di
Giuliana Ferraino

Paolo Merloni, presidente di Ariston: «Sono passate 24 ore dalla nostra offerta alla firma. Merito dei venditori, gli americani di Carrier»

«Riello è un’azienda iconica. Se si parla di bruciatori, tecnologie di combustione e termomeccanica in Italia, è sempre stata l’azienda di riferimento. È un’operazione bellissima che ci dà una grande responsabilità. Sono anche orgoglioso di averla riportata in Italia», sostiene Paolo Merloni, presidente esecutivo di Ariston Group, che ha chiuso li 2024 con oltre 2,6 miliardi di fatturato, ha 28 siti produttivi e impiega più di 10 mila dipendenti. Con un corrispettivo di 289 milioni (cash e debt free), il gruppo marchigiano ha vinto la gara lampo per acquistare il 100% di Riello, battendo colossi cinesi come Haier e Midea.

Presidente Merloni, ci racconta come è andata?
«Abbiamo presentato l’offerta vincolante definitiva il 15 dicembre alle 14, il giorno dopo eravamo aggiudicatari. Dall’offerta alla firma appena 24 ore, merito degli americani di Carrier, che hanno impostato un processo rapidissimo e strutturato».



















































Si dice che i cinesi avessero offerto di più.
«Non commento mai le offerte dei competitor. Il prezzo resta un elemento cardine, ma la scelta è dipesa soprattutto dal progetto industriale. Nel comunicato, David Gitlin, ceo di Carrier, ci definisce “il proprietario giusto” per guidare la prossima fase di crescita di Riello».

Il ruolo del governo?
«Ha aperto un tavolo di confronto con Carrier e con il loro advisor Bank of America per salvaguardare non solo i posti di lavoro, ma anche know-how, competenze, tecnologia, brand».

Quanto ha pesato il golden power?
«Noi eravamo acquirenti naturali di Riello, al di là del golden power, perché eravamo già presenti in tutta la gamma di tecnologie in cui Riello opera: sia combustione sia comfort termico».
 
Cosa ha convinto Carrier?
«Innanzitutto, abbiamo una forte complementarità. Riello vale circa 400 milioni di fatturato, la metà in Italia: due terzi dei ricavi vengono dal comfort climatico e un terzo dalle combustion technologies. Nel comfort termico il gruppo opera con due marchi iconici: Riello, che ha un go-to-market particolare con un canale diretto agli installatori e una rete propria; e Beretta, fortissimo nel Nord, soprattutto in Lombardia. Per Ariston significa consolidare la presenza in Italia e diventare un player di riferimento nel comfort termico. Ma c’è un altro valore strategico».
 
Quale?
«Questa acquisizione rafforza la nostra posizione come esperti globali nelle tecnologie di combustione, cioè nei bruciatori. E qui voglio chiarire che queste tecnologie non “spariscono”, perché hanno applicazioni industriali molto ampie».

La decarbonizzazione non li rende obsoleti?

«No. Passa anche da combustibili e gas rinnovabili: biogas, biocarburanti e idrogeno. Noi abbiamo già venduto bruciatori a idrogeno per stabilimenti Bmw in Germania. Con la forza tecnologica di Riello e il nostro know-how possiamo accelerare».

Che azienda vi lasciano gli americani dopo quasi 10 anni di controllo?
«Sono andato a visitare lo storico stabilimento di Legnago, che è il principale, un po’ come Albacina-Fabriano per Ariston. Ho visto un bellissimo impianto, persone di valore, preparate, professionali, macchinari all’avanguardia. Negli ultimi anni il gruppo ha un po’ rallentato, ma conserva un potenziale enorme per riprendere a crescere».

Quando si chiude l’operazione?
«Entro il primo semestre 2026, dopo i passaggi regolatori di antitrust e golden power, a cui siamo soggetti perché le tecnologie di combustione sono considerate strategiche per filiere come sanità, farmaceutica, agroalimentare, energia e processi industriali. Ma il nostro piano è e positivo e tutela tutti gli interessi strategici del Paese».

Quali sinergie avete identificato?
«Sinergie di sviluppo e commerciali: le tecnologie di combustione di Riello potranno essere vendute anche con i nostri marchi. Al tempo stesso, Riello ha un business molto rilevante nelle caldaie commerciali e industriali dove noi non eravamo presenti. E noi abbiamo prodotti – pompe di calore e altri – in cui Riello non c’è, che potrebbero essere offerti in futuro anche attraverso i canali del gruppo. Vediamo inoltre sinergie di profittabilità, con piattaforme comuni: acquisti, logistica, connettività e digitale. Tutti i nostri prodotti sono connessi e abbiamo un know-how importante da mettere a disposizione anche per Beretta e Riello. Dalle sinergie ci aspettiamo circa 25 milioni di Ebitda a regime».

Che peso avrà l’Italia nel gruppo combinato?
«Con Riello, l’Italia salirà al 16% dei nostri ricavi di gruppo, avvicinandosi al 19% della Germania. Prima la Germania era il doppio dell’Italia. È un bel messaggio: un gruppo più bilanciato tra i suoi due mercati principali».

Come si difende il tessuto industriale italiano?
«La manifattura va difesa e rilanciata con competenze, persone e investimenti di medio-lungo periodo. A Fabriano abbiamo comunicato un piano da 500 milioni tra industria e R&S dal 2023 al 2028: non ci sono scorciatoie. Sono ottimista sull’Italia, ma la sfida è europea: l’Europa deve essere più unita e più orientata allo sviluppo, non solo alle regole».

Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.

SCARICA L’ APP

Iscriviti alle newsletter de L’Economia. Analisi e commenti sui principali avvenimenti economici a cura delle firme del Corriere.

18 dicembre 2025