di
Monica Guerzoni

L’appello del presidente della Repubblica a istituzioni e partiti: «Insieme contro la sfiducia»

L’unico momento bipartisan è all’uscita, quando leader, parlamentari ed ex premier si mettono in fila per recuperare i cappotti. Elly Schlein  scambia un saluto con Antonio Tajani, poi accetta consigli da Gianfranco Fini. Guido Crosetto scherza con Giuseppe Conte. Mario Draghi chiacchiera con Mario Monti e la segretaria del Pd. C’è tutto il governo, o quasi. Più di un ministro commenta sottovoce la sedia vuota di Giancarlo Giorgetti, protagonista dello scontro sulla manovra che scuote il governo.

E dietro la porta chiusa Sergio Mattarella brinda con Giorgia Meloni e, tra gli altri, i presidenti Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana.Nel Salone delle Feste del Quirinale è il giorno in cui il capo dello Stato fa gli auguri alle «alte cariche». E mentre tiene accesi con preoccupazione crescente i fari dell’Europa, della pace e della democrazia come «patrimonio irreversibile» di valori e di diritti, sparge semi di speranza e lancia messaggi alle forze politiche. Senza mettere il dito nelle piaghe che lacerano il governo e innescano lo scontro con le minoranze, il presidente chiede alle istituzioni di tenere unito il Paese, come antidoto alla disaffezione che allontana gli italiani dalle urne.



















































«La democrazia è più forte dei suoi nemici», è il concetto che li regge tutti. Come «radice di quella unità che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica», nata nel 1946, Mattarella sceglie una parola che fa da architrave: «Insieme». È l’«antidoto alla sfiducia verso il futuro», è un valore costituzionale ed è un richiamo ai politici in sala. Alle Regionali l’astensione ha sfiorato il 45%: «Una democrazia di astenuti, di assenti, di rassegnati, è una democrazia più fragile». Invertire la rotta è «un dovere di tutti», ignorare questo dramma rischia invece di delegittimare le istituzioni.

Il presidente invita a spegnere le scintille dell’odio che covano sotto la cenere del discorso pubblico. Definisce «indispensabili alla democrazia» principi come il pluralismo e il confronto «tra posizioni culturali anche molto distanti». E ammonisce a non lasciar prevalere «le sbrigative categorie amico/nemico» e a non produrre «fratture» che dividano la società, perché a pagarne il prezzo sono sempre i cittadini.

Il capo dello Stato riconosce al governo il «prudente controllo» dei conti pubblici, il calo dello spread, l’«importante apprezzamento delle agenzie internazionali» e l’affidabilità. Dati rassicuranti, ai quali però contrappone «problemi e questioni aperte». La sicurezza (che manca) sul lavoro. I 5 milioni di italiani che vivono «sotto la soglia di povertà». La produzione industriale che rallenta. L’occupazione femminile e dei giovani che arranca e lo scarso valore reale delle retribuzioni. Agitare le rispettive agende e bandierine è legittimo, ma i partiti dovrebbero condividere «alcuni obiettivi fondamentali».

Mattarella pensa a «questioni strategiche» che vanno oltre l’orizzonte di una legislatura e su cui maggioranza e opposizione devono «lavorare insieme per assicurare il bene dell’Italia». La politica estera. La «scelta dell’Europa come strada da percorrere senza ripensamenti». La sicurezza nazionale. E qui, quando il presidente giudica «necessario» (per quanto «poco popolare») contribuire alla difesa comune europea per difendere pace e benessere, il pensiero corre a Matteo Salvini. «Sicurezza nazionale e sicurezza europea sono oggi indivisibili», avverte Mattarella.

Del referendum sulla separazione delle carriere il capo dello Stato non parla, però ricorda che nel «patrimonio irreversibile» di diritti conquistati dall’Europa anche grazie alla «relazione transatlantica» c’è «una giustizia indipendente». E c’è il diritto «di controllare e di criticare, senza paura di conseguenze negative» e senza «censure preventive». E chissà se Mattarella pensa ai silenzi di Meloni con la stampa, quando afferma che la partecipazione è fatta anche «di domande, di risposte, di confronto».


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19 dicembre 2025 ( modifica il 20 dicembre 2025 | 00:20)