Acerra, la Galleria Umberto di Napoli, Marano, Reggio Calabria: non sono località di un giro turistico del Sud Italia, ma luoghi presenti nel videogioco Arc Raiders. Uscito lo scorso 30 ottobre, è uno sparatutto multiplayer in cui i giocatori esplorano una terra desolata invasa da macchine gigantesche e molto pericolose che hanno distrutto il mondo conosciuto. La cosa del titolo che ha catturato l’attenzione, soprattutto nel nostro paese, sono però proprio le ambientazioni tratte da alcuni luoghi famosi del Sud Italia.
A sviluppare il gioco però non è stato uno studio appartenente allo stivale, ma un team svedese chiamato Embark Studios, che ha deciso curiosamente di utilizzare i luoghi soleggiati e accoglienti dell’Italia meridionale per creare una originale ambientazione post-apocalittica. Il risultato è che Arc Raiders è diventato uno dei giochi multiplayer più giocati dell’anno, battendo una concorrenza spietata come quella dell’ultimo Call of Duty: Black Ops 7 e di Battlefield 6, i pesi massimi in questa categoria. Ovviamente il merito del successo non deriva solo dall’ambientazione italiana, ma anche da un gioco che sa il fatto suo.
L’apocalisse nel Sud Italia
Partiamo dal capire meglio cosa sia Arc Raiders. Siamo nel 2180, l’umanità è al collasso dopo che delle misteriose macchine dalle origini sconosciute, chiamate Arc, hanno raso al suolo gran parte del mondo conosciuto. I ricchi e potenti sono fuggiti dal pianeta verso delle colonie, ma milioni di abitanti sono dovuti rimanere ad affrontare le macchine e per sopravvivere si sono rifugiati sottoterra.
I più coraggiosi si avventurano sulla superficie alla ricerca di risorse, con il rischio di dover affrontare gli Arc, un rischio necessario per riuscire ad andare avanti un altro giorno. Questi individui vengono chiamati Raiders e ogni giorno rischiano la vita per poter salvare quel che resta dell’umanità.