Inoltre, “è concreto il pericolo di sovrapposizione tra i due ruoli, a danno innanzitutto dei condòmini” e, va avanti la nota, la salita delle spese concerne pure l’ipotesi di obbligo di laurea per gli amministratori. “Un amministratore laureato avrà ragione di proporre compensi più elevati”, ha aggiunto Bica, “soprattutto perché, anche nell’ipotesi di una fase transitoria, i professionisti laureati saranno in numero minore rispetto alla maggioranza e questo, per la legge della domanda e dell’offerta, farà lievitare i costi delle loro prestazioni“. Accanto al tema finanziario, era stato precisato, “ne emerge poi un altro che si lega al mondo dei geometri e ragionieri, professioni ordinistiche che, da sempre, hanno nel condominio un fondamentale sbocco lavorativo in virtù del loro specifico programma di studi. Come si concilia il loro percorso con l’obbligo di laurea?”, si è chiesta l’Anammi.

 

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