Ormai lo leggiamo tutti i giorni: gli stipendi in Italia sono fermi da decenni. L’ultima a ricordarlo è stata l’Eurostat, che ha certificato: negli ultimi 20 anni, dal 2004 al 2024, il reddito reale delle famiglie è sceso del 4%. Insieme alla Grecia (-5%), il nostro Paese è l’unico nell’Unione europea a riportare il segno “meno”.
Sarà per questo che la Penisola è anche fanalino di coda dell’auto elettrica (tecnologia dal prezzo d’acquisto superiore alle controparti a benzina)? Nì. Come dimostrano Unrae e Luiss Business School, il problema non è solo economico.
Anomalia italiana
Confrontando le quote di mercato Bev (Battery electric vehicle) di gennaio-ottobre 2025 con il Pil pro capite a parità di potere d’acquisto (Ppa) del 2024, l’associazione del costruttori esteri scopre quella che chiama una “anomalia”: l’Italia è ultima per penetrazione di vetture elettriche anche con Ppa superiore ad altre regioni del continente.
Prendiamo ad esempio la già citata Grecia: ad Atene e dintorni, il market share dei Bev si attesta al 5,7%, con un Ppa pari a 70 punti. Ecco, il nostro Paese registra percentuali inferiori (5,2) con un Ppa maggiore (98 punti). Stesso discorso vale nel confronto con Spagna (quota di mercato a 8,5% e Ppa a 92 punti) e altri Stati, riportati nel grafico in basso a destra.
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Le quote di mercato dell’auto elettrica in Italia ed Europa
Foto di: UNRAE
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In Italia si vendono meno auto elettriche rispetto a Paesi più poveri
Foto di: UNRAE
Foto Di: UNRAE
Ma perché? “Il problema è anche culturale”, ricorda il direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali, che sul punto aveva insistito l’anno scorso e due anni fa.
Una conclusione coerente con quella di un altro studio, illustrato durante la stessa conferenza. Elaborata dall’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School e intitolata “L’Italia e l’auto elettrica: tra percezioni e consapevolezza”, la ricerca sottolinea che “molte barriere dell’elettrico derivano più da pregiudizi radicati che da criticità realmente sperimentate”.
Per gli automobilisti a benzina, la prima e più importante soluzione ai problemi dell’elettrificazione è infatti la “riduzione del prezzo d’acquisto, indicata come priorità assoluta dal 55,4% degli intervistati”.
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Il ricercatore Luigi Nasta espone i risultati dello studio condotto dall’Osservatorio Auto e Mobilità
Foto di: Luiss
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Il direttore Fabio Orecchini introduce “L’Italia e l’auto elettrica: tra percezioni e consapevolezza”
Foto di: Luiss
Foto Di: Luiss
Eppure chi guida vetture a batteria parla di “esperienza che smentisce molte paure diffuse: il 56,4% apprezza la maggiore economicità dell’elettrico rispetto al termico”.
“I risultati suggeriscono che il vero nodo della transizione è il gap tra percezione e consapevolezza: dove l’informazione è poco chiara o l’esperienza diretta manca, la percezione appare più bloccata; dove esiste un uso concreto, come nei possessori Bev, molte barriere si attenuano”.
Capitolo 2035
La doppia presentazione diventa poi occasione per commentare le novità a quattro-ruote dell’Europa, che rivede lo stop alle vendite di auto a benzina e diesel nel 2035, abbassando gli obiettivi di riduzione delle emissioni dal 100% al 90%.
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Il presidente di Unrae, Roberto Pietrantonio
Foto di: UNRAE
“La transizione non è stata accompagnata da una politica industriale europea: questo è il vero punto critico dei target”, dichiara Roberto Pietrantonio, presidente di Unrae, che comunque ammonisce:
“Il traguardo della decarbonizzazione resta imprescindibile, ma richiede un dialogo più approfondito e basato sui dati, oltre alla comprensione della necessità di intervenire sui fattori abilitanti del tutto fuori dal controllo delle Case auto. È l’unico modo per definire un percorso realistico e pragmatico”.