di
Lara Sirignano

La 20enne pallavolista trovata morta durante un party in piscina. La famiglia: «Gli amici? Non ci rispondono ai messaggi»

«Voglio sapere, voglio solo sapere»: stretta al marito, lo sguardo che si perde, Giusy cerca di trattenere le lacrime. «Devono dirci perché è morta Simona», ripete ai giornalisti convocati in fretta dal suo legale, l’avvocato Gabriele Giambrone. E mentre pronuncia il nome della figlia, trovata senza vita, sabato, nella piscina di una villa a Bagheria in cui si festeggiava una laurea, si commuove.

«Era brava all’università, studiava. Era conosciuta. Non litigava con nessuno. Portava a termine tutti i suoi traguardi», singhiozza, cercando di raccontare la ragazza, una ventenne «normale», allegra, amica di tutti. Nelle parole di Giusy Cinà c’è l’incredulità di chi, col passare delle ore, inizia a rendersi conto della realtà. «Vi prego, chiediamo solo di sapere», dice. Il marito, Luciano, sostenuto dal figlio maggiore, annuisce. «Simona era sana, curava il suo corpo — sussurra —, era un pesce, amava l’acqua e non sarebbe mai annegata in una piscina».



















































Al malore improvviso i Cinà non credono, perché la ragazza, che giocava a pallavolo a livello agonistico, era costantemente sottoposta a controlli. «E allora — ripetono — perché è morta?». Una domanda alimentata dai tanti punti ancora da chiarire della storia su cui la Procura di Termini Imerese ha aperto una inchiesta a carico di ignoti per omicidio colposo.

«Vogliamo sapere perché, quando siamo arrivati, in giro c’erano solo bottiglie di acqua e nemmeno un alcolico nonostante nei video postati sui social tutti avessero in mano bicchieri con cocktail, ci devono dire perché la piscina era pulita e perché nessuno ci ha chiamato», incalza Luciano.
È stata Giusy, non vendendo tornare a casa la ragazza, infatti, a telefonarle al cellulare. E uno sconosciuto le ha risposto che Simona stava male e che dovevano correre alla villa, vicino a Bagheria. «Probabilmente era già morta», dice Roberta, la sorella gemella della 20enne che, insieme con il fratello maggiore, ha accompagnato i genitori all’incontro con i giornalisti. Simona e Roberta erano legatissime.

«Lei era ingenua — racconta — si fidava di tutti. Ero io, che sono più diffidente, a metterla in guardia». Il sospetto? «Allo stato non possiamo sbilanciarci — dice —. Ma Simona non era una che si ubriacava alle feste e nei video del party che ci hanno mandato gli amici e che risalgono a poco prima della morte certo non si vede una ragazza poco lucida». E allora? «Qualcuno potrebbe averle messo qualcosa nel bicchiere» lancia lì il fratello. Della sorella hanno trovato solo la borsa. «I vestiti non c’erano», dicono, commuovendosi, mentre raccontano del bracciale della mamma a cui Simona era legatissima, conservato nella pochette.

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 «Evidentemente se lo era tolto per non bagnarlo», spiegano. In realtà la minigonna e la canottiera verde che la ragazza indossava sono stati sequestrati dai carabinieri.
«Cosa vi hanno raccontato gli amici che l’avevano accompagnata alla festa?», chiedono i giornalisti. «Ci hanno detto di averla persa di vista». Di certo c’è che, nonostante le decine di ragazzi presenti in uno spazio decisamente ristretto, per lunghi minuti nessuno ha visto il corpo a faccia in su (altra anomalia) in acqua. «Hanno sostenuto di averlo trovato solo mentre pulivano la piscina alla fine della festa — spiegano i fratelli —. Ma quando siamo arrivati c’era ancora la musica a tutto volume».

Da sabato sera la famiglia di Simona sta cercando di rintracciare gli amici per avere dettagli sulla serata. «Nessuno risponde ai nostri messaggi — dicono —. È come se in questa storia il problema fossimo noi».

4 agosto 2025 ( modifica il 4 agosto 2025 | 07:20)