di
Orsola Riva

La ministra dell’Università in aula ribadisce: «La riforma è perfettibile ma indietro non si torna». Ma c’è incertezza anche sulla data di pubblicazione dei risultati del secondo appello: «intorno a lunedì»

«Indietro non si torna». E’ con queste parole dall’infausta memoria storica che Anna Maria Bernini ha chiuso la sua informativa sulla riforma di Medicina, travolta dai risultati disastrosi dei primi esami. «Per quanto perfettibile – ha detto intervenendo in Aula – la riforma rappresenta una novità profonda e irreversibile». La ministra ha tenuto il punto, ma è apparsa in evidente difficoltà, incerta anche sulla data di pubblicazione dei risultati del secondo appello che, ha detto, arriveranno «intorno a lunedì». E se le contestazioni anche molto aspre dell’opposizione non fanno notizia, le preoccupazioni più velate espresse da una parte della maggioranza, invece, sì. Bernini non sarà rimasta indifferente nemmeno all’avvertimento dell’onorevole Antonio Caso (M5S), che l’ha invitata a visitare la piattaforma www.berninidimettiti.it. Lanciata da diversi gruppi studenteschi con l’appoggio di +Europa, ha già raccolto più di 90 mila firme.

«Se qualcuno ritiene che sia preferibile il modello selettivo e speculativo dei test d’ingresso noi non siamo d’accordo», ha insistito Bernini rivendicando la bontà, se non degli esiti, delle intenzioni che animano la sua riforma. Sulla carta, come ha ricordato la stessa ministra, il nuovo sistema doveva garantire finalmente una selezione basata «sul merito e l’inclusività». Ma i modi e tempi di applicazione della riforma si sono tradotti in una Caporetto senza precedenti, tanto da costringere il governo a ricorrere a una sanatoria. Per riuscire a riempire tutti i posti a disposizione saranno ammessi anche gli studenti con una o due insufficienze: «Debiti – ha spiegato usando un linguaggio più da tribunale che da aula universitaria – che verranno escussi dai singoli atenei entro il 28 febbraio».



















































Come? Bernini ha rinviato la palla nel campo delle singole università. Ma su questo punto è stata ripresa anche dalla Lega. Simona Loizzo, primario di odontoiatria, ha espresso preoccupazione per «un’occasione unica che non può e non deve essere sprecata», insistendo sulla necessità di assicurare che il recupero delle insufficienze sia realizzato in maniera «omogenea, equa e adeguata». Un modo neanche troppo velato per evocare il rischio del 6 politico denunciato dalle opposizioni.

Bernini ha confermato che, insieme ai rappresentanti degli studenti e ai rettori, sta lavorando anche a dei «correttivi» più profondi per il prossimo anno. Come aveva già spiegato in mattinata a «L’aria che tira» su La7: non più due mesi lezioni ma tre, in modo che le domande dei quiz diventino «più attinenti alla preparazione»; «tempi più lunghi» tra la fine dei corsi e il primo appello. E quando David Parenzo le ha chiesto se volesse chiedere scusa agli studenti apostrofati in malo modo a Atreju, ha risposto seccamente di no: «C’è chi studia per fare il medico e chi invece studia per fare il politico, il piccolo Landini». 

18 dicembre 2025