Italia, Germania, Regno Unito, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti avrebbero espresso agli Stati Uniti il loro \”impegno affinché i loro leader si uniscano al presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel Board of peace, che supervisionerà la gestione postbellica di Gaza\”. Lo riporta il Times of Israel citando quattro funzionari a conoscenza del dossier. Gli impegni di sei Paesi, scrive il media israeliano, offrono un fondamentale sostegno internazionale agli sforzi dell’amministrazione Trump per far progredire il suo piano di pace per Gaza oltre la fase iniziale del cessate il fuoco.\n

Un neonato palestinese è morto di freddo nella Striscia di Gaza, secondo le autorità locali citate da Al Jazeera, secondo cui Israele continua a limitare l’ingresso di forniture per ripari e altri aiuti umanitari nell’enclave, nonostante le rigide condizioni invernali. Il ministero della Salute palestinese a Gaza ha dichiarato che il neonato di due settimane è morto martedì dopo essere stato curato per una grave ipotermia, causata dal freddo estremo che attanaglia Gaza.

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Il primo ministro Benjamin Netanyahu guiderà il panel incaricato di determinare il mandato e la portata dell’indagine della controversa commissione d’inchiesta governativa sull’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Un annuncio subito contestato da ex ostaggi e dalle loro famiglie che considerano questa decisione un ulteriore insulto alle vittime. Lo riferiscono i media israeliani. La commissione ministeriale si riunirà per la prima volta lunedì, secondo quanto riportato dal notiziario di Ynet News. 

“,”postId”:”61e61803-70b1-4fba-95df-82f48cac1588″,”postLink”:{“title”:””,”url”:””,”imageSrc”:””}},{“timestamp”:”2025-12-18T11:41:53.025Z”,”timestampUtcIt”:”2025-12-18T12:41:53+0100″,”altBackground”:false,”title”:”Hamas: \”Neonato di un mese morto di freddo a Gaza\””,”content”:”

Un neonato di un mese è morto nella Striscia di Gaza a causa dell’esposizione al freddo, secondo quanto riferito dal ministero della Salute di Hamas nel suo briefing quotidiano. Saeed Abdeen, questo il nome del piccolo, è morto all’ospedale Nasser di Khan Younis che ne ha annunciato il decesso questa mattina precisando che la sua famiglia risiede nel vicino campo profughi di Mawasi. Almeno quattro bambini sono morti a causa dell’esposizione al freddo quest’inverno, secondo il ministero, che dà notizia di altre nove persone almeno uccise dal crollo degli edifici bombardati che hanno ceduto agli acquazzoni di questi giorni.

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Tre mesi dopo l’apertura dell’ambasciata delle Figi a Gerusalemme, il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar annuncia che Israele aprirà una sua ambasciata nella capitale dell’isola, Suva, nel 2026. Lo riferisce il quotidiano Times of Israel. In un post su X, Sa’ar afferma di aver informato questa mattina il primo ministro e ministro degli Esteri delle Figi, Sitiveni Rabuka, della decisione, aggiungendo che la nuova ambasciata \”rafforzerà le relazioni tra i due Paesi e contribuirà a coltivare la nostra amicizia di lunga data e a rafforzare la nostra cooperazione nei settori dello sviluppo, dell’economia, della sicurezza e altro ancora\”. Sa’ar ha poi elogiato il sostegno delle Figi a Israele presso le Nazioni Unite, sottolineando che \”l’ambasciata israeliana alle Figi rafforzerà la presenza di Israele nell’intera regione del Pacifico, che è amica di Israele, e approfondirà i nostri legami con le altre nazioni insulari del Pacifico\”. Le Figi sono state uno dei dodici Paesi ad astenersi dal voto delle Nazioni Unite di settembre, che ha approvato a larga maggioranza la creazione di uno Stato palestinese, a cui Israele si oppone fermamente. In passato Israele aveva un’ambasciata nelle Figi, ma è stata chiusa negli anni ’90 a causa di tagli al bilancio.

