Amadeus torna al centro del dibattito in Rai. E lo fa proprio mentre il Consiglio di Amministrazione della tv di Stato, che si è riunito ieri, approva le nuove linee guida di bilancio che per il 2026 impongono tagli e razionalizzazioni «nel rispetto della Legge di Bilancio 2025», che prevede una riduzione complessiva di 30 milioni in tre anni del finanziamento alla Rai.

Due aspetti che sulla carta sembrano inconciliabili: da un lato la revisione delle spese di viale Mazzini, dall’altro il nome più “pesante” dell’ultimo decennio della tv, che nel 2024 lasciò la Rai per firmare un contratto quadriennale da 10 milioni di euro complessivi con Warner Bros. Discovery.

Amadeus verso il ritorno alla Rai

Messo così, il ritorno di Amedeo Umberto Rita Sebastiani, 63 anni, sembra paradossale. Eppure non lo è. Sullo sfondo c’è il Festival di Sanremo 2027. Carlo Conti, che da uomo-azienda qual è, ha guidato con esperienza e risultati la kermesse in questi due anni, ma ha già annunciato che quello che si svolgerà dal 24 al 28 febbraio 2026 sarà il suo ultimo Festival («Ma rimango sempre al servizio della Rai, che tutti i giorni mi dimostra fiducia e stima», ha sottolineato). Stefano De Martino sembra non essere ancora pronto per guidare una macchina così complessa. Alternative tra i volti Rai? Non ce ne sono, a parte Fiorello. Che però accetterebbe di tornare all’Ariston solo se da “spalla” dell’amico “Nasello”, così come chiama scherzosamente Amadeus. E così guardando al 2027 a viale Mazzini circola un solo nome realmente spendibile: quello di Amadeus, appunto. Non solo per i risultati record ottenuti nelle sue cinque edizioni, ma anche perché è considerato una garanzia dall’intera filiera musicale. I discografici lo vedono come un interlocutore affidabile e già da tempo hanno cominciato a fare pressione sull’azienda, cercando di favorirne il ritorno.

Ma come si inserirebbe il rientro dello showman in Rai, alla luce dei tagli annunciati? Viale Mazzini lo scorso anno, prima che Amadeus decidesse di traslocare a Warner Bros. Discovery, fece al conduttore un’offerta equivalente a quella del colosso statunitense. Amadeus la rifiutò. Il problema, spiegò, non erano i soldi, ma la «mancanza di affetto» percepita da parte dei dirigenti. Warner Bros. Discovery gli aveva promesso una cosa che la Rai non aveva messo sul tavolo: maggiore autonomia e gestione di più format. Oggi il quadro è cambiato. Dal Cda Rai – che si riunirà anche oggi, per parlare del piano immobiliare dell’azienda, a partire dal completamento del trasloco da Viale Mazzini a via Alessandro Severo all’Eur – è emerso come uno degli obiettivi principali dell’azienda sia quello di «proseguire il processo di trasformazione digitale garantendo la distintività e qualità dell’offerta», di pari passo con la sostenibilità economico-finanziaria aziendale (per la cronaca: da viale Mazzini filtra «fiducia» in merito al ritiro, chiesto da Fdi, dell’emendamento della Legge di Bilancio 2025 che prevede la riduzione di 30 milioni del finanziamento alla Rai proposto dalla Lega), implementando «la trasformazione della Rai in digital media company».

LO SNODO

Sanremo, in questo senso, diventa il vero snodo della partita: è il principale asset economico, culturale e digitale di viale Mazzini, tra pubblicità, diritti, piattaforme, visibilità internazionale. Amadeus, il cui ritorno in Rai non è stato ostacolato dal Nove (secondo quanto riferito da Dagospia i flop dei suoi programmi avrebbero avuto un peso sul bilancio di Discovery, per pubblicità incassata e poi rimborsata a causa del mancato raggiungimento dello share stabilito nei contratti: si parla di una somma intorno ai 15 milioni di euro), potrebbe tornare accettando un compenso più contenuto, coerente con i tagli, chiedendo però in cambio ciò che nel 2024 era mancato. E dunque peso editoriale, autonomia progettuale e un ruolo strutturale nella strategia dell’azienda. Si tratta solo di capire quanta libertà la Rai sia disposta ad accordargli.

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