Cinema United, la più grande associazione di esercenti mondiale, ha soppesato i dati del boxoffice dell’ultimo anno, decretando che la fascia d’età che va dagli adolescenti ai quasi-trentenni è stata la più assidua in sala.

Non è la prima volta che ci capita di leggere questa valutazione: non sono tanto le persone più giovani a disertare le sale, quanto proprio quelle che superficialmente si penserebbero più tradizionaliste, cioè quelle più avanti con l’età. Un’analisi di mercato dell’associazione di esercenti americani Cinema United ha provato a fotografare l’affluenza in sala nel corso del 2025, pubblicando qualche dato interessante sul proprio sito. Va premesso che si tratta di dati molto relativi al territorio statunitense, ma vale comunque la pena osservarli.

La Generazione Z aumenta la sua presenza in sala, secondo un report

Giusto per chiarire la terminologia, con “Generazione Z” ci si riferisce ai nati tra il 1997 e il 2012, una forbice che copre la fascia d’età dall’inizio dell’adolescenza alle soglie dei trent’anni. Cinema United ha analizzato gli incassi americani del 2025, realizzando che sono proprio queste persone più giovani ad aver maggiormente incrementato la frequenza delle loro presenze al cinema, con un +25% nel corso dell’anno. Le analisi parlano inoltre di un aumento dell’8% del pubblico che ha visto più di sei film in sala, nonché di un aumento del 15% degli abbonamenti. Il 77% degli Americani (200 milioni di persone) nella fascia d’età tra i 12 e i 74 anni ha visto almeno un film al cinema nel 2025. Al di là della delusione per determinati periodi dell’anno che hanno visto un boxoffice più debole del previsto, Cinema United invita a concentarsi su questi numeri più indicativi del quadro generale. Sempre a proposito della Generazione Z, sembra che il pubblico più verde prediliga le esperienze più immersive come l’IMAX e una qualità migliore dell’offerta “secondaria” di un cinema, come il cibo offerto. In parole povere, questo report ci sembra confermare una realtà piuttosto evidente, non solo negli USA: spettatori e spettatrici, giovani o meno, sono più portati a sostenere un “evento” che valorizzi in modo sensibile l’esperienza in sala, rispetto alla comodità dello streaming casalingo. Negli anni passati era stato già notato da artisti attivi nella produzione, come Ben Affleck: non erano davvero i giovani il problema della crisi del cinema, pronti a presentarsi quando c’è un appuntamento da non mancare, bensì le generazioni più anziane, che prima della pandemia erano una sicurezza e ora preferiscono gli abbonamenti sulle varie piattaforme.

Il rischioso corollario di questa ricerca è che Hollywood possa tendere ulteriormente ad abbassare / allargare il target delle sue produzioni, evitando di portare al cinema le storie rivolte a un pubblico più adulto e meno generalista.
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