di
Caterina Ruggi d’Aragona
In attesa dell’ultimo atto del programma di Rai 1, il giudice fiorentino Fabio Canino fa un bilancio del programma, e della vita
«Quest’anno tutti bravini, nessuno bravissimo». È questa la sintesi dell’edizione di Ballando con le stelle, che si chiuderà sabato 20 dicembre in prima serata su Raiuno, fatta da Fabio Canino, da diciotto anni al tavolo dei giurati del programma condotto da Milly Carlucci.
Fiorentino, classe 1963, attore teatrale, conduttore radiofonico e televisivo, Canino è sempre stato il più moderato tra i giudici del programma che lui stesso definisce «la nuova fiction di Raiuno». «Finalmente hanno capito quasi tutti che Ballando non è solo una gara di ballo, ma uno spettacolo televisivo, con personaggi che interpretano ruoli. I giurati, ad esempio, sono quelli cattivi».
In questo gioco delle parti, lei ha scelto la moderazione.
«Io sono quello che sta un passo indietro perché a me piace ridere con gli ospiti e giocare con loro. Se stai un passo indietro, è più facile che il concorrente ti risponda, senza chiudersi sulla difensiva. Io voglio usare quella chiave, anche perché la televisione ingigantisce tutto».
Cosa possiamo aspettarci per la puntata finale?
«Non lo sappiamo nemmeno noi. Mai come quest’anno è tutto in divenire. In ogni puntata si pensa “vincerà tizio” e poi succede qualcosa che scompone le carte. Il pubblico cambia idea a seconda dei finalisti di puntata. Nessuno si aspettava di trovare Martina Colombari allo spareggio. Sarebbe una follia se non passasse. La bellezza del programma è anche che non si dà nulla per scontato perché ci sono tante barriere da superare: il lavoro fatto, la simpatia, il ballo di puntata, i tesoretti, i voti da casa..».
Bilancio di quest’edizione?
«I concorrenti – tutti bravini, in molti migliorati, nessuno bravissimo come Bianca Guaccero – sono più che mai personaggi famosi, molto strutturati, con le loro personalità televisive e sportive, che difficilmente si fanno smontare. C’è chi si è fidato dei nostri consigli e chi invece pensa che stiamo lì per farli sbagliare. Ma a noi non cambia nulla se vince tizio o caio».
Barbara D’Urso, ad esempio, non si è fidata della giuria.
«Credo fosse intimorita. Aveva paura di fare troppo, dire troppo, reagire troppo, litigare troppo. Si è chiusa in silenzio, con lo sguardo altrove, per concentrarsi a non rispondere. Invece in questo programma bisogna lasciarsi andare, spogliarsi dei propri abiti, capendo che nessuno mette in dubbio le professioni reali. Io ai concorrenti dico sempre: “Non pensate da dove venite. Qui fate un’altra cosa”».
Però Selvaggia Lucarelli e Guillermo Mariotto vanno giù pesanti con le critiche…
«Ripeto: è una fiction, in cui la storia si costruisce facendola, senza niente di scritto. Un giudice che dice una cosa per aizzarti fa parte del gioco. Chi sbaglia, come ho fatto io con Marcella Bella quando volevo dire una cosa e mi è uscita male, chiede scusa».
Ma lei non l’ha presa bene.
«Marcella ha giocato tutta la trasmissione contro la giuria. Ognuno gioca le sue carte. Ad esempio Beppe Convertini, che non era certo un ballerino, ha saputo stare al gioco: si è buttato nella mischia ed è risultato simpatico. È stato premiato con il Ceppo d’oro. Dovrebbero essere tutti più liberi».
Quest’anno hanno lasciato il segno il tragico lutto di Andrea Delogu, che ha perso il fratello, e il racconto che Martina Colombari ha fatto di suo figlio.
«Le storie di vita vera, raccontate spontaneamente, fanno parte del programma. Nessuno si aspettava, nessuno avrebbe voluto la tragedia che ha colpito Andrea: lei l’ha gestita con la maturità di una 60enne, senza esagerare e nemmeno fare finta di nulla. Dal canto suo, Martina con il suo racconto non solo ha smontato il pregiudizio di antipatia nei suoi confronti ma ha anche spiegato perché non vuole sentirsi dire che è bella: sono convinto che il suo racconto possa servire a tante famiglie».
