Puoi scambiarli facilmente per problemi digestivi – (ascolinews.it)
Riconoscere tempestivamente i segnali d’allarme e intervenire rapidamente può fare la differenza nella sopravvivenza
Sebbene spesso confusi nel linguaggio comune, si tratta di condizioni distinte per eziologia, manifestazioni cliniche e gestione terapeutica. La conoscenza dei sintomi e l’attenzione ai segnali premonitori sono fondamentali per migliorare la prognosi dei pazienti colpiti.
Secondo recenti studi presentati al congresso della European Society of Cardiology (ESC), il riconoscimento tempestivo dei sintomi aumenta significativamente la sopravvivenza. Nel 52,3% dei pazienti che hanno identificato correttamente i segnali d’allarme, la mortalità intra-ospedaliera si è attestata all’1,5%, mentre nei pazienti che non hanno riconosciuto i sintomi è salita al 6,7%.
I sintomi da non sottovalutare
L’infarto miocardico acuto si verifica quando un’arteria coronaria o una sua diramazione si occlude totalmente o parzialmente, interrompendo l’apporto di sangue e ossigeno a una porzione del muscolo cardiaco. Questo generalmente è provocato dalla rottura di placche aterosclerotiche e dalla formazione di un trombo. La conseguenza è una necrosi del tessuto miocardico, che si traduce in un danno irreversibile se non trattato rapidamente. Il dolore toracico, spesso descritto come una “morsa” o un senso di peso persistente che può irradiarsi a spalle, braccia, collo e schiena, rappresenta il sintomo più comune. Tuttavia, l’infarto può manifestarsi anche con sintomi atipici o essere “silente”, specie nei pazienti diabetici.
Come riconoscere i sintomi dell’infarto – (ascolinews.it)
Al contrario, l’arresto cardiaco è un evento improvviso in cui il cuore smette di contrarsi efficacemente, interrompendo la circolazione sanguigna. Spesso è causato da aritmie gravi, come la fibrillazione ventricolare, o da condizioni meccaniche che impediscono la funzione cardiaca. Il paziente perde immediatamente conoscenza, cessa di respirare spontaneamente e necessita di rianimazione immediata. L’arresto cardiaco richiede manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP), uso del defibrillatore e supporto medico avanzato per evitare la morte cerebrale e la morte stessa.
Nonostante possano essere correlati – un infarto esteso può provocare un arresto cardiaco – i due eventi hanno cause e manifestazioni diverse e non sempre si verificano in sequenza.
Il dolore toracico persistente, il senso di oppressione al petto, la nausea, la sudorazione fredda e la dispnea devono essere considerati segnali di allarme urgenti. Altri sintomi meno tipici possono includere dolore addominale, stanchezza improvvisa e vertigini. Nei casi più gravi, specie nei pazienti con diabete o altre condizioni predisponenti, l’infarto può presentarsi senza sintomi evidenti.
I fattori di rischio per l’infarto miocardico sono molteplici e si distinguono in modificabili e non modificabili. Tra i primi vi sono il fumo, l’ipertensione arteriosa, i livelli elevati di colesterolo LDL, la presenza di diabete, obesità, sedentarietà e stress psicosociale. L’inquinamento ambientale e l’uso di sostanze stupefacenti rappresentano ulteriori elementi di rischio da non sottovalutare. Tra i fattori non modificabili figurano l’età avanzata, il sesso maschile, la familiarità e l’appartenenza a determinate etnie.
È fondamentale adottare uno stile di vita sano per ridurre il rischio cardiovascolare: alimentazione bilanciata ricca di frutta, verdura e cereali integrali, attività fisica regolare, controllo periodico dei livelli pressori e di colesterolo, evitare il fumo e gestire efficacemente lo stress. Questi interventi sono alla base della prevenzione primaria e secondaria dell’infarto.
La diagnosi di infarto si basa sull’insieme di segni clinici, esami di laboratorio per la valutazione dei biomarcatori cardiaci come la troponina, elettrocardiogramma (ECG) e ecocardiografia. La coronarografia, eseguita in tempi rapidi, permette di individuare e trattare l’ostruzione coronarica tramite angioplastica e impianto di stent. In assenza di un laboratorio di emodinamica, si ricorre alla somministrazione di farmaci fibrinolitici per dissolvere il trombo.