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Il Consiglio comunale di Caltagirone, nel Catanese, ha approvato con 10 sì e 6 no una mozione del centrodestra con cui si revoca una precedente mozione che prevedeva il riconoscimento della cittadinanza onoraria e il sostegno della candidatura di Francesca Albanese al Premio Nobel per la Pace. Nel documento del centrodestra si sottolineano \”gli aspetti divisivi assunti negli ultimi mesi\” dalla rapporteur dell’Onu, che per \”il contenuto e il tono delle sue dichiarazioni, non può oggi rappresentare, in modo equilibrato e rispettoso, l’intera comunità calatina\”. Pertanto, con la mozione in questione, oltre a contemplare la revoca di quella precedente, si prevede \”di non procedere in alcun modo a proporre e/o effettuare eventi, gesti simbolici o cerimoniali vari che andrebbero esclusivamente a dividere una comunita’ che, al contrario, su questi temi deve trovare l’unità e l’armonia complessiva\”. Il centrosinistra ha sostenuto \”al di là di alcune ultime uscite infelici, i grandi meriti di Albanese come relatrice Onu e, quindi, la positività e incisività dell’azione da lei svolta contro il genocidio a Gaza\”. Infine, il voto con l’ok a maggioranza alla mozione.

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Nel mezzo di una catastrofe umanitaria nel territorio palestinese devastato dalla guerra, ancora privo di acqua corrente ed elettricità, una grande incertezza aleggia quindi sulle organizzazioni internazionali prima della scadenza del 31 dicembre, entro la quale tutti dovrebbero conoscere il loro destino. La decisione della messa al bando di ben 14 Ong giunge in un momento in cui gli aiuti in entrata a Gaza rimangono ampiamente insufficienti. Mentre l’accordo di cessate il fuoco del 10 ottobre prevedeva l’ingresso di 600 camion al giorno, in realtà, solo da 100 a 300 trasportano aiuti umanitari, secondo le Ong e le Nazioni Unite, mentre il resto è costituito principalmente da beni commerciali inaccessibili alla stragrande maggioranza dei cittadini di Gaza. La partenza di alcune Ong internazionali avrà ovviamente un impatto considerevole sul territorio. Medici Senza Frontiere, ad esempio, attualmente gestisce circa un terzo dei 2.300 posti letto ospedalieri a Gaza. Tra le Ong non autorizzate ci sono Save the Children, una delle più note e consolidate a Gaza, dove fornisce aiuti a 120mila bambini e l’American Friends Service Committee (Afsc), secondo un primo elenco ufficiale pubblicato di recente. Hanno 60 giorni di tempo per ritirare tutto il loro personale internazionale dalla Striscia di Gaza, dalla Cisgiordania occupata e da Israele, e non saranno piu’ in grado di fornire alcun aiuto lì, per non parlare delle difficoltà di accesso al sistema bancario israeliano da cui dipendono per pagare affitti e stipendi. Da parte sua, Save the Children ha dichiarato di \”esplorare tutte le possibili vie per ottenere una revisione di questa decisione\”, comprese azioni legali, e di \”rimanere pienamente impegnata a fornire aiuti vitali ai bambini e alle famiglie nei territori palestinesi occupati\”. Tutti esprimono preoccupazione per ciò che accadrà all’inizio del 2026 e per il rischio che vengano selezionate Ong prive delle capacità e delle competenze di organizzazioni con una presenza di lunga data nei territori palestinesi.

