di
Simone Canettieri
Sul Mercosur e – soprattutto – sul prestito all’Ucraina è passata la linea italiana concordata con la Francia. «Nella prima parte del verice Meloni non ha nemmeno preso la parola, ma ha concluso l’accordo»
DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES – Diciannove ore di Consiglio, molte delle quali trascorse senza cellulare durante il momento della discussione con i leader. E poi eccola, Giorgia Meloni, alle 4 di notte, sotto la Lanterna per poche dichiarazioni. La premier usa un basso profilo. Un sorriso di soddisfazione comunica altro. Dice che «ha prevalso il buon senso». Evita trionfalismi, fugge dalle fanfare.
Eppure, a conti fatti, la vincitrice, se così si può chiamare, di questo Consiglio è lei. Italia-Germania due a zero. Su Mercosur e asset russi.
Due affermazioni sulla Germania di Merz (e della presidente della commissione von der Leyen) che non voleva il rinvio dell’accordo commerciale con i paesi del Sud America e che spingeva per sbloccare e utilizzare i 210 miliardi di euro di beni russi per sostenere l’Ucraina nei prossimi due anni. È accaduto il contrario, come si sa.
Nonostante questo successo la linea è: abbiamo vinto, non occorre stravincere. Lo si capisce dalla batteria di dichiarazioni degli esponenti di Fratelli d’Italia che elogiano la posizione italiana, certo, ma evitano qualsiasi riferimento a Berlino. Che resta un partner importantissimo in Europa per mille motivi. Dentro FdI e nel governo dunque non bisogna rimarcare insomma il doppio smacco subito dalla Germania (che qui campeggia su tutti i giornali belgi) soprattutto sull’Ucraina, a tre giorni dalla cena dei leader in Cancelleria.
E così Meloni ottiene un doppio risultato. Sul Mercosur viene incontro al mondo agricolo italiano, arrivato fin qui ieri per protestare. La Coldiretti d’altronde resta una base elettorale importante per il governo, come sa benissimo il ministro Francesco Lollobrigida: va ascoltata e sostenuta. E con la telefonata al presidente Lula, che aspettava von der Leyen per siglare l’intesa, rafforza il rapporto diretto, sgomberando il campo da ricostruzioni.
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La lunga notte di Meloni racconta anche di un gioco di sponda quasi inedito: quello fra il premier belga Bart De Wever, sulle barricate pur di non autorizzare lo sblocco dei beni di Mosca, e Meloni che ha lo seguito e spinto nei giorni precedenti (con un pugno di Paesi) il Consiglio su questa posizione. Durante la notte le perplessità di Paesi come Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca non hanno mollato il tavolo. Viktor Orban e Robert Fico, nel frattempo, hanno lavorato ai fianchi gli altri leader per far saltare la soluzione che avrebbe scatenato l’ira di Mosca. I diplomatici dell’UE hanno dichiarato a Politico che Meloni non ha nemmeno preso la parola durante la prima parte del vertice, ma ha comunque concluso l’accordo.
È passato così il prestito di 90 miliardi, una soluzione che non crea problemi interni con la Lega (il provvedimento non dovrebbe passare nemmeno in Parlamento). Per Meloni un altro risvolto non banale di questa lunga notte.
È passato così il prestito di 90 miliardi, una soluzione che non crea problemi interni con la Lega (il provvedimento non dovrebbe passare nemmeno in Parlamento). Per Meloni un altro risvolto non banale di questa lunga notte.
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19 dicembre 2025 ( modifica il 19 dicembre 2025 | 15:27)
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