Sgomberato Askatasuna, interrotto il patto per regolarizzare lo storico centro sociale e il sindaco Stefano Lo Russo annuncia: “Contestualmente alle operazioni, la prefettura ha comunicato al Comune la violazione delle prescrizioni relative al divieto di accesso nei locali di corso Regina Margherita 47”. 

All’alba di oggi, 18 dicembre, è scattata un’imponente operazione di polizia legata alle indagini in corso sugli scontri e assalti in città nelle scorse settimane.

Lo sgombero e i gatti portati al sicuro 

Alle 5 di mattina, gli agenti della polizia e della Digos hanno iniziato a perquisire Askatasuna e otto abitazioni di antagonisti e attivisti pro Palestina. Partecipano all’operazione anche i carabinieri, la guardia di finanza e gli agenti della polizia locale, che hanno chiuso al traffico l’area di corso Regina Margherita davanti al centro sociale. Anche alcune corse dei mezzi pubblici Gtt sono deviate.

Almeno sei persone sono state trovate all’interno del centro sociale, che non è agibile e dovrebbe rimanere vuoto. L’edificio, a metà mattinata, è stato sgomberato, con gli ingressi murati e i collegamenti alla rete idrica interrotti. Gli antagonisti sono stati autorizzati a recuperare due gatti che vivevano con loro all’interno ed erano rimasti lì. 

La reazione degli antagonisti 

Alcune decine di antagonisti, saputo dell’inizio dell’operazione, si sono radunate in corso Regina Margherita, tenute a distanza dall’edificio da parte delle forze dell’ordine. “Se ci sgomberate, pagherete caro, pagherete tutto” scandiscono in coro. Per le 18 di stasera, 18 dicembre, è stato annunciato un corteo di protesta “in difesa di Askatasuna”, con percorso non definito. Commenta un portavoce del centro sociale: “Ci sembra una chiara indicazione del governo Meloni per fermare quelle che sono state le lotte per la Palestina di questi mesi con cortei oceanici in tutta Italia. Vediamo un atteggiamento muscolare da parte delle forze dell’ordine e ci sembra chiaro che anche il sindaco Lo Russo stia cedendo di fronte a delle volontà fasciste del governo di chiudere esperienze come quelle del centro sociale Askatasuna, una presenza ormai quasi trentennale del quartiere Vanchiglia e di Torino in generale”. 

Il ruolo di Aska

Secondo gli inquirenti, sarebbe di Askatasuna anche la regia degli ultimi scontri e assalti a Torino, realizzati in nome della lotta pro Palestina e della scarcerazione dell’imam Mohamed Shahin. Si spiega così l’operazione odierna, che risulta legata a doppio filo alle inchieste sull’assalto alla redazione torinese de La Stampa, l’assalto alle OGR di Torino, l’irruzione nella sede della Città Metropolitana e gli scontri davanti allo stabilimento di Leonardo. La procura ha già iscritto nei registri degli indagati decine di persone, accusate di imbrattamento, danneggiamento, invasione di edifici, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. 

“Informati oggi delle violazioni”, patto interrotto

Dalla primavera 2025, il centro sociale era oggetto di un discusso patto di collaborazione tra il Comune e alcuni garanti di Askatasuna, per regolarizzare le attività che si svolgono al piano terra della struttura. L’accordo prevedeva il rispetto di diverse prescrizioni, tra cui il divieto di entrare nei locali dell’edificio, che risultano inagibili. Era evidente da tempo che questo non veniva rispettato, come dimostrano le luci delle stanze di Aska spesso accese di notte e le notifiche di diversi atti giudiziari ad attivisti indagati eseguite direttamente nel centro sociale, nei mesi scorsi. Anche per questo, da molto tempo il centrodestra chiedeva al sindaco Stefano Lo Russo (Pd) di interrompere il patto. 

Il primo cittadino si è sempre detto convinto di portarlo avanti, anche dopo l’assalto a La Stampa. Solo oggi, a blitz iniziato, annuncia: “Il patto di collaborazione è cessato, come comunicato ai proponenti, perché la prefettura di Torino ha comunicato alla città l’accertamento della violazione delle prescrizioni relative all’interdizione all’accesso ai locali di corso Regina Margherita 47”. Quando è avvenuta la comunicazione? “Contestualmente alle operazioni” spiegano dal Comune. Come a dire: “Fino a oggi, non eravamo informati delle violazioni”.

Le reazioni e le polemiche

Le prime reazioni alle perquisizioni sono quelle di Fratelli d’Italia, con l’onorevole Augusta Montaruli e l’assessore regionale Maurizio Marrone che dichiarano: “Ringraziamo il ministro Piantedosi per l’operazione di questa mattina, che conferma che avevamo ragione a chiedere la cancellazione del patto tra Comune di Torino e antagonisti. Con i violenti non si tratta, non si fanno accordi, non si nasconde la testa per fingere di non vedere”. 

Commenta il ministro dell’interno Matteo Piantedosi: “Dallo Stato arriva un segnale chiaro: non ci deve essere spazio per la violenza nel nostro Paese”. Aggiunge il ministro torinese Paolo Zangrillo, Forza Italia: “Caro sindaco, te l’avevo detto, te l’avevamo detto. Quanto emerso oggi durante le perquisizioni al centro sociale Askatasuna di Torino conferma ciò che denunciamo da tempo: quel già assurdo patto di collaborazione siglato con il Comune è stato un’altra volta apertamente violato”.

Per Elena Chiorino (vicepresidente della Regione, FdI), “Oggi è una giornata storica, che segna una pietra miliare per la legalità a Torino e in Piemonte. Lo Stato non arretra di un millimetro, non concede tregua a chi predica violenza e soprattutto lo Stato impone la legalità, tutelando la sicurezza dei cittadini. Questa operazione è un messaggio chiaro: Torino e il Piemonte stanno dalla parte della legalità, delle divise, dei cittadini onesti”. 

Da Alleanza Verdi-Sinistra, duro il commento della consigliera regionale Alice Ravinale: “Oggi perde tutta la città. Veniamo a scoprire dai post social di Piantedosi che chiude Askatasuna. Hanno militarizzato tutto il quartiere di Vanchiglia per un’operazione muscolare che prova a fermare un punto storico delle lotte sociali della città, dell’associazionismo e della cultura. Dobbiamo resistere”. 

Il Movimento 5 Stelle interviene con il capogruppo in Comune Andrea Russi, che chiede le dimissioni del sindaco: “Su Askatasuna Lo Russo ha sbagliato tutto. Ha gestito questa vicenda in modo politicamente fallimentare e le conseguenze della gestione successiva ricadono interamente su di lui. Per questo chieda scusa ai torinesi e si dimetta”. 

Il Pd, invece, difende l’operaro di Lo Russo con il segretario Marcello Mazzù, che dichiara: “Ribadiamo che l’amministrazione era sempre stata chiara su questo punto: il patto sarebbe stato interrotto qualora fossero venute meno le condizioni poste. Siamo i primi a esserci impegnati davvero a prendere in mano la questione e costruire una strada per una gestione condivisa. A questioni complesse si risponde con percorsi complessi che mettono insieme tutte le energie e le soluzioni possibili”. 

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