Come ha vissuto la scelta di Paolo Belli di scendere in pista?
«È stato molto coraggioso, bravo, divertente. Ora si sente un po’ offeso perché ultimo in classifica, ma alla fine capirà quanto è stato bravo, perché si è lasciato andare. Ballare ti mette davanti a un te stesso che non conosci. Allenarti 12 ore al giorno ti fa cambiare, metterti tutti i sabato sera davanti a 5 giudici che stanno lì per farti pelo e contropelo mette in soggezione… Paolo all’inizio era emozionato, ma poi è diventato più leggero».
Lei farebbe il concorrente?
«In Italia mai. Mi eliminerebbero dai titoli di testa per farmi pagare di essere stato giudice per tutti questi anni. All’estero, forse».
Da bambino sognava di fare il circense.
«Il circo è stato la prima forma di spettacolo che ho conosciuto. Non ci sono andato poi così lontano: quello che facciamo in tivù è un po’ circense».
Ha iniziato giovanissimo nei villaggi turistici.
«Il debutto in tivù in un programma per bambini, poi è venuto Macao, ma la vera svolta è arrivata con Cronache marziane. A partire da lì non ho dovuto più spiegare alla gente chi ero e cosa facevo. Sono molto fortunato perché sono uno dei pochi, nello spettacolo italiano, che fa quello che vuole. Siccome non aspiro a essere una superstar, scelgo a seconda del periodo se fare radio, televisione, teatro, o scrivere. A luglio debutterò al Festival di Ravenna con uno spettacolo in cui ci sono anche le mie mani, poi vedremo. Ho sempre 3mila idee».
Si definisce un outsider.
«Sì, per tante ragioni».
È stato tra i primi, in Italia, a fare coming out.
«Al Maurizio Costanzo Show, senza neppure rendermene conto. Si parlava di tradimenti e io raccontai con grande naturalezza quello che avevo subito dal mio compagno. Maurizio mi disse: “Hai fatto più tu con questa dichiarazione semplice e lineare che cento congressi. Poi ho pagato il prezzo del mio coming out. Tante cose non mi sono state proposte perché sono gay e, magari, sono stato superato dal collega che andava alla stadio con il dirigente. A me non piace andare allo stadio, e non ci andrei con un dirigente».
Quale «no» ha digerito meno?
«Più dei “no” mi pesano i modi: vieni a sapere che non sei stato preso con una scusa che non è la verità; nessuno ha il coraggio di dirti “Non fai quel programma perché sei gay”».
Oggi le cose sono cambiate.
«In tivù ci sono tanti gay di regime: figure che contrastano con il pensiero imperante per far vedere quanto sono bravi e liberi, ma in realtà devono seguire la linea».
Torniamo a Ballando: c’è stato un momento in cui ha pensato di alzarsi e andarsene?
«No, mi diverto troppo. Magari mi sono arrabbiato, tante volte; ad esempio con Povia, con Nunzia De Girolamo, con Alessandra Mussolini. Ma mi sento un privilegiato: un abbonato in prima fila, con il posto in pista».
La sua vita come va?
«Ottima e abbondante. Convivo da tre anni con il mio compagno. Siamo molto antichi, mentre in giro vedo molte variazioni sul tema. Ho progetti ambiziosi, anche fuori dallo spettacolo. Ma prima festeggeremo il Natale tranquilli, rilassati, a Firenze a casa di una mia zia. Non è il momento giusto per viaggiare. Preferisco tornare a Firenze, dove sono cresciuto fino ai 18 anni».
Intanto, chi salirà sul podio di Ballando?
«Non lo so dire. Secondo me saranno tre donne».
E chi le piacerebbe vedere in pista l’anno prossimo?
«Sicuramente Belen: balla molto bene e ci darebbe belle storie. E poi uno dei nostri giornalisti, molto meno coraggiosi delle colleghe donne».
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18 dicembre 2025 ( modifica il 18 dicembre 2025 | 19:38)
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