di
Marco Sabella
Tassi europei fermi ma divergono quelli sui mutui: a fronte di un calo di 50 euro (da inizio anno) per la rata mensile di un mutuo variabile, sale il tasso fisso per i contratti di nuova stipula
Come largamente previsto dagli operatori e dagli investitori professionali nella riunione odierna del Consiglio direttivo della Bce, Francoforte ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di area euro su di un livello del 2% per quanto riguarda il tasso sui depositi. Una decisione che rispecchia un quadro generale dell’economia giudicato ragionevolmente stabile e privo di pressioni preoccupanti sul versante della crescita dei prezzi. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta dunque al 2,15%, quello sui prestiti
marginali al 2,40%. Lo comunica la Bce, che mantiene i tassi al livello del 2% raggiunto lo scorso giugno, dopo averli ridotti di due punti percentuali con otto tagli in un anno.
Migliorano le stime di crescita del Pil di area euro: +1,2% nel 2026
Gli economisti della Bce hanno anche alzato le previsioni di crescita del pil
dell’area euro per il 2025 a 1,4%(da 1,2%) e per il 2026 a 1,2%(da 1%). Per il 2027 è attesa una crescita dell’1,4%. «La crescita economica – si legge nel comunicato di fine vertice – dovrebbe essere più sostenuta rispetto alle proiezioni di settembre, trainata in particolare dalla domanda interna».
Inflazione sotto controllo: +1,9% nel 2026
Le ultime proiezioni della Bce indicano un’inflazione complessiva per la zona euro pari in media al 2,1% nel 2025, all’1,9% nel 2026, all’1,8% nel 2027 e al 2% nel 2028. L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,4% nel 2025, al 2,2% nel 2026, all’1,9% nel 2027 e al 2,0% nel 2028. L’inflazione è stata rivista al rialzo per il 2026,
principalmente perché gli esperti si attendono ora che quella relativa ai
servizi scenda più lentamente, si legge nella nota diffusa dalla Bce
Decisioni adottate di volta in volta sulla base dei dati
Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si
stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, il Consiglio direttivo seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi.
L’eccezione dei mutui
«Mentre oggi la Bce ha lasciato i tassi fermi nel corso dell’ultima riunione del 2025, il mercato dei mutui in Italia registra nuovi rialzi dei tassi praticati alle famiglie», nota il Codacons, organizzazione di difesa dei consumatori. . «I tassi di interesse sui mutui effettivamente praticati alle famiglie stanno registrando in Italia un costante rialzo, e sono passati dal 3,50% dello scorso gennaio al 3,73% di ottobre (dati Bankitalia) – analizza il Codacons – Un incremento del +0,23% da inizio 2025 equivalente ad un maggior esborso da +222 euro all’anno su un mutuo da 150mila euro a 30 anni. Su un mutuo da 120mila euro della durata di 25 anni, l’aggravio è di +187 euro annui. La decisione odierna della Bce di lasciare i tassi fermi potrebbe influire negativamente sull’andamento del mercato, e accelerare la crescita dei tassi con conseguenze dirette sulle tasche di milioni di italiani», conclude l’associazione.
… e l’analisi di Facile.it : In calo la rata mensile dei variabili, sale il tasso fisso
Secondo i calcoli di Facile.it – portale specializzato nell’analisi e nella comparazione dei mutui – il 2025 si chiuderà con un calo di circa 50 euro per la rata mensile di un mutuo variabile standard*, passata da 666 euro di inizio anno a circa 617 euro.
Sul fronte dei tassi fissi, invece, l’anno è stato caratterizzato da un lieve inasprimento delle condizioni offerte ai consumatori; l’aumento è dovuto all’andamento dell’indice IRS (interest rate swap), valore di riferimento per i mutui fissi; a gennaio 2025 l’IRS a 25 anni, in media, è stato pari a 2,4%, mentre nell’ultimo mese è arrivato al 3,1%, aumento che si è trasferito almeno in parte sui nuovi mutuatari, che oggi per un finanziamento standard devono far fronte ad una rata più alta, in media, di circa 40 euro rispetto a inizio anno.
Che cosa sta succedendo? Aumenta l’Irs parametro dei mutui a tasso fisso
«Gli Irs riflettono l’andamento del mercato obbligazionario europeo caratterizzato quest’anno, in particolare nell’ultimo periodo, da un aumento dei tassi di rendimento», spiegano gli esperti di Facile.it. «Diverse le cause, ma tra le più importanti vi è sicuramente l’andamento del mercato azionario USA, che grazie ai risultati record sta attirando sempre più investitori a scapito dei titoli di stato europei».
Le previsioni
Cosa ci aspetta dunque nel 2026 su fronte dei tassi? Rispetto ai tassi variabili, un’indicazione arriva dai Futures sugli Euribor (aggiornati al 10 dicembre 2025), che per il 2026 non prevedono grosse variazioni; l’Euribor a 3 mesi, ad esempio, oggi viaggia al di sotto del 2,1% e su tale livello dovrebbe rimanere per il prossimo anno.
«In questo momento il mercato non prevede ulteriori tagli da parte della BCE nel 2026 e al netto di qualche piccola oscillazione al rialzo verso fine anno, nei prossimi 12 mesi le rate dovrebbero rimanere tendenzialmente stabili», spiegano gli esperti di Facile.it
Più complesso, invece, fare previsioni sul fronte dei tassi fissi, ma fino a quando i rendimenti dei titoli europei continueranno a crescere, difficile immaginare una traiettoria diversa per gli IRS e, di conseguenza, per i mutui legati a questo indice. In sostanza il tasso praticato sui finanziamenti a rata fissa potrebbero continuare a crescere.
Che fare dunque? Il rischio del tasso variabile
«Scegliere oggi un tasso variabile significa partire con una rata più contenuta, ma il vantaggio economico iniziale può essere ritenuto da molti ancora non sufficiente per giustificare il rischio connesso a questo tipo di finanziamento. Per chi non è disposto a rischiare, invece, i fissi garantiscono comunque condizioni favorevoli, oltre alla certezza che la rata resti uguale per tutte la durata del mutuo. Non esiste in assoluto una soluzione giusta o sbagliata, la scelta va presa da ciascun richiedente secondo le proprie caratteristiche».
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18 dicembre 2025 ( modifica il 18 dicembre 2025 | 14:49)
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