di
Cesare Giuzzi

La genetista Albani: «Già nel 2014 era possibile escludere Stasi da quei campioni». Cataliotti, legale del nuovo indagato: «Quel dato non è né una prova, né un indizio». Il documento sparito dagli atti e ritrovato dalla super perita

Le quattro ore di confronto in aula non spostano di un centimetro posizioni e convinzioni. La Procura di Pavia è certa di poter contare adesso su un elemento «cristallizzato» in vista di un possibile processo: la presenza del aplotipo «Y» del nuovo indagato Andrea Sempio sulle mani di Chiara Poggi. Tema che adesso, sottolineano gli inquirenti, appare quasi scontato benché con tutti i limiti di esami genetici su risultati non consolidati e replicati. Ma che fino allo scorso marzo sembrava «fantascienza» dopo la rapida bocciatura delle prima inchiesta su Sempio di otto anni fa.

Dall’altra, i difensori che devono sì incassare percentuali di compatibilità tra quel Dna e il profilo genetico di Sempio, ma possono contare su una serie di «criticità» su cui puntare per non fare del risultato della scienza la «prova regina» del nuovo caso Garlasco. E non è poco, visto che — per quanto noto finora — il tema Dna sulle unghie della vittima rimane l’elemento centrale dell’indagine. «Siamo molto, molto soddisfatti. Quel dato sul Dna non è né una prova, né un indizio», le parole dell’avvocato Liborio Cataliotti che con la collega Angela Taccia difende il 37enne.



















































Ora per Andrea Sempio si apre però un’altra strada, affidata al lavoro dei consulenti Marina Baldi e Armando Palmegiani: riuscire a dimostrare che quelle tracce non sono il segno lasciato da un assassino sulla scena del crimine (come pensano i pm) ma una «banale contaminazione secondaria». Qualcosa toccato dalla vittima e in precedenza maneggiato da Sempio. L’elenco dei possibili «oggetti contaminati» non è ancora stato presentato. Ma la difesa è al lavoro.

Ieri però a rubare la scena è stata la presenza a Pavia di Alberto Stasi, il condannato in via definitiva per l’assassinio di Chiara Poggi. Quella dell’ex «bocconiano dagli occhi di ghiaccio» è una presenza silenziosa («Non posso parlare») ma dal chiaro peso specifico. E la partecipazione di Stasi scalda i legali dei Poggi. L’avvocato Francesco Compagna, insieme al collega Gian Luigi Tizzoni, chiede al gip di cacciare dall’aula «il condannato». Istanza rigettata dalla giudice Daniela Garlaschelli. «Confesso che non mi aspettavo la presenza di Stasi — spiega invece all’uscita l’avvocato Cataliotti, difensore di Sempio —. Però non mi sono opposto, perché si è trattato di una presenza, sia pur passiva, di chi è interessato all’espletamento della prova». Andrea? «Non avrebbe potuto parlare. La sua presenza era inutile, anche per non esporlo alle telecamere».

Nell’aula al piano terra, la genetista Denise Albani illustra i risultati della sua perizia. Risponde alle domande del procuratore aggiunto Stefano Civardi, conferma che la mancanza in origine di dati consolidati sul Dna nel 2014, ai tempi della perizia del professor Francesco De Stefano, rappresenta il punto più critico dell’esame. Ma anche che già nel 2014 era possibile escludere Alberto Stasi da quei campioni, cosa che il perito d’Appello fece però solo in maniera dubitativa: «Non si può né individuare né escludere».

Poi tocca al giallo di un verbale manoscritto dell’11 settembre 2014 in cui il perito De Stefano aveva parlato di «due tracce che mostrano un Dna comparabile». Verbale però sparito dagli atti depositati all’epoca e ritrovato ora dalla perita Albani. Per la difesa di Stasi si tratta di un elemento «grave» perché poi De Stefano ha «parlato di Dna degradato e non comparabile».
Scintille anche intorno a una «presunta» consulenza firmata da Marzio Capra, genetista di fiducia dei Poggi, quindi della parte offesa, citata nella relazione dei legali di Andrea Sempio ma che non risulta tra il materiale depositato dal giudice. «Come è possibile?». Il dubbio non si dipana, si scioglie invece l’udienza con la giudice Garlaschelli che restituisce gli atti dell’incidente probatorio alla procura. Verranno utilizzati in un eventuale processo.

E adesso cosa succederà? I magistrati del procuratore Fabio Napoleone e i carabinieri di Milano sono sempre più convinti di aver imboccato la strada giusta. La richiesta di rinvio a giudizio potrebbe essere avanzata in primavera. Prima toccherà alla relazione sulla Bpa e a quella medico legale di Cristina Cattaneo.


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19 dicembre 2025 ( modifica il 19 dicembre 2025 | 07:03)