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Nuova stretta di Israele sull’assistenza umanitaria a Gaza, flagellata da una crisi umanitaria sempre più grave oltre che dal maltempo. Quattordici Ong sono state messe al bando dalle autorità israeliane, che hanno respinto la loro domanda di registrazione in quanto considerate \”ostili\” o coinvolte in \”terrorismo\” o \”antisemitismo\”. Un divieto di operare e accedere all’enclave palestinese che colpisce anche le Ong accusate di \”delegittimare lo Stato di Israele\”. Diversi funzionari umanitari hanno denunciato la decisione come un tentativo di \”controllo politico\” delle loro operazioni. Va invece in direzione opposta la spiegazione a questo divieto fornita dalle autorità israeliane. Delle circa 100 domande di registrazione presentate negli ultimi mesi, \”solo 14 sono state respinte\” entro la fine di novembre, afferma una dichiarazione del ministero per gli Affari della Diaspora e la Lotta contro l’Antisemitismo, che supervisiona questa nuova procedura obbligatoria da marzo scorso. \”Gli altri sono stati approvati o sono in fase di revisione\”, ha aggiunto la stessa fonte, sottolineando che \”Israele incoraggia l’azione umanitaria, ma non permetterà ad alcun attore ostile o a nessun sostegno al terrorismo di operare sotto la copertura degli aiuti umanitari\”. Le autorità \”non forniscono alcuna prova a sostegno delle loro affermazioni, quindi è molto difficile per le Ong rispondere a queste accuse\”, ha commentato l’avvocato israeliano Yotam Ben-Hillel, che sta assistendo diverse di queste organizzazioni nei loro sforzi e ha già presentato ricorso presso l’Alta Corte di Giustizia.

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Il primo ministro del Qatar ha avvertito che le violazioni quotidiane israeliane del cessate il fuoco a Gaza stanno minacciando l’intero accordo, chiedendo urgenti progressi verso la fase successiva per porre fine alla guerra. \”Ritardi e violazioni del cessate il fuoco mettono a rischio l’intero processo e mettono i mediatori in una\nposizione difficile\”, ha dichiarato lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani.

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Giovedì Israele ha lanciato diversi attacchi nel Libano meridionale e orientale, secondo quanto riportato dai media statali libanesi, mentre l’esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira infrastrutture di Hezbollah, tra cui un complesso militare. Nonostante un cessate il fuoco del novembre 2024 che avrebbe dovuto porre fine a oltre un anno di ostilità tra Israele e il gruppo militante Hezbollah, Israele ha continuato a lanciare attacchi in Libano e ha anche mantenuto truppe in cinque aree meridionali che ritiene strategiche.

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L’attacco del 7 ottobre 2023 lanciato da Hamas contro Israele e la conseguente offensiva a Gaza hanno riacceso i riflettori su una contrapposizione che va avanti da decenni e su cui finora non si è riusciti a trovare una soluzione definitiva. Anche se, negli anni, qualche tentativo è stato fatto. Ultimo, il piano Usa accettato dalle due parti (anche se solo per quanto riguarda la prima fase) nell’ottobre del 2025.

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La possibile nuova idea americana per la Striscia di Gaza vedrebbe una divisione in due aree, una sotto il controllo di Israele e l’altra sotto Hamas. L’ipotesi è circolata dopo la visita del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance in Israele. Ecco di cosa si tratta.

“,”postId”:”1928fdcd-de7c-4708-b721-82e215ba214b”,”postLink”:{“title”:”Gaza, ipotesi divisione della Striscia in due parti: cosa sappiamo”,”url”:”https://tg24.sky.it/mondo/2025/10/26/gaza-divisa-piano-usa”,”imageSrc”:”https://static.sky.it/editorialimages/9faf2e0b46696ee98815577a8eae52def9ec7585/skytg24/it/mondo/2025/10/26/gaza-divisa-piano-usa/ansa-getty-trump-hamas-gaza.jpg?im=Resize,width=1218″}}]}” query='{“configurationName”:”LIVEBLOG_CONTAINER_WIDGET”,”liveblogId”:”c1613546-7acc-4b2c-b156-eee5302b5a6f”,”tenant”:”tg24″,”limit”:800}’ config='{“live”:true,”isWebView”:false,”postsPerPageMobile”:10,”postsPerPageDesktop”:10}’>

Italia, Germania, Regno Unito, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti avrebbero espresso agli Stati Uniti il loro “impegno affinché i loro leader si uniscano al presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel Board of peace, che supervisionerà la gestione postbellica di Gaza”. Lo riporta il Times of Israel citando quattro funzionari a conoscenza del dossier. Gli impegni di sei Paesi, scrive il media israeliano, offrono un fondamentale sostegno internazionale agli sforzi dell’amministrazione Trump per far progredire il suo piano di pace per Gaza oltre la fase iniziale del cessate il fuoco.

