Le rivelazioni di Reuters: a Shenzhen creato un prototipo segreto che sfida l’America sui semiconduttori (grazie agli ex ingegneri dell’olandese Asml)

I semiconduttori sono il nuovo petrolio, come dimostrano le quotazioni stellari di aziende come Nvidia. Anzi, forse sono ancora più strategici: il petrolio è disponibile da una gran quantità di potenziali fornitori, mentre i brevetti e il know-how legati ai chip sono concentrati in poche, pochissime mani. Lo sa bene un Paese come la Cina, che senza una vera indipendenza nazionale nel campo dei semiconduttori sa di dover dipendere dalle volontà e dalle restrizioni dell’Occidente. Quello che racconta un’inchiesta esclusiva dell’agenzia britannica Reuters però può segnare una svolta epocale. 
La vicenda comincia in un laboratorio ad alta sicurezza a Shenzhen, lontano dagli occhi del mondo e protetto dal più stretto riserbo militare., Qui alcuni scienziati cinesi avrebbero costruito ciò che Washington ha cercato di evitare da sempre, spendendo energie, tempo e miliardi di dollari: un prototipo funzionante di una macchina per la litografia ultravioletta estrema (Euv). È uno dei macchinari più complessi mai concepito dall’uomo, l’unico in grado di stampare i microchip avanzati che alimentano l’intelligenza artificiale, gli smartphone di ultima generazione e le armi moderne.
Quella raccontata da Reuters è una notizia in grado di rappresentare un potenziale punto di svolta nella Guerra Fredda tecnologica ormai in corso tra Pechino e l’Occidente. Secondo due fonti a conoscenza del progetto citate dall’agenzia di stampa, il macchinario è stato completato all’inizio del 2025 ed è attualmente in fase di test. Non ha ancora stampato chip funzionanti, ma ha superato lo scoglio più grande ovvero generare con successo la luce ultravioletta estrema.

Ingegneria inversa

Per rendere possibile quello che veniva considerato impossibile da molti esperti occidentali, è stata soprattutto – oltre a massicci investimenti cinesi nella ricerca di base e applicata – una massiccia operazione di reverse engineering (ingegneria inversa). Secondo quanto riportato da Reuters, il sistema è stato costruito da un team che include ex ingegneri del gigante olandese Asml, fiore all’occhiello della tecnologia europea e unica azienda al mondo che finora era riuscita a padroneggiare questa tecnologia così strategica
Il prototipo cinese, tuttavia, è molto diverso dall’originale olandese. Se le macchine Euv di Asml (nell’immagine in alto) hanno le dimensioni di un autobus e pesano 180 tonnellate, la versione cinese è decisamente più grezza e ingombrante: riempie quasi un intero piano di una fabbrica. Gli ingegneri cinesi, non riuscendo a replicare la miniaturizzazione e l’efficienza del design originale, hanno optato per una struttura molto più grande per ottenere le capacità necessarie.
Come riferito dalle fonti a Reuters, per assemblare questo mostro tecnologico la Cina ha utilizzato pezzi cannibalizzati da vecchie macchine Asml, modelli meno avanzati, componenti acquistati sul mercato secondario tramite reti di intermediari e parti soggette a restrizioni provenienti da aziende come le giapponesi Nikon e Canon.
Ci sarebbe un vero e proprio piccolo esercito dedicato unicamente al reverse engineering. Un team di circa 100 neolaureati smonta e rimonta senza tregua componenti di vecchie macchine litografiche. Ogni scrivania è filmata da una telecamera per documentare ogni passaggio: chi riesce a riassemblare con successo un componente riceve un bonus in denaro.



















































Cos’è la tecnologia Euv

Per capire la portata della notizia, bisogna spendere qualche parola sulla tecnologia in gioco. Le macchine Euv (Extreme Ultraviolet Lithography) utilizzano fasci di luce ultravioletta con lunghezza d’onda di 13,5 nanometri per «disegnare» sui wafer (lastre) di silicio circuiti migliaia di volte più sottili di un capello umano. Più piccoli e densi sono i circuiti, più potenti ed efficienti possono diventare i chip.
Fino a oggi, come detto, questa tecnologia era un monopolio assoluto dell’Occidente. Una macchina Euv di Asml costa circa 250 milioni di dollari ed è una specie di miracolo della fisica e della tecnologia avanzata: spara laser contro goccioline di stagno fuso 50.000 volte al secondo, trasformandole in plasma a 200.000 gradi Celsius per emettere la preziosa luce. Stati Uniti e Olanda hanno imposto embarghi strettissimi per impedire che anche una sola di queste macchine finisse in Cina, nel tentativo di congelare l’industria tecnologica di Pechino e di farla rimanere ancorata a generazioni precedenti.
Ad aprile, il ceo di Asml, Christophe Fouquet, aveva dichiarato che la Cina avrebbe impiegato «molti, molti anni» per sviluppare questa tecnologia. L’esistenza di un prototipo suggerisce che Pechino potrebbe essere molto più vicina all’indipendenza nei semiconduttori più avanzati di quanto gli analisti avessero previsto.

