di
Claudia Voltattorni
Tempi stretti per l’approvazione entro Natale. Il 30 dicembre il via libera dalla Camera. Sondaggio di Affari Italiani al Tg1: il 58,9% degli italiani approva la manovra. Meloni: ci responsabilizza. Il Pd: Rai piegata alla propaganda
Alle 9,30 di lunedì mattina il disegno di legge di Bilancio arriva in Aula al Senato dopo essere stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 17 ottobre e dopo un lungo percorso «accidentato», come lo ha definito il sottosegretario all’Economia Federico Freni. A pochi giorni da quel 31 dicembre che sancisce l’esercizio provvisorio di bilancio in caso di mancata approvazione della manovra economica. Non succederà. La prossima legge di Bilancio dovrà essere approvata dai senatori entro Natale per poi approdare alla Camera per il via libera definitivo, atteso il 30 dicembre.
Tempi strettissimi che hanno costretto il governo a mettere da parte le forti tensioni degli ultimi giorni, con la Lega soprattutto, salita sulle barricate per il caso pensioni. Anche se, il giorno dopo l’approvazione in commissione Bilancio del provvedimento senza la stretta sull’uscita anticipata dal lavoro, è il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini a buttare acqua sul fuoco: «Nessun rischio di crisi di governo, semplicemente alcuni tecnici avevano previsto nei prossimi anni di allungare l’età per andare in pensione, di mettere altri mesi sulla schiena degli italiani. Io ho detto di no e di chiedere altri soldi altrove». E precisa: «Abbiamo chiesto 10 miliardi di euro alle banche e abbiamo ottenuto che non ci sarà l’aggravamento delle condizioni per andare in pensione, cosa che per me sarebbe stata inaccettabile».
Ma la leader Pd Elly Schlein smorza l’entusiasmo bocciando «una manovra fatta tagliando le pensioni, sulla pelle di chi ha lavorato una vita, che colpisce la sanità pubblica, mentre sei milioni di persone rinunciano alle cure, che taglia scuola e università e poi insulta gli studenti, definendoli inutili».
Per Giuseppe Conte, presidente del Movimento Cinque Stelle, la manovra «è misera e ingiusta», e ricorda come «grazie alla nostra azione siamo riusciti a scongiurare obbrobri come la corsa al condono e l’innalzamento del tetto del contante a 10 mila euro». E però, «alla prima occasione utile ci riproveranno», ne è certo il deputato M5S Agostino Santillo. La riapertura dei termini della sanatoria edilizia del 2003 è uscita dalla manovra ma tornerà con un ordine del giorno di Fratelli d’Italia.
Eppure secondo un sondaggio di «Affari Italiani», il 58,9% degli italiani approva la legge di Bilancio. E la premier Giorgia Meloni sorride: «Ci incoraggia e ci responsabilizza ancora di più». Ma anche qui scoppia il caso. Il Tg1 rilancia il sondaggio e il Pd attacca, ricordando il taglio alla Rai di 10 milioni di euro per il 2026 proprio contenuto nella manovra: «Sono due facce della stessa medaglia, indebolire il servizio pubblico e piegarlo alla propaganda». Accuse respinte da Maurizio Gasparri (FI) e Maurizio Lupi (Noi Moderati): «Pd allergico alla verità di un dato statistico, vorrebbero un’Italia disastrata», dice il primo. «Dal Pd attacco fazioso, la Rai è più pluralista di quanto non fosse in passato», aggiunge il secondo. E la Lega: «Al Pd manca il megafono a voce unica cui era abituato». Da oggi la battaglia politica si sposta sugli scranni di Palazzo Madama.
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21 dicembre 2025
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