L’emergenza
Il Centro di referenza ha studiato il genoma dei virus negli allevamenti e ha trovato forti correlazioni tra loro
La diffusione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai), sottotipo H5n1, tanto nel pollame quanto nei volatili selvatici sta raggiungendo numeri significativi nel Mantovano. A certificarlo un incontro che si è svolto nel primo pomeriggio di ieri nella sede dell’Ats Val Padana. Un faccia a faccia con gli allevatori mantovani (erano presenti almeno 50 imprenditori agricoli) voluto con forza dal dipartimento di Veterinaria dell’Ats Val Padana, impegnato a diffondere le corrette pratiche per contenere e contrastare il virus. Oltre all’attività di prevenzione che vede impegnata Ats.
La diffusione
«L’epidemia – dice Vincenzo Traldi, direttore del dipartimento di Veterinaria dell’Ats Val Padana – è andata avanti sulla falsa riga di quello che è avvenuto lo scorso inverno e anche quest’anno abbiamo avuto delle iniziali introduzioni primarie da volatili selvatici e anche da diffusioni cosiddette laterali, ovvero tra allevamenti molto vicini tra loro». «Il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria – aggiunge – ha studiato il genoma di questi virus entrati negli allevamenti e ha trovato delle forte correlazioni tra loro».
I numeri
«Al momento – prosegue Traldi – in provincia di Mantova abbiamo avuto 16 focolai. Complessivamente, sono stati coinvolti allevamenti con oltre 201mila tacchini, un allevamento di capponi con oltre 29mila capi, uno di anatre mute con oltre 15mila capi e circa 500mila galline ovaiole abbattute. In totale, sono stati coinvolti circa 700mila capi in questa epidemia di fine 2025». In sostanza, i paesi coinvolti dall’abbattimento (e in un caso dal de-popolamento preventivo) di pollame sono Guidizzolo, Marmirolo Roverbella, Ceresara, Medole e Goito, dove da novembre ci sono stati sette focolai (già estinti) tra allevamenti di tacchini da carne e galline ovaiole. I focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità hanno fatto scattare le misure preventive di carattere emergenziale per evitare il diffondersi del virus. Il raggio di estensione nelle zone di sorveglianza si estende per dieci chilometri e in quelle di protezione il raggio si estende per tre chilometri. Misure che si sono rinnovate anche dopo un focolaio che si è sviluppato negli ultimi due giorni in un allevamento di Nogarole Rocca (Verona), ovvero al confine col Mantovano.
I selvatici
Quest’anno, per quanto riguarda i volatili selvatici, il virus ha colpito fino ad oggi soprattutto i cigni. «Abbiamo evidenziato una mortalità importante nei cigni», aggiunge Traldi. Il riferimento è agli undici cigni risultati positivi nel lago Superiore di Mantova (e uno a Goito) e recuperati dal personale del dipartimento di Veterinaria. A questi si aggiungo anche un germano reale e una poiana. Tra i temi affrontati nel pomeriggio di ieri, anche quello delle vaccinazioni che dovrebbero partire dalla prossima primavera.
Al momento esistono quattro vaccini, che stando alla prima ipotesi regionale, proposta al ministero, nel Mantovano dovrebbero essere sottoposti alla vaccinazione 59 allevamenti: 34 di galline ovaiole, due di galline uova da cova e 23 di tacchini. Tra i comuni coinvolti ci sono Castiglione, Asola, Goito, Guidizzolo e Roverbella.