Nel breve reel pubblicato su Instagram il 6 luglio, all’indomani della caduta nella prima tappa del Tour, Filippo Ganna appariva deluso ma soprattutto frastornato. Il piemontese della Ineos Grenadiers ha provato a ripartire, ma quando a 79 chilometri dall’arrivo di Lille si è reso conto di non tenere le ruote del gruppo, ha capito anche che l’unica cosa da fare fosse fermarsi. Da quel momento, fatto salvo quel video, Filippo è sparito.
Nel secondo giorno di riposo del Tour a Montpellier, chiacchierando con lo staff del team britannico, alcuni sprazzi di frasi ci hanno fatto capire che la ripresa dall’infortunio non è stata indolore. Le conseguenze della concussion – la commozione cerebrale per la quale l’UCI ha previsto un protocollo specifico – si sono manifestate con vari dolori e la difficoltà nel prendere sonno. La ripresa degli allenamenti è stata ritardata più di una volta, così l’atleta che vedremo alla partenza della Vuelta sarà il miglior Ganna possibile, ma non il migliore di sempre.
Prima tappa del Tour, Ganna a terra. A 70 chilometri dall’arrivo di Lille, la decisione di ritirarsi
Questa immagine, estrapolata dal video pubblicato da Ganna all’indomani della caduta, dà l’idea di quanto fosse frastornato
Prima tappa del Tour, Ganna a terra. A 70 chilometri dall’arrivo di Lille, la decisione di ritirarsi
Questa immagine, estrapolata dal video pubblicato da Ganna all’indomani della caduta, dà l’idea di quanto fosse frastornato
In tutto questo, si fa largo la sensazione che aver saltato il Giro per il Tour non sia stata la scelta più condivisa (come pure aver limitato la presenza al Nord ad Harelbeke, Fiandre e Roubaix). Per capire come stiano le cose e soprattutto come stia Ganna, ci rivolgiamo a Dario Cioni, suo preparatore per le cronometro. Lo intercettiamo durante una giornata di lavoro in campagna, in cui ha lavorato sodo per piazzare le reti che dovrebbero impedire l’accesso ai cinghiali.
Torniamo indietro al Tour, che cosa è successo quel giorno?
Appena è rimontato in bici, dopo qualche chilometro è stato chiaro che avesse i sintomi della concussion e a quel punto il ritiro dalla corsa è stato automatico. Dopo un po’, ci si è resi conto che non c’era solo il discorso della commozione cerebrale, ma anche qualcosa di molto simile al colpo della strega. Aveva male al collo e sono servite quasi tre settimane per riavere una situazione normale.
In pratica è rimasto fermo per tutto il tempo del Tour?
Più o meno è così. Ha ripreso da poco a lavorare a pieno ritmo, quando abbiamo avuto la certezza che i problemi fossero ormai superati.
Cioni ha spiegato che il primo piano di rientro per Ganna prevedesse il Polonia, ma la lenta ripresa degli allenamenti lo ha sconsigliato
Cioni ha spiegato che il primo piano di rientro per Ganna prevedesse il Polonia, ma la lenta ripresa degli allenamenti lo ha sconsigliato
In che modo avete riprogrammato la stagione?
La Vuelta era già nei programmi. C’è stato un momento in cui si era pensato di fare il Polonia, ma alla fine, con quei sintomi che non si risolvevano, la scelta è stata obbligata. Non c’erano le condizioni e nemmeno il tempo per rientrare prima alle corse. Non puoi mandare un corridore appena rimontato in sella a fare una corsa di alto livello.
Uno stop così lungo ha fatto sì che la condizione costruita per il Tour sia andata a farsi benedire?
Difficile da valutare quanto abbia perso, però c’è di buono che stava bene. Se avesse fatto 4-5 tappe, sarebbe stato meglio perché avrebbe lavorato e avrebbe avuto modo di smaltire meglio la caduta. Fermarsi invece subito, dopo alcuni giorni in cui non aveva lavorato tanto, è stato negativo. In ogni caso, se ti fermi che stai bene, perdi meno rispetto a una sosta forzata quando sei finito.
Si va alla Vuelta con quali certezze?
Sapendo che di non averla preparata al 100 per cento. Però è la soluzione migliore, perché in caso contrario sarebbe uscito dal 2025 senza aver fatto un Grande Giro.
Si era detto che il mondiale crono sia troppo duro: cambia qualcosa a questo punto?
No, nel senso che comunque il mondiale resta troppo duro. Penso che l’europeo sia più alla sua portata, ma prima di fare certi ragionamenti è meglio correre la Vuelta e fare poi il punto della situazione.
Prima di partire per il Tour, Ganna aveva vinto il tricolore crono, battendo Baroncini di 46″ e Cattaneo di 57″
Prima di partire per il Tour, Ganna aveva vinto il tricolore crono, battendo Baroncini di 46″ e Cattaneo di 57″
Dal punto di vista della motivazione, è stato difficile gestire la situazione?
Non è stato ideale, perché Filippo aveva messo tanto lavoro verso il Tour e andarsene senza aver corso sicuramente dispiace. Però fa parte del gioco e bisogna guardare avanti.
L’avvicinamento alla Vuelta prevede il ritorno in quota a Macugnaga?
Sì, per cui lo seguirò io per una parte e poi andrà su anche Dajo (Sanders, l’head coach del Team Ineos Grenadiers, ndr). Poi sarò con Filippo alla Vuelta per la cronosquadre del quinto giorno e per la crono individuale di Valladolid del diciottesimo. Vedremo come andrà e poi si potrà parlare eventualmente con Villa per la partecipazione agli europei.
Si può vincere la crono di Valladolid?
Dipende dagli avversari. Dipende se c’è Remco Evenepoel oppure no. Però intanto pensiamo a lavorare, di avversari e futuro ci sarà il tempo giusto per parlare.