di
Cesare Giuzzi

Salentina di nascita, 36 anni da compiere tra dieci giorni: è toccato a lei certificare la presenza o meno del Dna di Andrea Sempio sulle unghie di Chiara Poggi

Lontanissima da fotografi e telecamere per natura, abituata ai laboratori della Scientifica di Milano tra microscopi elettronici e provette. Salentina di nascita, 36 anni da compiere tra dieci giorni, un curriculum di studi scientifici che l’ha portata rapidamente dal suo ingresso in polizia nel 2016 al primo posto nella graduatoria del concorso da direttore tecnico biologo della Scientifica due anni dopo. Denise Albani, la perita incaricata dalla giudice Daniela Garlaschelli per l’incidente probatorio, è stata in questi mesi «tirata per la giacchetta» da ogni dibattito televisivo. 

A lei è toccato il compito più difficile di questa nuova inchiesta: certificare la presenza o meno del Dna di Andrea Sempio nei tracciati del materiale genetico analizzato nel 2014 sulle unghie di Chiara Poggi. La sua relazione finale ha apparentemente accontentato tutti. I legali di Andrea Sempio convinti che le carenze legate all’assenza di dati consolidati nei risultati abbiano un peso decisivo per l’utilizzo della prova scientifica contro il loro assistito. I magistrati di Pavia che hanno visto confermato in pieno il risultato già messo in luce dai genetisti Carlo Previderé e Pierangela Grignani che aveva portato alla riapertura del caso. 



















































In aula, durante le udienze che hanno portato al finale di giovedì, Denise Albani ha dimostrato di saper tenere testa agli attacchi e anche alle lusinghe. E non ha avuto timore reverenziale anche nel «bacchettare» il precedente operato del genetista d’Appello Francesco De Stefano: «A parere di questo perito le strategie analitiche adottate nel 2014 (mancata quantificazione del Dna e utilizzo di diversi volumi di eluato per le tre sessioni di tipizzazione Y) hanno di fatto condizionato le successive valutazioni». 

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La nomina di Denise Albani, in realtà, arrivò dopo il ricorso della procura di Pavia contro l’indicazione del genetista Emiliano Giardina, reo di essersi espresso in un video sul caso Garlasco in passato. La giudice allora scelse la sua ex allieva all’università di Tor Vergata in servizio alla polizia Scientifica di Milano. In quell’occasione fu il legale della famiglia Poggi, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, da sempre critico verso l’operato della procura e dei carabinieri, ad accogliere con favore la nomina: «Sono contento che sia stata coinvolta la polizia di Stato per ragioni di opportunità». Giovedì però proprio i legali e i consulenti dei Poggi hanno censurato l’operato della genetista Albani contestando l’uso di software non aggiornati e una decina di criticità nei risultati ottenuti. Tant’è.


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18 dicembre 2025 ( modifica il 18 dicembre 2025 | 22:27)