Da oggi Dominik Paris, 36 anni, torna nelle gare di velocità in Val Gardena. Si parte con una discesa sprint, poi il superG di domani e sabato la classica libera, la più attesa sulla Saslong. Pista con la quale l’azzurro ha smesso di litigare dal dicembre 2023, quando vinse per la prima volta. «Conto di portare a casa qualche risultato importante per arrivare alle Olimpiadi in fiducia. Ma in Val Gardena tutto può succedere. Da qui all’inizio di febbraio saranno settimane molto importanti».

Vedremo già il miglior Paris?

«Non lo so. Dal passato vorrei ripescare la stagione del 2018-2019 (nove successi e l’oro mondiale in superG) ma sarà dura. Ora la Coppa è tornata in Europa e ho tante certezze».

Il segreto della longevità?

«Non sono l’unico “vecchietto” in campo. Tifo Milan e quando vedo giocare Modric mi rendo conto che è ancora essenziale nella squadra. È la dimostrazione che lo sport attivo si è allungato negli anni. Anche nello sci abbiamo due esempi, Vonn che pochi giorni fa ha vinto a 41 anni e l’austriaco Kriechmayr, due anni in meno di me. A Beaver Creek ha battuto tutti in supergigante. Ormai molto fa l’esperienza e chi è a posto fisicamente può gareggiare a lungo ed efficacemente».

Lei come sta?

«Mi sento bene, so di essere competitivo, l’ho visto nelle prime gare della stagione. E poi il fatto che la mia azienda di materiali abbia deciso di rinnovarmi il contratto fino al 2028 mi dà carica. Questo non significa che la mia carriera proseguirà così tanto ma io ci provo. Con Nordica c’è un rapporto che va avanti da tutta la vita. Abbiamo legato i nostri nomi, mi fido ciecamente. Mi ha permesso di diventare lo sportivo che sono».

Come sono i suoi rapporti con Sinner, ex sciatore e suo vicino in Alto Adige?

«Ci scambiamo qualche messaggio. Quello che sta facendoè impressionante. Non sono riuscito ad incrociarlo, avevo l’influenza e non ho potuto partecipare al tradizionale premio “Sporthilfe Gala” a Merano: mi ha sostituito il mio manager Georg Pircher, hanno fatto foto e selfie. Jannik affascina i giovani. Lo so con certezza perché mi ha “rubato” un figlio. Niko, invece di sciare, ora vuole giocare a tennis, sta imparando».

Nel 2024, quando ha avuto un calo di risultati, ha mai pensato di smettere?

«Sì. Avevo perso la scintilla. È stato un periodo molto difficile. Mi ripetevo “se non posso più tornare sul podio è ora di lasciare”. Ma ho capito che dovevo reagire velocemente e cambiare i materiali. Sono tornato al vecchio set up, ho ritrovato le mie certezze e ora so di essere ancora veloce, devo andare avanti così fino ai Giochi di Milano-Cortina».

Come si è preparato e come sta?

«Bene. Le modifiche mi hanno dato sensazioni positive, diverse e ho ritrovato fiducia. Poi sapete come sono, quando inizio un nuovo percorso voglio portarlo a termine nel migliore dei modi. L’allenamento non mi spaventa».

Parliamo delle Olimpiadi. Gli uomini gareggeranno a Bormio sulla lingua di ghiaccio dove, tredici anni, fa ha vinto la prima volta. Sensazioni?

«Bellissime. Mi sento a casa, so come affrontare la “Stelvio”, è una pista che mi dà grande fiducia. Ho un rapporto molto naturale, mi viene tutto facile. Nelle ultime Olimpiadi, in Corea e a Pechino non sono mai partito in fiducia, non conoscevo bene il tracciato. Così ero sempre lì a studiare, a pensare, e mi mettevo pressione. Invece, a Bormio sarà tutto più tranquillo. Non devo pensare tanto, arriva tutto in modo spontaneo».