di
Simone Canettieri

Il concerto alla presenza di Mattarella. E l’Aula accompagna i suoi successi

Baglioni e lacrimoni. E a Palazzo Madama, dopo giorni di stress da Manovra, ecco la pax nazionalpopolare. Che non può non passare dalla musica leggera. Si canta. Si fanno onorevoli riprese con i cellulari. E c’è anche chi si commuove. Strada facendo (la Finanziaria si chiuderà). Avrai (un emendamento del governo). La vita è adesso (dopo il vertice burrascoso a Palazzo Chigi dell’altro giorno).
Bastano tre canzoni, che sono curve nella memoria collettiva, per placare la politica. Che si ferma, tamburella con le dita sugli scranni, accompagna con la voce Claudio Baglioni (Maria Elena Boschi è preparatissima). Tregua domenicale. «Avrai, avrai…».
 
Nell’Aula del Senato, per il concerto di Natale, il padrone di casa Ignazio La Russa entra con l’omologo della Camera Lorenzo Fontana. Con loro c’è il capo dello Stato Sergio Mattarella che si metterà seduto fra i due. «È bravo, eh?», commenta il presidente della Repubblica con la seconda carica dello Stato. L’emiciclo diventa così golfo mistico con l’orchestra del San Carlo. Sui banchi della presidenza invece c’è il coro, sempre del teatro napoletano, città che festeggia i suoi primi 2.500 anni. Diretta tv. Milly Carlucci, di bianco vestita, non presenta ballerini con le stelle, ma conduce con tocco istituzionale. Il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi è il grande regista-impresario-facilitatore dell’evento. Dà i tempi. L’orchestra e il coro del San Carlo eseguono musiche di Rossini, Verdi e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Prima La Russa dona la Martinella, la campanella che usa per richiamare all’ordine i senatori più indisciplinati, al sovrintendente Fulvio Macciardi. E poi farà altrettanto con Baglioni. Eccolo: etereo, età indefinita, capelli argento, lineamenti scolpiti su sorriso tirabaci (ma senza cravatta, nonostante il dress code del Palazzo). «Può usare la campanella per mettere ordine nella musica italiana», gli dice il presidente del Senato. «È un onore per me cantare in questa Aula che accoglie idealmente tutti gli italiani».

La presenza di Mattarella, l’Inno di Mameli in apertura e tutti in piedi, le parole del presidente del Senato dedicate alla pace e ai carcerati. È scesa la pax baglionesca. «Quella sua maglietta fina non l’abbiamo messa in scaletta perché già fa parte della nostra storia», gli dice il presidente del Senato.
Prima che inizi il Tg1 i fiati si placano, le bocche si aprono: concerto finito, si può passare al super buffet, con forte impronta siciliana, allestito nel Salone Garibaldi. Il padrone di casa, accompagnato dai figli Geronimo e Leonardo Apache, dà sempre un titolo. E va marcato a uomo, tra una polpetta di pesce (la sua passione) e un risotto agrumato alla crema di scampi. «L’anno prossimo mi piacerebbe invitare Celentano, lo inseguo da tempo, ma so che ormai esce di rado. Ma il mio sogno è un altro». Chi? «Indovinate un po’, è di sinistra e ha un’aria trasandata: Zucchero! Lo conobbi durante una vacanza tanti anni fa, tutto il suo staff era di destra».



















































Manca Giorgia Meloni. «Mi ha chiamato, ma voleva stare in famiglia». C’è tanta Sicilia in Senato. Imprenditori di Paternò, patria larussiana, ma anche il delfino, Gaetano Galvagno, presidente dell’Ars. Baglioni e Mattarella si salutano. Il senatore del Pd Walter Verini: «Da ragazzi a sinistra criticavamo Baglioni, perché non era impegnato: un errore, è bravissimo». Oggi la manovra torna in Aula, altra musica.

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22 dicembre 2025 ( modifica il 22 dicembre 2025 | 09:20)