di
Alessandro Fulloni
Il caso a La Spezia: è il più giovane in Italia. Accolta la richiesta dei genitori: rettificato anche l’atto di nascita È stata riconosciuta la piena maturità dell’adolescente nel gestire la transizione L’avvocato: mitigata la sofferenza
È stata la gemella a intuire, e comprendere, per prima. Sua sorella cresceva assieme a lei, ma sviluppando tratti di mascolinità. Giorno dopo giorno lo ha visto diventare se stesso, al di là della sua identità di genere anagrafica. Che era femminile all’atto di nascita. «E per la sorella, come è stato anche per la madre e poi per il padre – scrive il Resto del Carlino che ha raccontato questa storia nell’edizione odierna – è stato naturale riconoscerlo proprio come lui stesso si è riconosciuto: un bambino».
Adesso il suo nome elettivo e la sua identità sono riconosciuti anche dallo Stato. Questo a seguito della sentenza del tribunale di Spezia, che ha disposto la rettifica dell’atto di nascita. L’effetto è stato dunque quello della riattribuzione del sesso anagrafico per un adolescente di 13 anni che vive nella provincia della Liguria. Si tratta del più giovane in Italia ad aver concluso il percorso di transizione di genere, da femminile a maschile.
Il tribunale, considerando «il percorso psicoterapico seguito con costanza, le terapie ormonali praticate con successo e la matura gestione del disagio sociale conseguente al processo di cambiamento» ha accolto il ricorso presentato alla Procura dai genitori, assistiti dall’avvocato viareggino Stefano Genick, «nella convinzione che (l’adolescente) abbia maturato una piena consapevolezza circa l’incongruenza tra il suo corpo e il vissuto d’identità come fino ad ora sperimentato», così «da consentirle di concludere, altrettanto consapevolmente un progetto volto a ristabilire irreversibilmente uno stato di armonia tra soma e psiche nella percezione della propria appartenenza sessuale».
Il Carlino, nella cronaca a firma Martina Del Chicca, riporta il commento dell’avvocato Genick, esperto di diritto della famiglia e tutela delle minoranze: «Questa sentenza storica in termini di precedente – afferma il legale – è il riconoscimento di un percorso di affermazione, ed è molto importante data anche la giovane età. A 13 anni la sua identità di genere è già consolidata, come hanno potuto accertare anche le perizie medico legali disposte dalla Procura. E ferma è la sua volontà, con piena capacità di discernimento, di sancirla sul piano giuridico».
Già da piccolo il bimbo aveva manifestato disagio per quel nome femminile che pareva non appartenergli. Per questo i genitori hanno avviato percorsi specialistici che hanno fatto emergere i disturbi dell’identità di genere, accertati dal centro di andrologia e endocrinologia dell’ospedale di Careggi. Dove la famiglia si è rivolta nel 2021, e dove l’adolescente è stato sottoposto ad una terapia farmacologica a base di triptorelina, per sospendere lo sviluppo e consentire un riallineamento del corpo con la percezione di sé.
Il resto, da un punto di vista anagrafico, lo ha fatto il tribunale. «Con il riconoscimento legale della riattribuzione di genere, insieme ad un precoce percorso terapeutico, è possibile – conclude l’avvocato – mitigare le sofferenze che si trova ad attraversare chi soffre di disforia. Soprattutto nella fase di cambiamento fisico e dunque della pubertà».
21 dicembre 2025 ( modifica il 21 dicembre 2025 | 09:28)
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