di
Sara Bettoni

Saluti, ritrovi e cene contribuiranno all’incremento dei contagi. Pregliasco: «Ha ben sette mutazioni, per questo il nostro sistema immunitario fatica a riconoscere il virus e a difenderci»

L’influenza blocca a letto circa 155 mila lombardi. E potrebbe guastare le feste a molti altri: saluti, ritrovi e cene contribuiranno all’incremento dei contagi. Il «protagonista» di questa stagione è il virus A H3N2 con la sua variante K. «Non è più “cattiva”, ma ha ben sette mutazioni che gli permettono di eludere la nostra memoria immunitaria», spiega Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene generale e applicata presso la sezione di Virologia all’università Statale. In pratica il nostro sistema immunitario fatica a «riconoscere» il virus e a difenderci. «Anche in altre nazioni l’epidemia corre — continua l’esperto —. La Bolivia, per esempio, sta adottando alcune misure per rallentare la circolazione del virus».

La Lombardia monitora la diffusione delle sindromi simil influenzali — quindi l’influenza e i virus che gli assomigliano — grazie al monitoraggio dei medici di famiglia e dei pronto soccorso. Secondo i dati raccolti da questa rete, al momento l’incidenza è di 15,5 casi ogni mille assistiti, per un’intensità classificata come «media». Tra i bambini e i ragazzi dai 5 ai 14 anni già la scorsa settimana l’incidenza era considerata «alta» e ora è in leggero calo. La frenata riguarda anche i piccoli della scuola dell’infanzia. Tra gli adulti e gli anziani, invece, i contagi sono in crescita, anche se non in modo repentino. «Non c’è allarmismo, ma preoccupazione per le prossime settimane — dice Pregliasco —, in cui ci aspettano viaggi, abbracci, cene. La stagione si sta dimostrando impegnativa, come da previsioni. Il picco potrebbe arrivare tra Natale e la riapertura delle scuole a gennaio».

L’influenza «vera» riguarda circa il 50% dei pazienti
sottoposti al test dai medici di famiglia e il 43% di quelli a cui viene fatto il tampone negli ospedali. Negli altri casi, la malattia è causata da virus «cugini» come il rhinovirus, il virus respiratorio sinciziale, il Covid. Come riconoscere la «vera» influenza? «Dalla presenza di tre segnali — dice ancora Pregliasco —: un brusco rialzo della febbre, almeno un sintomo respiratorio, come il raffreddore e almeno un sintomo sistemico, come il senso di affaticamento generale. Se il paziente non è fragile, basta l’automedicazione responsabile». Per il vaccino «siamo ancora in tempo». Ma la profilassi non ci difende anche dagli altri virus: l’iniezione non cancella automaticamente il rischio di mal di gola e naso chiuso.



















































Come sempre, l’epidemia può essere pericolosa per i pazienti fragili, che rischiano di finire ricoverati. «Gli ospedali si organizzano per ampliare i posti in Medicina». La Regione ha avviato la fase di «Attivazione pronto soccorso» del Piano epidemico, il terzo passaggio in una scala che prevede sette livelli. In sostanza, si cerca di liberare più letti possibili così da poter accogliere i malati in arrivo dal pronto soccorso e ridurre i tempi di «boarding», ovvero di attesa di un posto in reparto. Per i casi meno gravi, invece, vengono aperti degli ambulatori dedicati — chiamati hotspot infettivologi — nelle case di comunità o in altre strutture territoriali: una strategia per evitare che i pronto soccorso vengano presi d’assalto anche da chi non ha sintomi preoccupanti, ma ha comunque bisogno di cure. Come ulteriore misura, è prevista l’attivazione della guardia medica pediatrica, da contattare quando il pediatra non è in servizio.

«Il nostro pronto soccorso per ora non ha un sovraccarico eccessivo — spiega Massimo Puoti, primario di Malattie infettive all’ospedale Niguarda — . L’epidemia è di qualche settimana in anticipo rispetto all’anno scorso». Un aiuto arriva dalla campagna vaccinale, «che ha avuto più successo degli anni precedenti». La Regione conta 2,1 milioni di vaccinati, tanti quanti se ne sono registrati nell’intera stagione passata. «A mio avviso, il buon andamento è dovuto anche alla partecipazione delle farmacie, presenti in modo capillare nelle città, oltre che dei medici di famiglia e dei pediatri», spiega l’infettivologo. Che vede nel rallentamento dei casi tra i giovani dai 5 ai 14 anni un segnale positivo. «Speriamo che si mantenga il trend, perché è la fascia che poi diffonde il virus in famiglia».


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19 dicembre 2025