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Il pacchetto Automotive della Commissione europea ha riacceso i riflettori su biofuel ed e-fuel (biocarburanti ed elettrocarburanti, per dirla all’italiana). Stando alla proposta dell’esecutivo, infatti, dal 2035 le Case dovranno rispettare un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 allo scarico del 90% (anziché del 100%), mentre il restante 10% andrà compensato: per il 7% con acciaio “verde” prodotto nell’Ue, e per il 3% grazie proprio a biofuel ed e-fuel. Vediamo perché la Commissione punta su questi carburanti e cosa sono, per poi immaginare i possibili scenari.
Cosa c’è dietro
Biocarburanti ed elettrocarburanti hanno un impatto ambientale inferiore rispetto a benzina e diesel: la riduzione delle emissioni di CO2 si calcola lungo l’intera catena del valore, non solo allo scarico. Il tubo di scappamento emette anidride carbonica, ma quella catturata in precedenza dall’atmosfera rende il bilancio netto vicino allo zero, specie nel caso dei biofuel avanzati. La parola chiave è flessibilità.

Cosa sono
1) Biofuel. Combustibile prodotto da biomassa (scarti agricoli, oli vegetali esausti, rifiuti organici, grassi animali). È considerato energia rinnovabile perché la materia prima si rigenera in tempi brevi. La CO2 emessa allo scarico è idealmente la stessa assorbita dalla pianta, creando un ciclo chiuso. Tipologie principali:
- Bioetanolo: ottenuto dalla fermentazione degli zuccheri (canna da zucchero, mais), miscelato alla benzina. Compatibile con quasi tutte le auto a benzina post-2000.
- Biodiesel tradizionale (FAME): da oli vegetali o grassi animali, miscelato al gasolio (es. B7).
- HVO (Hydrotreated Vegetable Oil): sostituisce il gasolio al 100% senza modifiche al motore. Prodotto su cui punta l’industria italiana (Eni con HVOlution). Riduce CO2 fino al 90%, NOx e particolato. Già disponibile in 1.000 stazioni di servizio.
- Biometano: gas da decomposizione dei rifiuti organici, per vetture con impianto a metano.
2) E-fuel. Carburante sintetico ottenuto da idrogeno verde (elettrolisi con energia rinnovabile) e CO2 catturata. Compatibile con i motori attuali, ma costosissimo (5-7 €/l a livello industriale). Prezzo dimezzabile entro il 2030 con elettrolizzatori più efficienti e energia rinnovabile a basso costo.

Possibili scenari
1) Biofuel. Si punta a spostare la produzione verso materie prime che non competono con la filiera alimentare (scarti agricoli, alghe, colture su terreni degradati), rendendo la produzione dei biocarburanti
2) E-fuel. Per renderlo competitivo, è necessario ridurre il costo dell’idrogeno verde. Il miglioramento tecnologico degli elettrolizzatori e l’abbondanza di energia rinnovabile a basso costo (in aree geografiche come il Cile o il Nord Africa) potrebbero dimezzare il prezzo industriale entro il 2030.
La spinta normativa
Se Parlamento e Consiglio Ue approvassero il pacchetto, biofuel ed e-fuel potrebbero accelerare grazie a joint-venture tra Case e colossi dell’energia. Il quadro normativo favorirebbe scalabilità e abbattimento dei costi, in un futuro dove l’elettrico domina, ma i carburanti alternativi garantiscono la sopravvivenza dei motori termici.
Essendo drop-in (non richiedono modifiche ai motori), biofuel ed e-fuel potrebbero ridurre le emissioni delle Euro 5 ed Euro 6 già su strada, rallentando l’obsolescenza e sostenendo il valore residuo delle termiche.

E i prezzi?
1) Biofuel. Oggi, il prezzo medio nazionale self service di un litro di benzina e diesel è rispettivamente di 1,71 e 1,67 euro, incluse accise e IVA 22%, e che ogni carburante alla pompa varia in funzione di mille fattori (zona, distributore, modalità self/servito, tasse locali, domanda stagionale). Esistono dati basati sulle medie nazionali rilevate dal ministero delle Imprese (Osservaprezzi Carburanti) per i biofuel. Grosso modo, abbiamo l’Hvo (diesel vegetale) attorno a 1,6 €/l su circa 1.000 impianti, ma ci sono frequenti promozioni che abbattono il costo. Mentre per il biometano siamo a circa 1,4 €/kg.
2) E-fuel. Non esiste una rete di vendita al dettaglio. I prezzi industriali sono stime industriali fornite direttamente dai produttori e dai consorzi di settore: 5-7 €/l (report Porsche AG e HIF Global relativi all’impianto pilota Haru Oni in Cile). Dopodiché, con le proiezioni 2030-2050, si entra in un “campo minato”: le stime di calo dei costi (fino a 2 €/l) sono fornite dall’eFuel Alliance, l’associazione europea che promuove questi carburanti. Parecchio dipenderà dal prezzo dell’energia elettrica rinnovabile e dalla scalabilità degli elettrolizzatori, fattori molto volatili.
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