di
Mario Sensini
La premier: non ci sarà retroattività. Qualsiasi modifica che dovesse intervenire varrà solo per il futuro. Il nodo dei conti pubblici a medio termine
Il giorno dopo l’emendamento del governo alla manovra di bilancio, con la quale sono saltati fuori nuovi fondi per le imprese, scoppia la tempesta nella maggioranza per la nuova stretta sulle pensioni inserita nello stesso pacchetto di proposte. La Lega di Matteo Salvini, che contro la legge Fornero ha da sempre fatto una battaglia, ha subito presentato un emendamento soppressivo alla norma che inasprisce il regime varato dal governo di Mario Monti. Anche Fratelli d’Italia ha parlato di una scelta fatta per «eccesso di zelo» dai tecnici del Ministero dell’Economia.
È dovuta intervenire la premier, Giorgia Meloni, in serata, per correggere il tiro. «Un chiarimento importante che voglio dare. Nessuno che ha riscattato la laurea vedrà cambiata l’attuale situazione, qualsiasi modifica che dovesse intervenire varrà solo per il futuro. L’emendamento in questo senso dovrà essere corretto» ha detto in Aula al Senato, nel corso del dibattito sul prossimo Consiglio Europeo. È evidente, dunque, che un mezzo corto circuito nel governo ci sia stato.
Lega e FdI contrarie
Giancarlo Giorgetti, titolare dei conti pubblici, difende la struttura tecnica del ministero, a cominciare dalla Ragioneria Generale dello Stato finita sotto gli strali di Claudio Borghi e Guido Liris, che per Lega e Forza Italia, come relatori, guidano i lavori in Senato sulla Legge di Bilancio, sulla quale solo ieri, con grandissimo ritardo, sono iniziate le votazioni. La stretta sulle pensioni, che porta un gettito di 2 miliardi, ma solo a partire dal 2031, dunque ben oltre l’orizzonte della Legge di Bilancio triennale (che copre il periodo ‘26-’28), ha destato moltissime proteste tra i sindacati, l’opposizione e anche grandi perplessità nella stessa maggioranza, vista la sensibilità politica sul tema. La Lega, soprattutto, aveva già mal digerito l’aumento dell’età pensionabile, di un mese dal ‘28 e altri due dal ‘29.
L’equilibrio dei conti
La verità è che qualche problema sul profilo a medio termine dei conti pubblici c’è. Non è noto di quale dimensione, e quale sia la ragione, ma al Ministero dell’Economia sono consapevoli che sarebbe opportuno blindare il profilo della spesa pubblica nell’ultimo periodo del Piano Strutturale di Bilancio, che copre un arco di sette anni e delinea un percorso immodificabile della spesa primaria netta. Scrupolo giustificato anche dal fatto che l’Italia è ancora formalmente in procedura di infrazione per il deficit eccessivo, dalla quale chiede di uscire con la verifica dei conti ‘25, che dovrebbero vedere il deficit sotto il 3% del prodotto interno lordo. Già altre misure previste nel maxiemendamento del governo alla manovra, per giunta, portavano coperture oltre il ‘28, come la ritenuta d’acconto dell’1% sulle fatture tra le imprese (1,3 miliardi).
La retroattività
La scelta di agire sulle pensioni, però, non sarebbe stata esclusivamente tecnica. Le varie opzioni di intervento, frutto di un confronto nella maggioranza, erano già sul tavolo da tempo. Ora ci sarà da rimettere mano al pacchetto, per evitare almeno la retroattività dello stop al riscatto della laurea breve, come ha garantito la Meloni in Parlamento, ma il problema dei conti resta.
«Nessuno si fascia la testa», ripete Giorgetti, ma qualche pezza bisognerà mettercela, anche se la stretta sulle finestre, che porta il grosso del gettito, è destinata a rimanere. L’emendamento però dovrà essere corretto bisognerà trovare altre coperture, e il percorso della manovra si allunga e si complica.
Manovra in stallo
«Le regole europee non sono più stringenti di quelle precedenti e la ragione per la quale abbiamo fatto una legge di Bilancio seria è che siamo persone serie» spiega Meloni in Senato, aggiungendo che «l’Italia ha ampiamente pagato in termini reputazionali, e non solo, le allegre politiche che sono state portate avanti negli anni passati». Le opposizioni attaccano a testa bassa. «Mai visto uno simile spregio del Parlamento. Siamo al 17 dicembre e ancora in prima lettura in Commissione» attacca Matteo Renzi.
«Giorgia Meloni ha annunciato che l’emendamento del governo sulle pensioni cambierà: è l’ennesima, vergognosa conferma che questo governo è diviso, nel caos», incalza Francesco Boccia, presidente dei senatori Pd. «Se siete così uniti, perché ci fate votare la manovra a 24 ore dall’esercizio provvisorio?» chiede Elly Schlein. Anche i sindacati sono arrabbiati, compresa la Cisl che definisce la stretta sulle pensioni incomprensibile. Sorride invece la Confindustria, che con il maxi emendamento ha visto rifinanziate la Zes, Transizione 4.0 e l’iper-ammortamento per tre anni. Per il presidente
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17 dicembre 2025 ( modifica il 17 dicembre 2025 | 21:53)
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