Un neonato palestinese è morto di freddo nella Striscia di Gaza, secondo le autorità locali citate da Al Jazeera, secondo cui Israele continua a limitare l’ingresso di forniture per ripari e altri aiuti umanitari nell’enclave, nonostante le rigide condizioni invernali. Il ministero della Salute palestinese a Gaza ha dichiarato che il neonato di due settimane è morto martedì dopo essere stato curato per una grave ipotermia, causata dal freddo estremo che attanaglia Gaza.

Gli approfondimenti:

Per ricevere le notizie di Sky TG24:

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  • Le notizie audio con i titoli del tg (clicca qui)Esponenti  dell’amministrazione Trump stanno cercando di reclutare una forza  multinazionale di circa 10.000 soldati, sotto il comando di un generale  statunitense, per stabilizzare Gaza nel dopoguerra.

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1 minuto fa

Netanyahu a capo panel commissione inchiesta 7/10

Il primo ministro Benjamin Netanyahu guiderà il panel incaricato di determinare il mandato e la portata dell’indagine della controversa commissione d’inchiesta governativa sull’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Un annuncio subito contestato da ex ostaggi e dalle loro famiglie che considerano questa decisione un ulteriore insulto alle vittime. Lo riferiscono i media israeliani. La commissione ministeriale si riunirà per la prima volta lunedì, secondo quanto riportato dal notiziario di Ynet News. 

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23 minuti fa

Hamas: “Neonato di un mese morto di freddo a Gaza”

Un neonato di un mese è morto nella Striscia di Gaza a causa dell’esposizione al freddo, secondo quanto riferito dal ministero della Salute di Hamas nel suo briefing quotidiano. Saeed Abdeen, questo il nome del piccolo, è morto all’ospedale Nasser di Khan Younis che ne ha annunciato il decesso questa mattina precisando che la sua famiglia risiede nel vicino campo profughi di Mawasi. Almeno quattro bambini sono morti a causa dell’esposizione al freddo quest’inverno, secondo il ministero, che dà notizia di altre nove persone almeno uccise dal crollo degli edifici bombardati che hanno ceduto agli acquazzoni di questi giorni.

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58 minuti fa

Saar: “Nel 2026 apertura ambasciata nelle Figi”

Tre mesi dopo l’apertura dell’ambasciata delle Figi a Gerusalemme, il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar annuncia che Israele aprirà una sua ambasciata nella capitale dell’isola, Suva, nel 2026. Lo riferisce il quotidiano Times of Israel. In un post su X, Sa’ar afferma di aver informato questa mattina il primo ministro e ministro degli Esteri delle Figi, Sitiveni Rabuka, della decisione, aggiungendo che la nuova ambasciata “rafforzerà le relazioni tra i due Paesi e contribuirà a coltivare la nostra amicizia di lunga data e a rafforzare la nostra cooperazione nei settori dello sviluppo, dell’economia, della sicurezza e altro ancora”. Sa’ar ha poi elogiato il sostegno delle Figi a Israele presso le Nazioni Unite, sottolineando che “l’ambasciata israeliana alle Figi rafforzerà la presenza di Israele nell’intera regione del Pacifico, che è amica di Israele, e approfondirà i nostri legami con le altre nazioni insulari del Pacifico”. Le Figi sono state uno dei dodici Paesi ad astenersi dal voto delle Nazioni Unite di settembre, che ha approvato a larga maggioranza la creazione di uno Stato palestinese, a cui Israele si oppone fermamente. In passato Israele aveva un’ambasciata nelle Figi, ma è stata chiusa negli anni ’90 a causa di tagli al bilancio.

