È morto il campionissimo, Michele Dancelli: aveva 83 anni e da qualche settimana era ricoverato alla Rsa di Castenedolo, il paese dov’era nato e cresciuto. È qui che saranno celebrati i funerali, lunedì 22 dicembre alle 9 in chiesa parrocchiale: la salma riposa alla Sala del commiato delle Onoranze funebri Treccani, dove è stata allestita la camera ardente.

Una luminosa carriera

Dancelli è stato un pezzo di storia del ciclismo italiano e internazionale. Nato a Castenedolo nel 1942, è stato professionista dal 1963 al 1974 e ha corso per le squadre Molteni, Vittadello, Pepsi Cola, Scic e Dreherforte. Una carriera luminosa: ha vinto 73 gare ed è per questo considerato uno dei ciclisti più vincenti della storia sportiva italiana. Memorabile la vittoria alla Milano-Sanremo del 19 marzo 1970, riportando il titolo in Italia dopo ben 17 anni (prima di lui Loreto Petrucci, nel 1953).

Nel curriculum anche 3 Giri dell’Appennino e 2 Trofei Laigueglia, 2 campionati italiani e altre tre medaglie, 11 vittorie di tappa al Giro d’Italia, una al Tour de France, due medaglie iridate (di bronzo) ai Mondiali di Imola e Zolder nel 1968 e nel 1969. Tra le classiche fece sua anche la Freccia Vallone del 1966: da ricordare anche il quarto posto al Giro 1970, vinto dal cannibale Eddy Merckx.

Combattente indomito, così dichiarava solo poche settimane: “Pogacar con me non sarebbe scappato, gli avrei dato filo da torcere”. Oltre a tanti, tantissimi amici, lascia nel dolore i figli Renzo e Liana, avuti dalla prima moglie, e Miguelito, nato da una successiva relazione.