Il carcinoma mammario è oggi il tumore maligno più diffuso tra le donne a livello mondiale. Viene spesso associato a un’età più avanzata, poiché la maggior parte delle diagnosi riguarda donne con più di 50 o 60 anni. Tuttavia, negli ultimi anni si registra un aumento dei casi nelle under 40 e 50. Anche se i casi sono meno frequenti che nelle donne più mature, il numero totale e la loro percentuale sul totale stanno aumentando. Come illustrato dai colleghi di Today.it questo andamento solleva questioni importanti: perché questi tumori compaiono sempre più spesso in età precoce? Hanno caratteristiche diverse rispetto a quelli delle donne più mature? Le attuali strategie di screening, basate principalmente sull’età, sono ancora adeguate?
Parallelamente all’aumento delle diagnosi, la mortalità globale ha continuato a diminuire, segno dei progressi terapeutici e diagnostici. Tuttavia, alcuni gruppi di popolazione continuano a mostrare dati preoccupanti. In questo scenario si inserisce uno studio pubblicato dalla Radiological Society of North America, che analizza come, nelle donne giovani, il tumore al seno si manifesti spesso in forme aggressive e venga individuato in fasi più avanzate.
Lo studio
L’analisi prende in esame undici anni di dati, dal 2014 al 2024, raccolti in 7 centri ambulatoriali della regione di New York. Dallo studio emerge che una quota significativa delle diagnosi, compresa tra il 20 e il 24 per cento, riguardava donne di età compresa tra i 18 e i 49 anni, con un’età media al momento della diagnosi di 42,6 anni e casi registrati anche tra donne di appena 23 anni. Oltre l’80 per cento delle diagnosi in questo gruppo riguardava tumori invasivi, mentre il 19,3 per cento era costituito da forme non invasive. Molti tumori presentavano caratteristiche particolarmente difficili da trattare, come il fenotipo triplo-negativo, noto per resistere sia ai trattamenti ormonali sia alle terapie target.
“La maggior parte di questi tumori era invasiva, il che significa che poteva diffondersi oltre il seno, e molti erano di tipo aggressivo, soprattutto nelle donne sotto i 40 anni”, ha affermato la dottoressa Stamatia Destounis. “Alcuni erano triplo-negativi, una forma più difficile da trattare perché non risponde alle comuni terapie ormonali”.
Le donne più giovani rappresentano un quarto delle diagnosi
Sebbene le donne sotto i 50 anni costituiscano solo il 21-25 per cento delle persone sottoposte a screening ogni anno, rappresentano comunque circa un tumore al seno su quattro diagnosticato annualmente. “Questo dimostra che le donne più giovani hanno una quota stabile dei casi e i loro tumori sono spesso biologicamente aggressivi” – ha spiegato la dott.ssa Destounis. “Questa combinazione mette in discussione i limiti dello screening basato sull’età e rafforza la necessità di approcci più precoci e personalizzati”.
Necessario riconsiderare le età raccomandate per lo screening
Gli autori dello studio evidenziano che le attuali linee guida per lo screening mammografico sono basate su fasce d’età più elevate e non considerano la crescente incidenza di tumori aggressivi nelle donne giovani. Suggeriscono quindi di rivedere non solo l’età di accesso allo screening, ma anche di introdurre criteri basati sul rischio individuale, includendo sin da età precoci fattori come familiarità, genetica e altre condizioni predisponenti. In sintesi, la ricerca mostra come il tumore al seno tra le donne giovani sia più frequente del previsto e tenda a presentarsi in forme aggressive, con diagnosi spesso tardive e necessità terapeutiche più complesse.
I numeri del tumore al seno nelle donne giovani
A livello mondiale, nel 2022 sono state registrate circa 2,3 milioni di nuove diagnosi di carcinoma mammario, quasi un quarto di tutti i tumori femminili. Le proiezioni per il 2025 indicano che circa il 16 per cento delle donne colpite avrà meno di 50 anni, confermando il crescente impatto nelle fasce giovani. Negli Stati Uniti l’incidenza nelle under 50 aumenta da anni, con un incremento medio dell’1,4 per cento annuo, leggermente superiore rispetto alle fasce più mature. Parallelamente, la mortalità tra le donne giovani è diminuita del 16 per cento tra il 2006 e il 2021, grazie a cure più efficaci e maggiore consapevolezza.
La situazione in Italia
In Italia, si stima che siano circa 925.000 le donne in Italia vive dopo una diagnosi di tumore al seno, mentre ogni anno si registrano circa 55.000 nuovi casi. Alcuni studi indicano che l’incidenza nelle donne più giovani (fascia 25 44 anni) mostra un aumento, anche se non ci sono evidenze sufficienti per parlare di una vera “epidemia”. Si tratta quindi di un trend da monitorare con attenzione, considerando che le donne più giovani possono comunque sviluppare tumori con caratteristiche più aggressive e necessitare di percorsi di screening e prevenzione mirati.
Perché i tumori sono spesso più aggressivi
Numerosi studi mostrano che i tumori al seno diagnosticati in età giovane presentano caratteristiche biologiche più sfavorevoli. Le donne sotto i 40 anni hanno una maggiore probabilità di sviluppare tumori al seno che sono più grandi al momento della diagnosi e composti da cellule meno mature e più aggressive (poco differenziate). Inoltre, queste pazienti presentano più spesso tumori “triplo-negativi”, un tipo di cancro che non esprime i recettori per estrogeni, progesterone o HER2, rendendo il tumore meno sensibile ai trattamenti ormonali e ad alcune terapie mirate, e quindi più difficile da curare.
Inoltre, molte donne giovani non accedono ai programmi di screening, che nelle linee guida internazionali iniziano intorno ai 40 o 45 anni, portando a diagnosi più tardive, spesso dopo la comparsa di sintomi evidenti. Oltre agli aspetti clinici, entrano poi in gioco fattori legati alla qualità della vita: le donne giovani devono affrontare problemi legati alla fertilità, alla gestione familiare e professionale, oltre a un impatto psicologico più marcato, che richiede un supporto adeguato.
Serve un approccio più personalizzato
I risultati dello studio e i dati epidemiologici indicano che lo screening basato unicamente sull’età non è sufficiente per intercettare in tempo i tumori nelle donne giovani. È quindi necessario un approccio personalizzato, che consideri il rischio individuale sin dalla giovane età, integrando familiarità, genetica e altri indicatori clinici. È fondamentale aumentare la consapevolezza sui segnali da non ignorare, come cambiamenti nella mammella o noduli sospetti, e valutare controlli diagnostici anticipati nei casi a rischio elevato.
Oltre alla mammografia, strumenti come ecografia e risonanza magnetica potrebbero essere utilizzati più diffusamente, come già avviene per alcune categorie ad alto rischio. Infine, il crescente numero di donne che vivono dopo una diagnosi impone di rafforzare il supporto a lungo termine: monitoraggio clinico, riabilitazione, sostegno psicologico, educazione sanitaria e attenzione alle conseguenze sulla fertilità e sulla qualità della vita.