di
Mara Rodella

Oscar Maggi è l’addetto ai forni che, la sera di ottobre di 10 anni fa, riattivò i filtri dopo la fumata anomala dell’impianto, momento in cui secondo gli inquirenti Mario Bozzoli è stato gettato nel forno dal nipote Giacomo, il quale sta scontando l’ergastolo dopo la breve latitanza dell’estate 2024.

Assolto per non aver commesso il fatto. Il gup del tribunale di Brescia ha così deciso per Oscar Maggi, 47 anni, operaio della Bozzoli di Marcheno, nel Bresciano, dove l’8 ottobre 2015 svanì nel nulla l’imprenditore Mario Bozzoli, proprietario della fonderia bresciana. Secondo i giudici Bozzoli è stato ucciso dal nipote Giacomo, già condannato all’ergastolo in via definitiva. Oscar Maggi era accusato di concorso in omicidio: è l’addetto ai forni che, la sera di ottobre di 10 anni fa, riattivò i filtri dopo la fumata anomala dell’impianto, momento in cui secondo gli inquirenti Mario Bozzoli è stato gettato nel forno.

Per Maggi la pm Benedetta Callea aveva chiesto la condanna a trent’anni mentre la difesa aveva invocato l’assoluzione sostenendo che, al momento dell’omicidio di Mario Bozzoli, Oscar Maggi, non fosse presente nella
zona dei forni
. L’imputato, assolto, oggi non era presente in aula. 



















































La ricostruzione del ruolo di Maggi per gli inquirenti

Mario Bozzoli è stato ucciso «per odio» in azienda «dal nipote Giacomo con la complicità dei due operai addetti al forno Giuseppe Ghirardini e Oscar Maggi, grazie alla connivenza di Aboyage Akwasi e del fratello Alex», scrisse la Corte d’assise nelle motivazioni di primo grado. Ghirardini fu ritrovato suicida il 18 ottobre di quell’anno in Valcamonica. Ma era lì, vicino al forno dove il corpo di Mario, per le sentenze, è stato gettato, e in quel range temporale. Insieme a Maggi, anche quando alle 19.18 si verificò la «fumata anomala» del forno grande, «che disvela la modalità nella parte finale dell’uccisione»: fu proprio lui a sbloccare l’impianto di areazione. E se la Cassazione descrisse Giacomo come «mandante e istigatore della condotta» di Ghirardini — «quantomeno» per la distruzione del corpo — anche Maggi fu definito «un esecutore» del delitto, nonostante «non vi sia evidenza probatoria di un previo accordo criminoso tra Giacomo e Oscar».

Agli atti (e nelle motivazioni) anche un’intercettazione pesante: il 15 ottobre 2015 Maggi parlava con il collega «Abu»: «Se Beppe (Ghirardini, ndr) racconta qualcosa di sbagliato incolpano noi, siamo rovinati, siamo tutti rovinati eh». Oggi, però, Maggi è stato assolto per non aver commesso il fatto.


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17 dicembre 2025