare confusione negli utenti della strada e a incrementare il pericolo di collisioni tra veicoli a motore e biciclette». L’accusa argomentava l’effettiva violazione di regole cautelari nell’istituzione della pista ciclabile, il nesso di causa tra queste violazioni e l’incidente mortale, e la rimproverabilità non solo ai tecnici comunali ma anche al politico Granelli che, senza che fosse necessario, il 4 settembre 2020 aveva comunque firmato la delibera preparata dai suoi uffici sulla sperimentazione della pista ciclabile.

La difesa

Ma per i difensori Franco Rossi Galante, Giovanni Beretta e Andrea Garello già il presupposto era non provato, in quanto «era solo un assioma dell’accusa che l’incidente fosse stato causato (anche) dalla confusione indotta nell’autista dalla segnaletica della pista ciclabile», e «sul punto negli atti non c’era alcunché». Inoltre secondo la difesa c’era una contraddizione nel consulente tecnico del pm: che da un lato «ricordava che l’art. 41 comma 8 del codice della strada prevede che con il semaforo verde i conducenti devono dare sempre la precedenza ai pedoni ed ai ciclisti ai quali sia data contemporaneamente via libera, evidenziando quindi l’esistenza di una precedenza per i ciclisti», ma che dall’altro lato «poi due righe sotto affermava che la realizzazione dei pittogrammi con la figura della bicicletta avrebbe creato confusione, fornendo al ciclista una presunzione di precedenza».

Molto si è dibattuto anche se la realizzazione della pista ciclabile e della relativa segnaletica fosse coerente con il quadro di riferimento europeo, progettata e attuata in modo conforme alla normativa italiana, oltre che conforme alle linee guida sperimentali per lo sviluppo della mobilità ciclabile. Infine, a proposito della condotta commissiva colposa che (legata alle altrui condotte commissive) avrebbe co-determinato la morte della ciclista, la difesa contestava che all’assessore potesse essere addebitata «una sorta di responsabilità onnisciente per il solo ruolo ricoperto», e valorizzava invece «l’efficacia del sistema di deleghe agli uffici tecnici nei quali Granelli avrebbe fatto affidamento legittimamente e senza colpa».

lferrarella@corriere.it


Vai a tutte le notizie di Milano

Iscriviti alla newsletter di Corriere Milano

17 dicembre 2025 ( modifica il 17 dicembre 2025 | 13:15)