di
Alberto Pinna

Valerio Saba, 28 anni, si è ucciso nel 2023: il prossimo gennaio inizierà il processo per chi ha diffuso la falsa notizia

CAGLIARI – «Cercate quel pedofilo e scaraventatelo in galera». Valerio Saba, tempestato di insulti sui social da una ventina di compaesani, non era un pedofilo e non aveva molestato nessun bambino

Ma non ha retto alla gogna mediatica e, a 28 anni, qualche giorno dopo si è impiccato, lasciando alla mamma un biglietto con poche parole: «Scusami, ti voglio un mondo di bene». 



















































Valerio si è ucciso nel gennaio 2023 e proprio il prossimo 22 gennaio, tre anni dopo, quattro fra i tanti che avevano alimentato i sospetti e il processo sommario sui social andranno a giudizio, imputati di diffamazione e morte come conseguenza di altro delitto.

L’allarme e le accuse

Tutto ha inizio a Guspini – 11 mila abitanti, Medio Campidano – quando un ragazzino confida in famiglia di essere stato avvicinato da un individuo e indica un’auto. Il padre va dai carabinieri per fare denuncia. 

In quel momento in caserma non trova nessuno che possa redigerla e, forse per mettere in guardia amici e conoscenti, lancia l’allarme sul sito internet della comunità. 

In poco tempo sulla chat «Sei di Guspini…» si scatena la caccia al (presunto) pedofilo. Al bimbo, 7 anni, si aggiunge una ragazzina di 11: «Quell’uomo si è denudato». Non si fanno nomi, ma si individua un’automobile, poi un’altra, con tanto di tipo e colore. 

Di quelle auto a Guspini ce ne sono soltanto due e una è di Valerio Saba. Che viene presto travolto da invettive e minacce, anche di morte. Valerio viene a sapere da un amico di essere sospettato. Annichilito, non regge. Scrive brevi messaggi su WhatsApp, la mamma e la sorella intuiscono che potrebbe essere travolto dalla disperazione e chiedono ai carabinieri di attivarsi per rintracciarlo. «Che si ammazzi», una delle ingiurie sul sito. 

Valerio l’ha fatto, alla periferia del paese. Anche se sapeva di essere innocente.

Il processo a gennaio

«Nelle ore in cui i bambini dicevano di essere stati avvicinati dal pedofilo», afferma la sorella Vanessa, «Valerio neanche era a Guspini, era altrove, lontano, come hanno attestato le tracce sul gps dell’auto»

Un giovane tranquillo, lavorava come impiegato al mercato ortofrutta, mai un’ombra su di lui; i carabinieri non hanno neanche avviato un’indagine. «Eppure il percorso per riabilitarlo non è stato semplice», dice l’avvocato Enrico De Toni, che con la collega Carmen Deiana assiste la famiglia. «Le nostre querele per diffamazione sono state dapprima archiviate e infine il gip ha disposto l’imputazione coatta per quattro dei dodici individuati». 

Il processo ai «killer da tastiera» si farà fra un mese. «Nessuno potrà ridarci Valerio», vuol precisare mamma Rita, «ma voglio che con una sentenza sia riconosciuto e cancellato tutto ciò che di male gli è stato fatto».

17 dicembre 2025 ( modifica il 17 dicembre 2025 | 17:26)