di
Fabrizio Caccia

Il fondatore della rivista di geopolitica: questo è il nostro modo di lavorare, senza illusioni perché sappiamo che in guerra la verità è sempre accompagnata da una scorta di bugie, come diceva Churchill…

«La guerra non può essere un alibi per rinunciare a comprendere il punto di vista di tutte le parti in causa. In ogni caso questo è il nostro modo di lavorare, senza illusioni perché sappiamo che in guerra la verità è sempre accompagnata da una scorta di bugie, come diceva Churchill…». Il fondatore e direttore di Limes, Lucio Caracciolo, il giorno dopo l’addio fragoroso di 4 delle sue «firme» di rilievo ( il generale Vincenzo Camporini, il professore della John Cabot Federigo Argentieri, l’analista Franz Gustincich e l’economista Giorgio Arfaras) non ci sta a passare per «filoputiniano sfegatato», secondo la definizione usata da Camporini per spiegare la sua uscita dal Consiglio scientifico della rivista. 

Anzi, Caracciolo — tra un’intervista e una conferenza — rilancia: «Noi di Limes sappiamo che compito dell’informazione non è di militare ma di offrire al lettore tutti gli strumenti utili a capire ciò che accade, possibilmente con una certa profondità storica e una testarda attenzione al contesto». Già, ma a sentire i 4 contestatori della linea del giornale, dopo l’annessione della Crimea, nel 2014, Limes iniziò a pubblicare le sue bellissime mappe con la Crimea colorata come la Russia. 



















































«Le aree contese si rappresentano come tali», la critica di Argentieri. «Ma noi dobbiamo fare un buon servizio al lettore — replica Caracciolo —. Chiunque va a Sebastopoli si accorge che si trova in Russia e non in Ucraina. Le nostre cartine indicano la realtà com’è, non come dovrebbe essere». Infine, l’ultima accusa: alla vigilia dell’invasione del 24 febbraio 2022, Caracciolo dichiarò in tv che la Russia non avrebbe mai invaso. «È vero — chiude lui — ho sbagliato, mi succede. E resto convinto che la Russia abbia fatto una follia».

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18 dicembre 2025