La sindaca di Genova Silvia Salis ha firmato un’ordinanza che vieta la detenzione di botti, fuochi d’artificio e materiale pirotecnico nella notte di Capodanno. Con contestuale divieto di utilizzo in tutto il periodo che va da lunedì 22 dicembre 2025 a  martedì 6 gennaio 2026. 

Perché il Comune ha deciso di vietare botti, petardi e fuochi

Il documento spiega le motivazioni alla base dei divieti, citando tra le altre cose anche il benessere degli animali domestici e della fauna urbana e selvatica. L’utilizzo di petardi, botti, razzi e altri artifici pirotecnici, si legge, comporta “un oggettivo pericolo per l’integrità fisica di chi li maneggia e dei passanti”. Rischi che potrebbero essere accentuati “dalla diffusione di assembramenti spontanei su aree pubbliche in tutta la città e dal lancio di artifici dai balconi e dalle finestre, con possibile ricaduta su vie e piazze e conseguenti danni a persone e cose”.

Il regolamento di polizia urbana del comune di Genova, in realtà, vieta di far esplodere petardi e botti di qualsiasi tipo ‘in tutte le vie, piazze e aree pubbliche ove transitano o siano presenti pedoni’, ma viene spiegato che “nel periodo compreso tra il 22 dicembre e il 6 gennaio, poiché la presenza di pedoni è verosimilmente diffusa su larga parte del territorio cittadino per i più svariati motivi, con assembramenti di persone, eventi, feste e turisti, è necessario un provvedimento più stringente a garanzia dell’incolumità delle persone, per tutelare gli animali e proteggere ambiente e ambienti urbani, ricordando anche che ‘l’uso improprio può cagionare incendi, danneggiare beni pubblici e privati, e mettere a rischio il patrimonio storico, artistico e architettonico della città’.

Il divieto di utilizzo in aree pubbliche (e non solo)

In tutto il territorio del Comune di Genova, quindi, dal 22 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026, al di fuori degli spettacoli autorizzati di professionisti muniti di licenza, c’è il divieto assoluto di usare materiale esplodente, fuochi artificiali, petardi, botti, razzi e artifici pirotecnici, anche se di libera vendita, che producano effetti di scoppio, crepitio o fischio.

Il divieto si applica nelle aree pubbliche, ma anche in quelle private se l’effetto pirotecnico ricade su spazi pubblici o su proprietà di terzi. Rientra nel divieto il lancio da balconi, finestre, terrazze, cortili e giardini.

Il divieto di detenzione a Capodanno

A Genova, sul territorio del Comune, dalle ore 19 del 31 dicembre alle ore 6 del primo gennaio 2026 è vietata la detenzione in area pubblica e privata aperta al pubblico di petardi, botti, artifici pirotecnici e materiale esplodente, anche se di libera vendita. Sono esentati quelli di categoria F1, quali petardoni da ballo, fontane, bottigliette a strappo lancia coriandoli, fontane per torte, bacchette striscianti, in quanto caratterizzati da rischio potenziale estremamente basso e livello di rumorosità trascurabile.

Le multe

Sono previste multe tra 100 e 500 euro oltre al sequestro del materiale detenuto e non ancora utilizzato.

Salis: “Ordinanza che nasce da ascolto”

La sindaca di Genova Silvia Salis dichiara: “Questa ordinanza nasce dall’ascolto dei cittadini, che chiedono più sicurezza, salute e qualità della vita nelle festività. Limitare l’uso e la detenzione di artifici pirotecnici, specie a Capodanno, riduce i rischi di incidenti e tutela i più fragili, compresi gli animali spaventati dalle esplosioni. Vogliamo una Genova accogliente, sicura e vivibile, con comportamenti responsabili e rispetto reciproco”.

Le assessore Arianna Viscogliosi (sicurezza urbana) e Tiziana Beghin (tradizioni) aggiungono: “Genova è città accogliente: a Capodanno è giusto festeggiare serenamente, ma rispettando la quiete e la salute di tutti. L’uso di petardi e botti espone a rischi; vogliamo che sia una festa sicura anche per gli animali”. Conclude la consigliera delegata al benessere degli animali Francesca Ghio: “Abbiamo introdotto novità sull’ordinanza valida per tutte le festività: la tutela del benessere animale, domestico e selvatico, è prioritaria per l’amministrazione, perché i rumori forti causano panico, fughe, traumi e possono mettere a rischio anche la vivibilità urbana”.

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