di
Marta Serafini
Il presidente ucraino: «Quella degli asset è una scelta morale e legale». Intanto, tre soldati russi sconfinano in Estonia
DALLA NOSTRA INVIATA
ZAPORIZHZHIA – «Se non ci sarà una decisione, tutte le parole che abbiamo sentito per anni sulla solidarietà, l’autonomia, la capacità dell’Europa di difendere la giustizia a livello globale, saranno prive di significato. E i russi, e non solo loro, penseranno che può essere sconfitta». Si precipita a Bruxelles Volodymyr Zelensky e prova il tutto per tutto per tenere l’Unione dalla sua parte.
Questione di sopravvivenza da risolvere «entro l’anno», lo scongelamento degli asset russi e il piano di prestiti all’Ucraina per 210 miliardi di euro che dovrebbero essere garantiti dai beni di Mosca bloccati nei conti europei e senza i quali — avverte il presidente ucraino — Kiev esaurirà la liquidità entro la primavera. La soluzione, allora, è solo una: «Proprio come le autorità confiscano i soldi ai trafficanti di droga e sottraggono armi ai terroristi, i beni della Russia devono essere utilizzati per difendersi dall’aggressione russa e per ricostruire ciò che è stato distrutto. È morale, è giusto ed è legale», tuona Zelensky rivolgendosi ai leader Ue riuniti al Consiglio europeo.
I timori sono soprattutto per le reticenze del Belgio, dove ha sede la quota più alta dei frozen asset. «Capisco i rischi di cui parla il premier Bart De Wever ma siamo in guerra e penso che noi stiamo affrontando rischi ancora più grandi», commenta Zelensky che invece ieri taceva sui dubbi di Roma considerata un alleato affidabile ma che se dovesse fare «scelte dolorose» — la definizione è del Financial Times — metterebbe in difficoltà l’Ucraina, stremata da quattro anni di bombe.
Per rendere l’idea: mentre scriviamo questo articolo con la connessione, l’elettricità e il riscaldamento che vanno a singhiozzo, sono circa 180 mila gli ucraini senza elettricità e al gelo, soprattutto nelle regioni meridionali di Mykolaiv, Zaporizhzhia, Cherkasy e Dnipropetrovsk e in quella Sumy.
Se gli occhi degli ucraini sono tutti puntati sulle app che indicano quante ore di luce e riscaldamento avranno a disposizione, la ben più accogliente e calda Miami nel fine settimana sarà teatro di un ennesimo incontro tra l’inviato statunitense Steve Witkoff e il genero del presidente Donald Trump, Jared Kushner, con l’inviato economico del Cremlino, Kirill Dmitriev.
Tanti e grossi i nodi ancora da sciogliere. Primo su tutti, l’ingresso di Kiev alla Nato. Dopo averne annunciato la rinuncia in vista dei colloqui di Berlino, Zelensky torna a frenare e, rispondendo ai giornalisti, spiega come non sia necessaria una modifica della Costituzione, dal momento che la «responsabilità sull’adesione è degli Stati membri della Nato e non certo di Kiev». Inoltre, sibila il presidente ucraino, «i politici cambiano. Qualcuno vive, qualcuno muore». E il quadro potrebbe allora cambiare e la Nato potrebbe comprendere di aver bisogno di un alleato come l’Ucraina.
Parole che arrivano insieme alla notizia riportata dalla Bild che ieri tre militari russi hanno sconfinato in Estonia per 20 minuti. Ma anche messaggi che non sono sicuramente graditi al capo del Cremlino che ieri ha fatto sapere, per bocca del portavoce Dmitry Peskov, come la Russia stia preparando i contatti con gli Stati Uniti per capire «quanto siano cambiati i principi precedentemente concordati».
Le lancette corrono, il conto dei morti sale. Mentre Trump, dalla Casa Bianca, pressa ancora: «Spero che l’Ucraina si muova rapidamente perché altrimenti i russi cambiano di nuovo idea».
18 dicembre 2025
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