di
Massimiliano Nerozzi

Stefano Reitano, 28 anni: «Ho fatto una sciocchezza, ma non mai venduto una partita. Sanzione davvero sproporzionata»

Su un punto ci tiene a tenere il servizio: «Non ho mai venduto una partita, mai». Stefano Reitano, 28 anni una settimana fa — «m’hanno fatto un bel regalo», sorride amarissimo — torinese, tennista arrivato al numero 854 Atp in singolare e al 484 in doppio, è stato squalificato, «per sette mesi e multato di 7.500 dollari». Motivo: tra il maggio 2018 e l’aprile 2022 ha scommesso su 32 partite (non sue), vincendo 886,92 euro. Per la morale, non serve arrivare al tie-break: «Ho fatto una sciocchezza».

Che lavoro fa?
«Fino a poco fa, il tennista a tempo pieno. Adesso cercherò di riprendere in meno i pezzi della mia vita».



















































Tennista da quando?
«Ho iniziato a sei anni, vedendo giocare papà: prima al Monviso, poi allo Sporting. Finite le superiori, ho iniziato a girare per tornei».

Ovvero?
«Prima, principalmente in Italia, poi, negli ultimi 3-4 anni, Europa e Africa».

La passione era diventata mestiere?
«Diciamo la verità: fino a un certo livello lo dovresti fare molto di più per il piacere di giocare, perché se guardi i guadagni dei tornei ITF, siamo in altissimo mare: se non arrivi in finale o semifinale vai sotto».

Quando è iniziato l’incubo?
«Aprile 2024, stavo giocando a Santa Margherita di Pula, un torneo da 25 mila dollari di montepremi, finisco il turno di qualificazione e mi ferma uno dell’Itia (L’International tennis integrity agency, l’organizzazione responsabile della salvaguardia dell’integrità del tennis professionistico in tutto il mondo, ndr) che dice: “Ho bisogno di parlarti”. Sudatissimo, lo seguo, poi mi dice che devo dargli il telefono e firmare un foglio. Cosa che faccio».

E poi?
«Tre ore dopo me lo ridà, dopo aver copiato qualsiasi cosa, anche foto e chat personali. Dopodiché, il giorno dopo, mi fanno un’intervista registrata in cui mi contestano un flusso anomalo di giocate su alcune partite».

Ovvero?
«Una di queste era un doppio contro Duda, giocatore mediocre, e Rosol, uno che aveva battuto Nadal a Wimbledon. “Se ha battuto Nadal non può battere Reitano?”, osservo. Proseguono con toni non proprio amichevoli».

Arriva la squalifica.
«Avevano trovato le foto delle schedine delle scommesse».

Giocate on line?
«Macché, nella ricevitoria dietro casa, a Grugliasco».

Non furbissimo.
«Appunto: da uno che si vende gli incontri?»

E allora, perché?
«Vedevo e vedo un sacco di partite, era per dare un po’ di brio, sul divano: 5, 20 euro».

Una da ricordare?
«Sonego che batte Djokovic: ci fosse stato qualcosa sotto, avrei puntato 10 euro?».

La cosa che non sopporta?
«Che la gente pensi che mi vendevo le partite».

Un’altra?
«La proporzionalità, che non c’è, nelle sanzioni: per dire, puoi squalificare Battaglino per 4 anni? La verità è che nel tennis conta chi sei».

Col senno di poi che cosa farebbe?
«Cancellerei le foto delle schedine».


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4 agosto 2025