Le agenzie d’intelligence americane mettono in guardia su Vladimir Putin: il leader russo non ha mai cambiato idea né ridimensionato i suoi obiettivi di guerra. Fino almeno ai report di settembre citati da ben sei fonti diverse all’agenzia britannica Reuters e condivisi nella comunità degli 007 Usa, Putin continua a mantenere ambizioni massimaliste in Ucraina, ben oltre qualsiasi compromesso tattico oggi in discussione nei canali diplomatici. Ed è una valutazione costante, maturata nei mesi e invariata dall’invasione del 2022. Putin può anche negoziare, rallentare, accettare pause o intese temporanee, ma non rinuncia all’obiettivo strategico finale: rovesciare il governo ucraino e rimpiazzare il presidente Zelensky con un fantoccio filorusso. E ancora: un’ampia revisione dell’architettura della sicurezza europea fino a minacciare la sovranità dei Paesi dell’ex Unione Sovietica aderenti alla Nato, e implicazioni dirette per gli Stati Baltici e la Polonia. Non è una lettura episodica, ma una linea coerente che contraddice l’idea coltivata in ambienti occidentali, e ufficialmente dalla Casa Bianca, di un Cremlino disposto ad accontentarsi di una pace “ridotta”.
Pausa
«L’intelligence ha sempre detto che Putin vuole di più», spiega alla Reuters Mike Quigley, membro dem della Commissione Intelligence del Congresso che condensa il senso dei report. La pace, quindi, come pausa operativa, la guerra come strumento. È in questa chiave che l’intelligence Usa interpreta le pressioni su Kiev perché accetti compromessi territoriali, viste non come ricerca di stabilità ma come disegno concreto di una tregua destinata a sfumare e a essere riassorbita in una strategia di lungo periodo. Un’impostazione che trova puntuale conferma nell’ultima analisi dell’Institute for the Study of War, che incrocia le dichiarazioni politiche del Cremlino con l’andamento reale del conflitto e arriva a una conclusione netta: la narrativa di Putin è in larga parte falsa. Nell’ultima conferenza stampa di fine anno, il presidente russo ha parlato come se la guerra stesse avanzando secondo una traiettoria che conduce a una vittoria matematica, rivendicando conquiste territoriali e descrivendo l’esercito ucraino come logorato e prossimo al collasso. Ma, scrive l’Isw, sul terreno la musica è diversa. I russi avanzano lentamente, pagando ogni chilometro con perdite elevate, e sono costretti a continui aggiustamenti difensivi per rispondere ai contrattacchi ucraini.
Il caso di Kupyansk è emblematico: Mosca insiste nel rivendicarne il controllo, ma le forze di Kiev hanno riconquistato porzioni significative della città, e sono arrivate ad accerchiare unità russe obbligando il comando a sottrarre truppe da altri settori del fronte. Non è un dettaglio tattico, ma un indizio strutturale. Lo stesso vale per Donetsk, obiettivo simbolico e politico centrale per Putin. Mentre il Cremlino parla di Slovyansk e Kramatorsk come conquiste inevitabili, l’Isw calcola che agli attuali ritmi di avanzata, serviranno due o più anni ai russi per conquistare ciò che resta dell’oblast di Donetsk, e soltanto al prezzo di un logoramento militare ed economico micidiale. Le grandi città della cosiddetta “cintura delle fortezze” sono più estese, più dense e fortificate da oltre un decennio: non hanno nulla a che vedere con paesi e cittadine che la propaganda russa utilizza per costruire l’illusione di una marcia trionfale. La retorica di Putin appare così, sempre più, come uno strumento di guerra cognitiva per convincere l’Occidente che la vittoria russa sia solo questione di tempo e che resistere sia inutile. A rafforzare questa analisi arrivano le parole pronunciate nei giorni scorsi dalla nuova guida dell’intelligence britannica, e prima donna alla testa dell’MI6, Blaise Metreweli: Putin sta «trascinando i negoziati» e resta determinato a «soggiogare l’Ucraina», mentre mette alla prova l’Occidente con operazioni che si collocano «appena sotto la soglia della guerra». È la guerra ibrida, sempre più aggressiva.
Disinformazione
«Stiamo ora operando in uno spazio tra pace e guerra», ha spiegato Metreweli, accusando Mosca di esportare instabilità attraverso cyber attacchi, sabotaggi, disinformazione e attività ibride. «L’esportazione del caos è una caratteristica, non un difetto, di questo approccio russo», ha aggiunto. Tre livelli di lettura – intelligence Usa, analisi militare, valutazione strategica dell’MI6 – che convergono sul fatto che Putin mira al massimo e non demorde. Qualsiasi tregua, se non accompagnata da solide garanzie di sicurezza, rischia di essere scambiata per una svolta quando è solo una pausa in una guerra che, nelle intenzioni del Cremlino, durerà ancora a lungo e non si fermerà all’Ucraina.
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