Il Progetto Manhattan di Xi Jinping

Le fonti interpellate da Reuters descrivono lo sforzo cinese come una versione moderna del Progetto Manhattan, il mastodontico programma statunitense che portò alla bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale, raccontato tra gli altri nel film «Oppenheimer». L’iniziativa, una delle priorità assolute del presidente Xi Jinping, è coordinata da Ding Xuexiang, vicepremier e confidente del Presidente, a capo della Commissione Centrale per la Scienza e la Tecnologia.
Il ruolo operativo centrale è affidato a Huawei. Il colosso tecnologico, colpito duramente dalle sanzioni Usa nel 2019, coordina ora una rete di istituti di ricerca statali e migliaia di ingegneri. Il livello di dedizione richiesto è totale, le norme di sicurezza senza paragoni: i dipendenti assegnati ai team dei semiconduttori spesso dormono in fabbrica, non possono tornare a casa durante la settimana lavorativa e hanno un accesso limitato ai telefoni.
«L’obiettivo è che la Cina sia alla fine in grado di produrre chip avanzati su macchine interamente made in China», ha detto una delle fonti a Reuters. «La Cina vuole gli Stati Uniti fuori dalle sue catene di approvvigionamento al 100%».

Spie, nomi falsi e premi in denaro

Per colmare il gap tecnologico, la Cina ha lanciato una campagna aggressiva per attirare esperti cinesi che lavoravano all’estero, offrendo bonus alla firma tra i 420.000 e i 700.000 dollari. Secondo Reuters, alcuni veterani cinesi di Asml, una volta reclutati, hanno ricevuto badge identificativi con nomi falsi per lavorare all’interno delle strutture segrete, un metodo per nascondere la loro presenza anche agli altri colleghi. «Mentre Asml non può controllare o limitare dove lavorano gli ex dipendenti, tutti gli impiegati sono vincolati dalle clausole di riservatezza nei loro contratti», ha dichiarato l’azienda olandese, sottolineando di aver «perseguito con successo azioni legali in risposta al furto di segreti commerciali». 
Tra le figure chiave c’è Lin Nan, ex capo della tecnologia delle sorgenti luminose di Asml. Secondo quanto riportato dall’analista Byron Wan citando documenti di ricerca cinesi, Lin è tornato in Cina nel 2021 e ora guida un gruppo di ricerca presso l’Istituto di Ottica di Shanghai. Il suo team avrebbe sviluppato una piattaforma di sorgente luminosa Euv basata su laser a stato solido (Lpp) che opera su standard «competitivi a livello internazionale», superando persino in efficienza alcuni benchmark accademici europei.

La sfida ottica e i tempi

Nonostante il successo nel generare la luce Euv, la strada per produrre chip commerciali è ancora lunga. Il tallone d’Achille della Cina rimane l’ottica. Le macchine occidentali utilizzano specchi di precisione inimmaginabile prodotti dalla tedesca Carl Zeiss, uno dei partner chiave di Asml, che richiedono mesi per essere fabbricati e sono quasi impossibili da replicare perfettamente. Senza queste ottiche, il macchinario cinese manca della precisione necessaria per stampare i chip più avanzati con rese economicamente sostenibili.
Il governo cinese ha fissato l’obiettivo di produrre chip funzionanti con questo prototipo entro il 2028, ma secondo le fonti vicine al progetto, un traguardo più realistico è il 2030. Tuttavia, anche questa data anticiperebbe di anni le stime occidentali.

Le conseguenze geopolitiche

Se la Cina riuscisse a perfezionare questa macchina entro la fine del decennio, verrebbe neutralizzata l’arma più potente dell’arsenale sanzionatorio americano. Pechino otterrebbe l’autosufficienza nella corsa all’intelligenza artificiale (corsa in cui sarebbe, secondo Jensen Huang di Nvidia, già in vantaggio) e anche nel settore militare, senza dover chiedere più nulla all’Occidente.
Come nota Jeff Koch, analista di SemiAnalysis ed ex ingegnere Asml, «Non c’è dubbio che questo sia tecnicamente fattibile, è solo una questione di tempistiche. La Cina ha il vantaggio che l’Euv commerciale ora esiste, quindi non stanno partendo da zero». 

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18 dicembre 2025 ( modifica il 18 dicembre 2025 | 16:08)