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59 minuti fa

Caltagirone revoca mozione cittadinanza onoraria Albanese

Il Consiglio comunale di Caltagirone, nel Catanese, ha approvato con 10 sì e 6 no una mozione del centrodestra con cui si revoca una precedente mozione che prevedeva il riconoscimento della cittadinanza onoraria e il sostegno della candidatura di Francesca Albanese al Premio Nobel per la Pace. Nel documento del centrodestra si sottolineano “gli aspetti divisivi assunti negli ultimi mesi” dalla rapporteur dell’Onu, che per “il contenuto e il tono delle sue dichiarazioni, non può oggi rappresentare, in modo equilibrato e rispettoso, l’intera comunità calatina”. Pertanto, con la mozione in questione, oltre a contemplare la revoca di quella precedente, si prevede “di non procedere in alcun modo a proporre e/o effettuare eventi, gesti simbolici o cerimoniali vari che andrebbero esclusivamente a dividere una comunita’ che, al contrario, su questi temi deve trovare l’unità e l’armonia complessiva”. Il centrosinistra ha sostenuto “al di là di alcune ultime uscite infelici, i grandi meriti di Albanese come relatrice Onu e, quindi, la positività e incisività dell’azione da lei svolta contro il genocidio a Gaza”. Infine, il voto con l’ok a maggioranza alla mozione.

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12:00

14 Ong vietate da Israele, più controllo su aiuti Gaza (2)

Nel mezzo di una catastrofe umanitaria nel territorio palestinese devastato dalla guerra, ancora privo di acqua corrente ed elettricità, una grande incertezza aleggia quindi sulle organizzazioni internazionali prima della scadenza del 31 dicembre, entro la quale tutti dovrebbero conoscere il loro destino. La decisione della messa al bando di ben 14 Ong giunge in un momento in cui gli aiuti in entrata a Gaza rimangono ampiamente insufficienti. Mentre l’accordo di cessate il fuoco del 10 ottobre prevedeva l’ingresso di 600 camion al giorno, in realtà, solo da 100 a 300 trasportano aiuti umanitari, secondo le Ong e le Nazioni Unite, mentre il resto è costituito principalmente da beni commerciali inaccessibili alla stragrande maggioranza dei cittadini di Gaza. La partenza di alcune Ong internazionali avrà ovviamente un impatto considerevole sul territorio. Medici Senza Frontiere, ad esempio, attualmente gestisce circa un terzo dei 2.300 posti letto ospedalieri a Gaza. Tra le Ong non autorizzate ci sono Save the Children, una delle più note e consolidate a Gaza, dove fornisce aiuti a 120mila bambini e l’American Friends Service Committee (Afsc), secondo un primo elenco ufficiale pubblicato di recente. Hanno 60 giorni di tempo per ritirare tutto il loro personale internazionale dalla Striscia di Gaza, dalla Cisgiordania occupata e da Israele, e non saranno piu’ in grado di fornire alcun aiuto lì, per non parlare delle difficoltà di accesso al sistema bancario israeliano da cui dipendono per pagare affitti e stipendi. Da parte sua, Save the Children ha dichiarato di “esplorare tutte le possibili vie per ottenere una revisione di questa decisione”, comprese azioni legali, e di “rimanere pienamente impegnata a fornire aiuti vitali ai bambini e alle famiglie nei territori palestinesi occupati”. Tutti esprimono preoccupazione per ciò che accadrà all’inizio del 2026 e per il rischio che vengano selezionate Ong prive delle capacità e delle competenze di organizzazioni con una presenza di lunga data nei territori palestinesi.

