di
Anna Fregonara

Nel 2024 sono state effettuate nel mondo circa 38 milioni di procedure estetiche con 14 milioni di aghi ipodermici monouso di acciaio utilizzati. Stessi metalli usati anche per strumenti chirurgici, dispositivi medici e attrezzature ospedaliere

La promessa di una pelle più liscia e giovane, desiderio di molte donne e di un numero crescente di uomini, si accompagna a un costo geologico che non appare sul conto finale da saldare. 

Aghi utilizzati 

Nel 2024 sono state effettuate nel mondo circa 38 milioni di procedure estetiche, tra interventi chirurgici e trattamenti non chirurgici, con un aumento complessivo del 42,5% rispetto al 2020. A fornire i numeri è il Global Survey 2024 dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery. Solo considerando botulino (7,8 milioni) e acido ialuronico (6,3 milioni), le due principali procedure non chirurgiche iniettabili, si parla di oltre 14 milioni di aghi ipodermici monouso utilizzati ogni anno. 



















































Acciaio e metalli 

«Oggi vengono impiegate almeno due leghe diverse di acciaio per la produzione degli aghi ipodermici», spiega G. Diego Gatta, professore ordinario di Georisorse Minerarie e Applicazioni Mineralogiche all’Università degli Studi di Milano. «Una composta da ferro, carbonio, cromo e nichel (con cromo fino al 18% e nichel fino all’8%) e l’altra che include anche molibdeno, con percentuali fino al 3%».

Sono metalli ottenuti da materie prime classificate come critiche in molte delle principali liste internazionali. Se si prendono come riferimento mercati chiave come Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea, elementi come cromo, nichel e molibdeno sono considerati strategici, sia per la loro rilevanza economica sia per l’elevato rischio di approvvigionamento. «Sono risorse difficili da sostituire, il cui mercato è spesso controllato da pochi stati produttori, non di rado soggetti a instabilità politica, barriere commerciali o tensioni geopolitiche. Pertanto, per diversi Paesi occidentali, questi metalli rientrano ufficialmente nella categoria delle materie prime critiche», prosegue l’esperto. «Il loro utilizzo principale, anche se non esclusivo, è legato alla produzione di acciai inossidabili, ossia leghe metalliche in grado di offrire elevata resistenza alla corrosione e migliori proprietà meccaniche rispetto agli acciai comuni. Proprio queste caratteristiche li rendono materiali ideali anche per dispositivi medici monouso come gli aghi ipodermici».

Impego in tanti settori 

Non si tratta di scegliere tra la bellezza e il pianeta, tra il desiderio di sentirsi meglio con sé stessi e le sfide della transizione ecologica. Le procedure cosmetiche iniettabili non sono da sole responsabili della pressione su risorse critiche, fanno però parte di una domanda globale più ampia. «Gli acciai inossidabili contenenti cromo, nichel e molibdeno, utilizzati anche per la produzione di aghi ipodermici, trovano impiego in numerosi altri settori: nella realizzazione di utensili da cucina, componenti per elettrodomestici, attrezzature nautiche e parti metalliche esposte all’acqua salata. Sono materiali fondamentali anche per l’industria chimica, nella produzione di serbatoi e tubazioni destinati a sostanze aggressive, e per il settore sanitario, dove vengono impiegati per la fabbricazione di strumenti chirurgici, dispositivi medici e attrezzature ospedaliere, grazie alla loro resistenza alla corrosione, durabilità e facilità di sterilizzazione».

Impronta ambientale

A tutto questo si aggiunge l’impronta di carbonio legata all’intero ciclo di vita di un ago ipodermico: dall’estrazione delle materie prime alla separazione del metallo dai minerali che lo contengono, dalla fusione e lavorazione alla fabbricazione del dispositivo, fino al trasporto, all’utilizzo e allo smaltimento in contenitori per oggetti taglienti, seguito quasi sempre dall’incenerimento. Una filiera lunga e ad alta intensità energetica. «I processi industriali necessari per la produzione di leghe a base di ferro, come quelle impiegate negli aghi in acciaio inossidabile, richiedono infatti temperature elevatissime, sia nel caso di produzione da materie prime naturali sia nel caso di riciclo di rottami metallici», conclude il professore. «Tutti i passaggi successivi, dalla trasformazione del metallo non lavorato in componenti finiti, al confezionamento, alla logistica, comportano un ulteriore dispendio energetico, spesso alimentato da fonti fossili».

16 dicembre 2025 ( modifica il 16 dicembre 2025 | 16:11)