Larry Bushart, 61 anni, agente di polizia in pensione ed ex vicesceriffo, è rimasto in prigione nel Tennessee oltre un mese per avere pubblicato su Facebook un contenuto dopo l’omicidio di Charlie Kirk
In prigione per 37 giorni perché considerato pericoloso per la società. La cauzione fissata a due milioni di dollari. L’accusa? Aver minacciato di compiere violenza di massa. La prova? Un meme. Anzi, ancor meno di un meme: una provocazione. In cui è difficile persino leggere la minaccia.
La faccia di Donald Trump campeggia sull’immagine, a sinistra una citazione: «Dobbiamo voltare pagina». Queste sono le parole che aveva pronunciato il presidente americano all’indomani della sparatoria nella scuola Perry High School di Butler, in Iowa, dove sono morti uno studente undicenne e il preside.

L’immagine l’aveva pubblicata Larry Bushart — 61 anni, agente di polizia in pensione ed ex vicesceriffo — in risposta all’annuncio di una veglia funebre in memoria di Charlie Kirk, l’attivista di destra ucciso da a settembre da un cecchino durante uno dei suoi comizi in una università. E ora l’ex agente rilasciato da poco dopo la misura cautelare sta facendo causa contro lo sceriffo della contea di Perry, in Tennessee. La controaccusa adesso è che sono state violati i diritti dell’uomo sulla base del primo e del quarto emendamento, che proteggono la libertà di parola e di non essere arrestati senza una «causa probabile».
Facciamo un passo indietro. Torniamo a settembre, quando Bushart ha cominciato a riempire di meme un post nel gruppo Facebook «What’s Happening In Perry County, TN». L’equivalente statunitense dei gruppi di paese. Qui, come spiega la testata The Intercept, era stato pubblicato un post per segnalare l’imminente veglia per Kirk a Linden, un comune a mezz’ora di auto da Lexington, dove vive Bushart. L’uomo — di posizione apertamente progressista — era molto attivo sul social di Meta. E, come tanti in tutto il mondo, riservava proprio al social le sue opinioni più controverse e i litigi più accesi. Il post sulla celebrazione funebre dedicata al fondatore dell’associazione Turning Point Usa era un terreno fertile per pubblicare una lunga serie di post provocatori e meme. Un’immagine richiama la serie tv I Soprano. Nel meme, Tony Soprano dice «Chi se ne frega» in risposta all’annuncio della morte di Charlie Kirk. In un altro si vede il wrestler The Rock e la figlia sorridere, sullo sfondo si vede il volto dell’attivista morto, in fondo una scritta: «Se vuoi che le persone abbiano per te parole gentili quando muori, allora dovresti dire parole gentili quando sei vivo». C’è anche un meme che vede il capo dell’Fbi Kash Patel — che in conferenza stampa aveva detto «Ci vediamo nel Valhalla» riferendosi a Kirk — vestito con un ridicolo costume da vichingo.

Gli altri utenti in fondo non l’avevano presa così male. «Cavolo Larry, prenditi una pillola per lo stress o qualcosa di simile», aveva commentato un uomo. «Vai a rasare il prato, spegni il computer. Un’affermazione semplice e concisa come “Odio Charlie” sarebbe sufficiente». In qualche caso alcuni utenti hanno persino concordato con la posizione di Bushart, come riporta The Intercept. Una classica querelle sui social. Finché i post non sono arrivati all’attenzione dello sceriffo di contea Nick Weems, che aveva condiviso su Facebook l’annuncio stesso per la veglia. E che più volte online aveva dimostrato trasporto emotivo per la vicenda di Charlie Kirk.
Da lì, l’arresto di Bushart da parte della polizia locale su mandato dello sceriffo di contea. «Questa è l’accusa: “Minaccia di violenza di massa contro una scuola”», così commenta l’agente che lo ha arrestato, come si vede in un video ripreso dalla sua body cam. Il clima è sereno, ma Bushart è evidentemente confuso: «In una scuola?». «Fa riferimento a una scuola, non ne ho idea. Questo è il motivo per cui ci hanno chiamato e non ne ho la più pallida idea», risponde il poliziotto.
La vicenda di Bushart ha causato non poche proteste nella comunità locale, che vedono nel suo arresto un pericoloso precedente contro la libertà di parola. Non solo. L’accusa mossa all’uomo potrebbe basarsi anche su un equivoco. Il post che richiama la citazione di Trump, infatti, fa riferimento a una sparatoria che era avvenuta più di un anno prima alla scuola Parry High School. In Iowa. Una scuola dallo stesso nome esiste anche nella contea dove vivono sia Bushart e lo sceriffo Weems. «Il suo commento sottolinea l’ipocrisia nel’onorare Charlie Kirk mentre si ignorano gli altri incidenti tragici causati dalla violenza di massa», ha commentato così il figlio Tyler in un commento su Instagram.
«Ho trascorso oltre trent’anni nelle forze dell’ordine e nutro il massimo rispetto per la legge», ha affermato Larry Bushart tramite Fire (Foundation for Individual Rights and Expression), un associazione americana per la difesa della libertà di parola. «Ma conosco anche i miei diritti e sono stato arrestato solo per essermi rifiutato di subire la censura». E per questo motivo sta facendo causa allo sceriffo Weems, che lo ha arrestato con il pretesto di avere provocato «isteria di massa» con il suo post pubblicato su un gruppo Facebook privato dove in questo momento sono registrati 6816 utenti.
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18 dicembre 2025
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