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11:59

14 Ong vietate da Israele, più controllo su aiuti Gaza

Nuova stretta di Israele sull’assistenza umanitaria a Gaza, flagellata da una crisi umanitaria sempre più grave oltre che dal maltempo. Quattordici Ong sono state messe al bando dalle autorità israeliane, che hanno respinto la loro domanda di registrazione in quanto considerate “ostili” o coinvolte in “terrorismo” o “antisemitismo”. Un divieto di operare e accedere all’enclave palestinese che colpisce anche le Ong accusate di “delegittimare lo Stato di Israele”. Diversi funzionari umanitari hanno denunciato la decisione come un tentativo di “controllo politico” delle loro operazioni. Va invece in direzione opposta la spiegazione a questo divieto fornita dalle autorità israeliane. Delle circa 100 domande di registrazione presentate negli ultimi mesi, “solo 14 sono state respinte” entro la fine di novembre, afferma una dichiarazione del ministero per gli Affari della Diaspora e la Lotta contro l’Antisemitismo, che supervisiona questa nuova procedura obbligatoria da marzo scorso. “Gli altri sono stati approvati o sono in fase di revisione”, ha aggiunto la stessa fonte, sottolineando che “Israele incoraggia l’azione umanitaria, ma non permetterà ad alcun attore ostile o a nessun sostegno al terrorismo di operare sotto la copertura degli aiuti umanitari”. Le autorità “non forniscono alcuna prova a sostegno delle loro affermazioni, quindi è molto difficile per le Ong rispondere a queste accuse”, ha commentato l’avvocato israeliano Yotam Ben-Hillel, che sta assistendo diverse di queste organizzazioni nei loro sforzi e ha già presentato ricorso presso l’Alta Corte di Giustizia.

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10:43

Qatar: accordo su Gaza a rischio per violazioni Israele

Il primo ministro del Qatar ha avvertito che le violazioni quotidiane israeliane del cessate il fuoco a Gaza stanno minacciando l’intero accordo, chiedendo urgenti progressi verso la fase successiva per porre fine alla guerra. “Ritardi e violazioni del cessate il fuoco mettono a rischio l’intero processo e mettono i mediatori in una
posizione difficile”, ha dichiarato lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani.

10:03

Beirut: “Serie di attacchi di Israele nel sud e nell’est del Libano”

Giovedì Israele ha lanciato diversi attacchi nel Libano meridionale e orientale, secondo quanto riportato dai media statali libanesi, mentre l’esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira infrastrutture di Hezbollah, tra cui un complesso militare. Nonostante un cessate il fuoco del novembre 2024 che avrebbe dovuto porre fine a oltre un anno di ostilità tra Israele e il gruppo militante Hezbollah, Israele ha continuato a lanciare attacchi in Libano e ha anche mantenuto truppe in cinque aree meridionali che ritiene strategiche.

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09:30

La questione israelo-palestinese, cos’è e come è nata

L’attacco del 7 ottobre 2023 lanciato da Hamas contro Israele e la conseguente offensiva a Gaza hanno riacceso i riflettori su una contrapposizione che va avanti da decenni e su cui finora non si è riusciti a trovare una soluzione definitiva. Anche se, negli anni, qualche tentativo è stato fatto. Ultimo, il piano Usa accettato dalle due parti (anche se solo per quanto riguarda la prima fase) nell’ottobre del 2025.

La questione israelo-palestinese, cos'è e come è nataLa questione israelo-palestinese, cos’è e come è nataVai al contenuto

08:24

Gaza, ipotesi divisione della Striscia in due parti: cosa sappiamo

La possibile nuova idea americana per la Striscia di Gaza vedrebbe una divisione in due aree, una sotto il controllo di Israele e l’altra sotto Hamas. L’ipotesi è circolata dopo la visita del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance in Israele. Ecco di cosa si tratta.

Gaza, ipotesi divisione della Striscia in due parti: cosa sappiamoGaza, ipotesi divisione della Striscia in due parti: cosa sappiamoVai al contenuto