di Martina Pennisi

Soprattutto per i giovanissimi, i modelli di AI rappresentano un mix fra confessore e coach a cui rivolgersi. Un dialogo che ha sottratto tempo a Instagram e ai suoi fratelli. Cosa accadrà?

Come abiteremo la Rete? La domanda sorge spontanea in questa fase di rivoluzione dovuta al prepotente ingresso dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite. L’exploit di ChatGpt di OpenAI, che ha appena compiuto tre anni e raggiunto 800 milioni di utenti settimanali, e la sgasata di Gemini di Google, capace con la terza versione di impensierire il pionieristico rivale OpenAI che ha gridato al “codice rosso”, sembrano condurci a un futuro in cui le nostre interazioni online saranno totalmente mediate dall’AI. 

Già, ma dove e come? E che fine faranno i social media? Sono destinati a sparire, come sostengono alcuni?



















































Ripartiamo dalle definizioni: ChatGpt e i suoi fratelli sono finestre di interazione con i modelli linguistici di grandi dimensioni (Llm), ma l’intelligenza artificiale si “manifesta” anche nel resto dell’esperienza online, dalla produzione dei contenuti alla selezione di quello che vediamo nei feed dei social. 

I due universi si sono già incrociati e si sovrappongono, in parte. Il punto è capire se uno inghiottirà l’altro, o se coesisteranno. 

Posto che non siamo al primo e forse neanche all’ultimo requiem recitato per Facebook, Instagram, TikTok e gli altri.

I dati: uno studio del Financial Times dice che il picco di tempo speso sui social media nei Paesi sviluppati è stato raggiunto nel 2022, poi è iniziata una flessione arrivata a circa il 10% nel 2024. 

Si tratta di un probabile complessivo assestamento, anche perché nel Nord degli Stati Uniti il consumo di queste piattaforme continua a crescere. Meta nell’ultima trimestrale conferma: negli Usa, il tempo trascorso su Facebook e Instagram è cresciuto a due cifre su base annua, trainato dai video.

«Assestamento» è il termine che usa l’esperto Vincenzo Cosenza, con i dati sulle abitudini degli italiani e delle italiane alla mano: «Il mercato ha raggiunto una fase di saturazione, non c’è stato un calo rilevante degli utenti, il tempo speso è aumentato e c’è stato un riequilibrio dei flussi fra le piattaforme».

Le variabili che si sono già inserite e potrebbero modificare questo scenario sono diverse: prima su tutte, la competizione diretta delle finestre di conversazione intelligenti. Mentre scriviamo, Chatgpt è l’app più scaricata sull’App store di Apple e la seconda più scaricata per dispositivi Android (la prima è Temu, e-commerce). Gemini è seconda su Apple (su Android non c’è perché è nativa sui dispositivi del robottino verde).

Bene: nella battaglia per il tempo speso fra una app e l’altra sono entrati attori decisamente competitivi che stanno già rosicchiando minuti. «È evidente guardando le abitudini dei più giovani: hanno tolto tempo ai social perché usano ChatGpt come un mix fra un confessore e un coach, gli chiedono di tutto. E i rischi sono stati presentati da un rapporto di OpenAI stessa, che si è accorta che lo 0,15% sta sviluppando un attaccamento emotivo elevato» spiega Giuseppe Riva, docente di Psicologia e nuove tecnologie della comunicazione all’Università Cattolica di Milano.

Ma parliamo di bisogni e sistemi diversi. A partire dal fatto che le AI conversazionali presuppongono un’interazione attiva, non così immediata visto che bisogna formulare prompt (richieste) chiare. 

Sui social media, invece, è il feed che ti scodella quello che ti potrebbe interessare e l’unica attività da compiere può essere quella dello scrolling, con il pollice che fa pigramente su e giù sullo schermo dello smartphone. «Abbiamo bisogno di intrattenimento e informazione randomica, di guardare senza pensare» spiega Giovanni Boccia Artieri, ordinario di Scienze della comunicazione all’Università di Urbino.

Un altro bisogno che può tenerci ancorati ai social è quello del cosiddetto «Fediverso, un insieme di social network che possono comunicare fra loro, con un ritorno alle reti sociali, ai posti in cui discutere di progetti e idee. Canali più chiusi o marginali», prosegue Boccia Artieri. 

Anche in questo caso, i dati di Meta confermano la ricerca di perimetri: due miliardi di persone sono attivi nei gruppi di Facebook, mensilmente. E nell’analisi di Cosenza c’è l’exploit dell’aggregatore di forum online Reddit, che in Italia ha avuto una media mensile di 6,1 milioni di utenti nel 2024 (+46%) e continua a crescere anche nel 2025 (+81%). 

Il vero impatto dell’AI si sta già vedendo in ciò che scorre nei feed. Il termine tecnico da appuntarsi è slop. Ovvero: contenuti infestanti generati dall’intelligenza artificiale. 

Le BigTech ci si sono buttate a capofitto: ByteDance, proprietaria di TikTok, sta costruendo i suoi modelli di generazione di video. Meta ha lanciato l’app di video generativi Vibes, per creare e consultare filmati creati con l’AI. 

OpenAI stessa, che non ha ancora la mole di dati su di noi accumulati negli anni dai veterani del Web 2.0 Facebook e Google, ha calato la carta Sora, una piattaforma social per i video. Poi ci sono i profili chatbot creati con l’AI, che si sono già affacciati su Instagram.

Spazzatura, per i detrattori. Una nuova inevitabile coesistenza, per i più giovani e per chi sa apprezzare e volgere a proprio vantaggio le straordinarie potenzialità di queste tecnologie in termini di generazione di contenuti (anche virali), nella consapevolezza dei rischi legati alla circolazione dei deepfake e alla dipendenza. Evolvendo la tecnologia, evolvono anche le sue capacità di manipolazione.

Per le piattaforme social queste sono tutte buone notizie: le reti sociali non bastano per trattenere gli utenti, ma servono e continuano a servire perché le hanno portate fin qui. E possono essere un’ottima base su cui portare l’interazione con i chatbot, assistere a un aumento dei contenuti grazie alla maggiore velocità e facilità con cui si possono realizzare e a un aumento del numero di persone che li crea questi contenuti.

Resta da capire cosa accadrà quando gli agenti di intelligenza artificiale saranno così performanti, personalizzati e così capaci di navigare al posto nostro da diventare l’unico punto d’accesso

Ancora una volta, i colossi “tradizionali” hanno un vantaggio non indifferente per candidarsi a una parte da protagonisti in questo futuro. O almeno a un ruolo.

20 dicembre 2025 ( modifica il 20 dicembre 2025 | 11:54)