Il regista Rob Reiner (Harry ti presento Sally, La storia fantastica) e la moglie produttrice Michele sono stati uccisi nella loro casa di Los Angeles il 14 dicembre scorso. Il figlio 32enne Nick è stato arrestato per duplice omicidio. Più le indagini procedono e maggiori dettagli emergono sulla relazione problematica del ragazzo con i genitori.

Non è un mistero che Nick lottasse quotidianamente la sua battaglia con la tossicodipendenza, che fosse andato in riabilitazione 17 volte (fino ai 19 anni) e avesse trascorso un certo periodo di tempo senza fissa dimora in Texas, New Jersey e Maine. Assieme al padre aveva realizzato un film che parlava di tutto questo, Being Charlie, durante la promozione del quale aveva rivelato di non essersi mai sentito vicino al padre quando era piccolo.

Il cineasta aveva detto dieci anni fa al Los Angeles Times di essersi pentito di aver forzato il figlio a entrare in una struttura quando non si sentiva pronto a farlo. Invece hanno avuto paura e si sono sentiti manipolati dal sistema.

Una fonte vicina al magazine People ha raccontato quanto Rob e Michele avessero provato infatti ad aiutare il figlio, ma con scarsi risultati. «I suoi problemi – ha rivelato – erano davvero troppo al di là del controllo dei suoi genitori» e, dal canto suo, Nick non avrebbe preso «sul serio il loro sostegno» né il fatto che non avessero «mai perso la speranza di aiutarlo, anche quando li spaventava o rendeva le loro vite più difficili».

Da quello che racconta la fonte, Rob (78 anni) e Michele (70) pensavano onestamente di avere il tempo sufficiente per tendere la mano a Nick prima che la situazione degenerasse, ma così non è stato e gli eventi sono precipitati in fretta.

La coppia con i tre figli

La coppia con i tre figli

Michael Loccisano/Getty Images