TUGLIE – Si sono svolti questa mattina, davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce Angelo Zizzari, gli interrogatori di convalida dei quattro uomini arrestati due giorni fa con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nello specifico di oltre 14 chili di hashish e di circa 230 grammi di cocaina (come raccontato in questo articolo).

Stiamo parlando di: Mauro Ungaro, 43 anni, di Parabita, Matteo Francesco Romano, 34, di Parabita, Marco Mercuri, 36, di Tuglie, e Giuseppe Imperiale, 43 anni, di Tuglie.

Al termine del confronto, durante il quale ciascun indagato ha fornito la propria versione dei fatti, il gip ha applicato la misura cautelare del carcere solo al primo, l’unico ad aver ammesso gli addebiti e che, durante la perquisizione personale, era stato trovato in possesso della chiave della porta d’ingresso dell’abitazione, a Tuglie, in cui era custodita la droga, rimettendo in libertà gli altri tre.

In particolare, la sostanza stupefacente era stata rinvenuta dagli agenti della squadra mobile di Lecce in vari nascondigli, proprio su indicazione dello stesso 43enne: in un ripostiglio del sottoscala, nel contenitore del letto, nel frigorifero in cucina e in un mobile del soggiorno.

Gli altri tre indagati, Romano, con l’avvocato Luigi Greco, Mercuri e Imperiale, rispettivamente con gli avvocati Luca Laterza e Stefano Palma (che assiste anche Ungaro) hanno fornito una spiegazione della loro presenza nell’abitazione in questione, dichiarando di essere all’oscuro della presenza di droga tra le mura domestiche.

Per il gip, il fatto che le sostanze stupefacenti siano state trovate in nascondigli e che gli indagati siano stati fermati all’uscita dall’abitazione dopo esservi rimasti solo una quarantina di minuti, rende insussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei loro riguardi.

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