«È stata un’esperienza straordinaria: muoversi con la tuta sul terreno del deserto dello Utah è stato proprio come calpestare il suolo di Marte». Alessandro Liberatore, Alessandro Balossino e Tania Gres sono tre giovani ricercatori selezionati in un team di 18 astronauti provenienti da diverse nazioni, che hanno partecipato, tra fine novembre e inizio dicembre, a una simulazione di esplorazione marziana organizzata dall’Università di Boulder, negli Stati Uniti. I candidati erano quasi 600, da ogni angolo del mondo, e la selezione ha portato i tre italiani a vivere tre settimane di missione simulata sulla superficie di Marte. Tutti e tre sono torinesi: Balossino e Gres sono ingegneri, Liberatore è fisico.

Torino eccellenza scientifica

«La nostra presenza in questa missione di simulazione di attività scientifiche su Marte conferma l’eccellenza della formazione e delle competenze a Torino, tra percorso formativo, esperienza professionale e attività lavorativa attuale» spiega Liberatore, 33 anni, astrofisico con dottorato all’Università di Torino e ricercatore presso lo storico Osservatorio dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Pino Torinese.

Alla Mars Desert Research Station

«Abbiamo partecipato a una missione presso la Mars Desert Research Station della Mars Society» – racconta Balossino, 37 anni, ingegnere meccatronico, formato al Politecnico di Torino e oggi responsabile R&S di Argotec, azienda torinese leader nel settore. «Una struttura che simula vita e lavoro in un possibile futuro avamposto marziano. Proveniamo da percorsi diversi ma complementari, tutti radicati nel territorio torinese».

La missione simulata

La stazione di simulazione marziana è considerata dagli scienziati, inclusi quelli della Nasa, la più simile ai terreni di Marte. «Il programma prevedeva tre settimane con tre equipaggi diversi di sei astronauti» – ricorda Tania Gres, 28 anni, di origine francese ma ormai “torinese d’adozione”, con un master di secondo livello al Politecnico di Torino e oggi ingegnere presso Thales Alenia Space, dove lavora al modulo Airlock della futura stazione in orbita lunare. «Io e Liberatore abbiamo partecipato nella seconda settimana, Balossino nella prima. Abbiamo effettuato escursioni simulate di 50 minuti, vestiti con tute spaziali complete di casco e strumentazione, ventilate, per attività scientifiche, operative e ingegneristiche utili alla ricerca internazionale sull’esplorazione umana di Marte».

Esperimenti e difficoltà

«Ci spostavamo con i rover, percorrendo diversi chilometri» – aggiunge Balossino, ingegnere di bordo – «Trovare l’orientamento non era semplice. All’interno della base abbiamo effettuato ecografie cardiache, svolto attività fisica e diversi esperimenti biomedici».

I sogni degli astronauti

Ora, il ritorno a Torino: «Dove comunque lo spazio è di casa» sottolineano tutti e tre. Progetti futuri? «Consolidare e avviare nuovi progetti internazionali per lo studio delle eruzioni solari, e ripetere l’esperienza meravigliosa appena vissuta, prima di quella dello Utah, alla base Concordia in Antartide» – dice Liberatore. «L’Antartide mi intriga anche» – aggiunge Tania – «Però il mio sogno è vedere finalmente in orbita lunare il modulo su cui sto lavorando con un team super-specializzato, che ogni giorno dedica tempo e passione». «Spero che il team di Argotec cresca ulteriormente, diventando protagonista nello sviluppo di tecnologie sempre più innovative e rilevanti» conclude Balossino.