Firenze, 20 dicembre 2025 – “Torno qui solo se il teatro si chiama Vittorio Gui”. Così Riccardo Muti al termine del concerto di venerdì sera (19 dicembre) al Teatro del Maggio di Firenze, serata dedicata proprio a Gui, il creatore del Maggio Musicale Fiorentino.
“Questa serata – ha detto Muti – è molto particolare perché è dedicata a un grandissimo maestro: se il grande maestro Vittorio Gui, che ho avuto l’onore di frequentare e di conoscere all’inizio della mia carriera qui al Maggio Musicale Fiorentino, non avesse nel 1928 creato l’Orchestra stabile fiorentina e il coro, e qualche anno dopo il festival, che è diventato uno dei festival più importanti al mondo, noi, voi, non saremmo qui oggi. Ma perché il teatro di Firenze non è dedicato a Vittorio Gui? La prossima volta che io vengo qui, torno solo se il teatro si chiama Vittorio Gui, altrimenti no”. Della questione il Maestro ne ha parlato anche con la sindaca di Firenze Sara Funaro e con il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi ottenendo da entrambi risposte positive.
“Accolgo e condivido l’idea – dice la sindaca – concretizzeremo la proposta con un’apposita delibera di giunta. Il Maestro Gui è una figura imprescindibile per la cultura musicale del nostro Novecento è stato sicuramente un importante protagonista della politica musicale e culturale del nostro Paese e non solo”.
Sulla stessa linea anche il sottosegretario Mazzi: “Condivido la proposta del Maestro Riccardo Muti di intitolare il Maggio Fiorentino al suo fondatore”
“Si dedicano teatri a destra a sinistra, a persone anche lodevoli. Ma perché non si chiama Teatro Comunale Maggio Musicale Fiorentino Vittorio Gui? – ha aggiunto Muti dopo il concerto ricevendo un grande applauso dal pubblico – Mi hanno detto che a Gui è dedicato uno spazio fuori del teatro, ma perché non il teatro?. Io dal maestro Gui ho imparato tantissime cose – ha detto ancora -, soprattutto la severità della nostra professione», Vittorio Gui mi insegnò, lo sapevo già ma me lo sottolineò, che il direttore d’orchestra è un servitore, lo sono tutti gli interpreti ma il direttore d’orchestra ha la possibilità di fare il buffone sul podio. E purtroppo, siccome noi siamo diventati una società visiva, più noi ci scateniamo sul podio più molti del pubblico dicono ‘Ah, ma che temperamento’. I grandi direttori del passato, Gui compreso, si muovevano pochissimo. I musicisti non hanno bisogno di clown sul podio”.