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La notte scorsa i droni ucraini hanno colpito un nave da guerra russa e un impianto di estrazione di petrolio gestito dalla Lukoil nel Mar Caspio. A darne notizia sono gli stessi media di Kiev citando lo Stato maggiore. La nave colpita, la 22460 «Okhotnik», che pattugliava un’area vicino a un’infrastruttura petrolifera e del gas. «Diversi droni hanno colpito la nave, l’entità del danno è attualmente in fase di determinazione», si afferma. Inoltre, è stata colpita una piattaforma di perforazione nel giacimento petrolifero e del gas di Filanovsky, di proprietà della Lukoil. L’Ucraina ha attaccato le raffinerie di petrolio russe per tutto il 2025, ma nelle ultime settimane ha visibilmente ampliato la sua campagna, colpendo piattaforme petrolifere nel Mar Caspio e rivendicando il merito degli attacchi con droni marini contro tre petroliere nel Mar Nero.
APPROFONDIMENTI
Gli altri attacchi alle petroliere
Quello avvenuto nella notte è solo l’ultimo attacco strategico che Kiev ha mosso verso petroliere russe. L’obiettivo delle milizie ucraine è quello di intensificare gli attacchi a lungo raggio per poter colpire il nemico in alcuni punti sensibili tanto da limitare l’apporto logistico ai rifornimenti. L’attacco nel mar Caspio è giunto il giorno seguente rispetto al primo attacco nelle acque neutrali del mar Mediterraneo dove l’intelligence di Kiev ha colpito una petroliera della flotta ombra russa a più di duemila chilometri dall’Ucraina. Al momento dell’operazione speciale, la nave russa non trasportava alcun carico ed era vuota. Questo attacco non ha rappresentato una minaccia per la situazione ambientale nella regione ma ha aperto una nuova frontiera d’assalto nel conflitto russo-ucraino. Negli ultimi mesi il confronto marittimo tra Kiev e Mosca si è intensificato. Con il termine “flotta ombra” si indicano le imbarcazioni utilizzate da Russia, Iran e Venezuela per aggirare le sanzioni internazionali, spesso attraverso pratiche opache come il cambio frequente di bandiera e strutture proprietarie poco trasparenti. L’Ucraina aveva già preso di mira petroliere legate a Mosca nel Mar Nero, nel tentativo di interrompere una fonte cruciale di entrate economiche che, secondo Kiev, finanzia direttamente lo sforzo bellico russo. Secondo le stime, questa rete comprenderebbe oltre mille navi, consentendo alla Russia di continuare a esportare petrolio nonostante le restrizioni occidentali. Alcuni esperti e leader europei ritengono inoltre che parte di queste imbarcazioni sia stata impiegata in attività di guerra ibrida, aumentando i rischi per la sicurezza marittima e ambientale del continente.
La strategia ucraina
La strategia di colpire raffinerie, piattaforme petrolifere, terminali e altre strutture connesse al settore energetico non è casuale, ma risponde a obiettivi strategici ben precisi. In primo luogo l’obiettivo di Kiev è quello di ridurre le entrate che finanziano la guerra. Il petrolio e i prodotti raffinati costituiscono da anni una fonte significativa di entrate per il bilancio russo. Impedire a Mosca di esportare e raffinire greggio significa colpire direttamente una delle leve economiche che finanziano gli sforzi bellici e la macchina militare.
Al tempo stesso meno carburante disponibile significa maggiori difficoltà per le operazioni di trasporto e movimentazione delle forze armate russe, rallentando basi logistiche e operazioni sul terreno oltre che un aumento dei costi della difesa russa con Mosca che è costretta a distogliere risorse per difendere un territorio molto vasto, spingendo la sua difesa aerea a coprire anche obiettivi non direttamente militari ma strategici per l’economia.Altri attacchi significativi
Negli ultimi mesi Ucraina ha colpito numerose altre infrastrutture energetiche russe, ampliando il raggio delle sue operazioni:
Raffineria di Saratov. Attaccata per almeno tre volte con droni durante l’autunno, provocando incendi e danni alle unità di raffinazione. Questa campagna ha influito su carenze di carburante in alcune aree russe.
Terminal e infrastrutture a Novorossiysk. Un attacco ha danneggiato strutture chiave nel porto di Novorossiysk, uno dei principali punti di esportazione di greggio via mare, portando alla sospensione delle consegne di petrolio.
Stazione di pompaggio Kropotkinskaya. Un drone strike ha colpito un importante punto del Caspian Pipeline Consortium, interrompendo temporaneamente le forniture attraverso l’oleodotto che collega i giacimenti kazaki al Mar Nero.
Raffineria di Nizhnekamsk. Un attacco con drone ha provocato un incendio in un’unità primaria di raffinazione, equivalente a una parte significativa della capacità di raffinazione dell’impianto.
Attacchi con missili Neptune. Oltre alle sole infrastrutture petrolifere, missili ucraini hanno colpito una centrale elettrica e sottostazioni energetiche che rifornivano aree con industrie e impianti correlati.
Questi episodi mostrano come la campagna ucraina non sia limitata ad un singolo tipo di obiettivo, ma cerchi di influenzare l’intera catena energetica: dalla produzione, alla raffinazione, all’esportazione.