di
Luca Gasperoni
Testo unico sul turismo, respinto il ricorso del governo. Giani e Funaro: ora i Comuni possono mettere divieti
«La Consulta ha ritenuto che gli articoli 42-45 (cuore della legge, ndr) determinino un’ingerenza nelle libere scelte dei proprietari ma che essa sia giustificata in quanto volta a perseguire una funzione sociale in modo proporzionato, in particolare la finalità di limitare la proliferazione delle strutture ricettive extra-alberghiere e gli effetti negativi dell’overtourism».
A un anno esatto dall’entrata in vigore del testo unico del turismo della Toscana la Corte Costituzionale con queste motivazioni rigetta l’impugnazione del Governo e respinge tutte le questioni di legittimità costituzionale.
Le reazioni politiche
«Una grande vittoria. La legge punta sulla semplificazione delle procedure, sulla valorizzazione delle comunità locali e sulla promozione di un modello di turismo sostenibile e accessibile. La Consulta ne conferma la legittimità e rafforza il principio dell’autonomia regionale in un settore così importante», esulta il governatore Eugenio Giani, che incassa quest’anno la terza sentenza favorevole (dopo fine vita e salario minimo) della Consulta rispetto al Governo.
Sorride anche Palazzo Vecchio che proprio sulla scorta delle novità introdotte dalla norma toscana ha varato nei mesi scorsi un regolamento per limitare gli affitti turistici in città. «Siamo sulla strada giusta, questa legge deve diventare un esempio a livello nazionale. Il diritto dei Comuni di introdurre limiti specifici in aree ad alta densità turistica è un importante strumento», sottolinea la sindaca Sara Funaro.
«Sentenza che riafferma il primato delle regole e l’equilibrio tra i poteri. Meloni prenda atto che ha fallito e approvi una legge per regolare gli affitti brevi», interviene la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Esultano l’M5S e Iv, non la ministra Santanché: «Lascia sconcertati il passaggio della Consulta in cui si sostiene che la regolamentazione delle locazioni turistiche sia regionale perché rientra tra le materie del turismo e del governo del territorio».
La sentenza
Le contestazioni dell’esecutivo Meloni sono state ritenute dai giudici tutte infondate: salvi l’aumento della capacità ricettiva degli alberghi, il numero massimo delle camere che può avere un b&b o un affittacamere e il regime transitorio fino al 1 luglio 2026.
Riguardo invece l’art. 41 comma 3 che consente l’attività ricettiva extra-alberghiera solo in unità immobiliari aventi, ai fini urbanistici, destinazione d’uso turistico-ricettiva, escludendo quelle a destinazione residenziale: «Se un immobile è utilizzato in modo stabile ed organizzato come struttura ricettiva extra-alberghiera questa previsione non può essere considerata irragionevole».
Allo stesso modo vengono respinte le contestazioni sull’art. 59 che stabilisce che i Comuni ad alta densità turistica e i capoluoghi di provincia «possono, con proprio regolamento, individuare zone o aree in cui definire criteri e limiti specifici per lo svolgimento, per finalità turistiche, delle attività di locazione breve».
Cosa dicono i gestori
Per Cgil, Federconsumatori e Sunia «si sancisce un principio fondamentale: Regioni e Comuni possono e devono legiferare sul tema, superando un vuoto normativo che ha favorito pochi interessi privati e non l’interesse collettivo».
Un invito rilanciato da Pietro Pierri dell’Unione inquilini della Toscana: «Ora i Comuni non hanno più alibi: si approvino subito i regolamenti per tutelare i residenti e riportare equilibrio nel mercato immobiliare». Soddisfazione anche da parte di Federalberghi Toscana. Secondo Massimo Torelli del comitato Salviamo Firenze «la Costituzione piomba su Nardella e chi agevola, chi non vede e chi non controlla. La proprietà privata non è un valore assoluto ma deve avere una funzione sociale».
Per i gestori degli airbnb a vincere sarebbe stato il partito degli hotel. A dirlo è Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia e ceo di Apartments Florence: «La sentenza della Consulta avrà un effetto slavina le per imprese e i lavoratori degli affitti brevi. Immagino che la potente lobby degli albergatori stia festeggiando. La decisione della Corte Costituzionale di bocciare il ricorso del Governo contro il nuovo Testo unico del Turismo della Toscana consolida un impianto normativo che penalizza di fatto le forme di ricettività non tradizionali».
Fagnoni fa notare che il giudizio della Corte non riguarda il merito, ma solo la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni. Inoltre ricorda che la Consulta «riconosce che le norme toscane sono un’ingerenza nelle libere scelte dei proprietari, ritenendola però giustificata». Insomma, il property manager ammette la sconfitta, ma rivendica che almeno sarebbe stata riconosciuta dai giudici la forzatura compiuta dal Testo unico della Regione nei confronti della proprietà privata, nel momento in cui ha autorizzato i sindaci delle città turistiche a mettere limiti agli airbnb.
Inoltre, se altre Regioni dovessero seguire questa strada, paventa Fagnoni, «ci sarà un impatto molto pesante sull’organizzazione delle imprese, sull’occupazione e sulla tenuta di un comparto che ha garantito investimenti e lavoro diffusi sui territori. Un effetto slavina sull’intero settore».
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17 dicembre 2025 ( modifica il 17 dicembre 2025 | 14:59)
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