I giudici hanno dato ragione alla compagnia telefonica dopo 27 anni: il canone da 500 milioni di euro non era dovuto e ora, fra rivalutazioni e interessi, il governo dovrà restituire oltre un miliardo

Il governo dovrà rimborsare oltre un miliardo di euro a Tim. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, ponendo fine a una vicenda giudiziaria lunga 27 anni. Tutto trae origine dal versamento  da parte dell’ex monopolista delle telecomunicazioni di oltre 500 milioni di euro al governo di contributo obbligatorio. Tim ha sostenuto che tale pagamento allo Stato fosse indebito e ha perciò agito per ottenerne la restituzione.

L’iter giudiziario

L’origine del contenzioso risale al 1998, l’anno successivo alla liberalizzazione del settore quando la Finanziaria per l’anno successivo stabilì il pagamento del contributo obbligatorio agli operatori di tlc calcolato in base al fatturato, in sostituzione del canone di concessione ormai inapplicabile. Al gruppo furono chiesti 528,7 milioni di euro: 385,9 milioni relativi a Telecom Italia e 142,8 milioni all’allora Telecom Italia Mobile (Tim). 



















































Il rimborso

Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte di Cassazione ha dato ragione a Tim, ordinando al governo di rimborsare, fra rivalutazione e interessi, oltre un miliardo di euro. La sentenza era ampiamente attesa, anche nel merito. La Cassazione aveva infatti già deciso nello stesso senso sull’identica pretesa di Vodafone. Non a caso, la compagnia telefonica si era già fatta anticipare larga parte della somma dalle banche a cui ora andrà l’incasso. E, a sua volta, il governo ha appostato in manovra un «fondo» per le partite legali dello Stato, compresa quella con Tim. 

20 dicembre 2025 ( modifica il 20 dicembre 2025 | 16:40)