di
Massimo Gaggi

Il magnate Musk ha rinunciato a fondare un partito che avrebbe tolto voti a Trump. E alla Nasa torna il suo amico Isaacman

Un uomo che arriva a valere un trilione di dollari, più della somma del pil di Portogallo, Grecia, Ungheria e Bulgaria? Sembrava impensabile. Elon Musk che, dopo aver rotto con Donald Trump e averlo accusato di essere coinvolto nello scandalo Epstein, di aver fatto una legge di bilancio «disgustosa», di aver imposto dazi che manderanno l’America in recessione, e dopo aver chiesto al Congresso di sottoporlo di nuovo a impeachment, torna alleato del presidente? Pura fantascienza, tanto più che l’uomo più ricco del mondo aveva deciso di creare un partito con il fine esplicito di far perdere a Trump le prossime elezioni. Be’, nel mondo di Trump e Musk, un vortice di miliardi, infatuazioni, anatemi, accuse mozzafiato e improvvise riconciliazioni, sta accadendo proprio questo: Elon si avvia a divenire il primo «trillion man» della storia e intanto rientra nell’alveo del mondo trumpiano: non più amico, ma Musk ha bisogno del governo per le sue attività, mentre un Trump in crescente difficoltà non vuole dissanguarsi nello scontro con un uomo così ricco e mediaticamente influente.

Patrimonio

Partiamo dai miliardi: in pochi giorni Musk, che già valeva oltre mezzo miliardo di dollari, è salito molto oltre i 600 con l’annuncio della prossima quotazione in Borsa di SpaceX. Tre giorni fa, poi, la Corte Suprema del Delaware ha dichiarato «iniqua e ingiusta» la sentenza che due anni fa aveva bloccato il pacchetto retributivo (dentro stock options per 139 miliardi) che Musk si era fatto dare dal consiglio di Tesla minacciando di lasciare la guida dell’azienda in caso di sua mancata approvazione. L’accordo, tornato in vigore, aggiunge altri 56 miliardi al patrimonio di Musk, ora a quota 749 miliardi. Una ricchezza pari alla somma di quelle dei suoi tre inseguitori: il fondatore di Google, Larry Page, Larry Ellison di Oracle e Jeff Bezos di Amazon. E non è finita: un mese fa il board di Tesla ha approvato un altro gigantesco pay package da mille miliardi. Elon li riceverà nei prossimi anni se riuscirà a centrare una serie di obiettivi a dire il vero molto ambiziosi.



















































La ricucitura con Trump

Ma, mentre mezzo mondo osserva a occhi spalancati questa incredibile cascata di miliardi che piovono su Musk nonostante si sia a lungo parlato di Tesla in crisi e di bolla tecnologica, lontano dai riflettori matura la ricucitura tra l’imprenditore e il presidente. Ai tempi della rottura, tra maggio e giugno, Trump aveva dato a Musk del pazzo. Poi aveva addirittura considerato la possibilità di togliergli la cittadinanza americana e di deportarlo nella natia Sudafrica. Motivo: Steve Bannon e altri nemici di Elon sostenevano che lui era stato per un certo periodo un clandestino, prima di essere naturalizzato americano.

La partita della Nasa

Era solo una delle minacce che Trump spara per impaurire. Il vero danno a Musk lo aveva fatto ritirando la nomina del suo amico e partner in affari, Jared Isaacman, a capo della Nasa. Spinto a ciò anche dal suo assistente, Sergio Gor, che odia Musk, The Donald dette due motivazioni per la revoca: Isaacman ha «sangue blu democratico nelle vene e finanzia quel partito» e poi è «inappropriato che a guidare la Nasa sia un amico intimo di Elon che fa grandi affari con l’agenzia spaziale» con missili, satelliti e astronavi. Musk impazzisce, attacca Gor «serpente che nasconde di essere nato in Urss», ma Trump tira dritto. La Nasa passa nelle mani del ministro dei Trasporti, Sean Duffy, altro nemico di Elon: lo definisce inadempiente, minaccia di trasferire le commesse di SpaceX ad altri. Furia di Musk, poi silenzio.

Stop al partito di Elon

L’estate porta consiglio. Il 6 agosto Trump dice che Elon ha avuto un brutto momento, ma non è cattivo. Il 21 settembre i due si rivedono per la prima volta, e parlano, al funerale di Charlie Kirk. Poi, in rapida successione, Musk archivia il suo «terzo partito», Gor viene mandato via dalla Casa Bianca (ambasciatore in India) e la Nasa viene tolta a Duffy. A novembre Trump rinomina Isaacman capo dell’agenzia spaziale. Il miliardario partner di Musk ha appena avuto la ratifica del Senato con un voto bipartisan (67 contro 30). Elon è di nuovo in sella.

21 dicembre 2025 ( modifica il 21 dicembre 2025 | 23:16)